Israele: crisi complicata da manovre delle destre di Giorgio Romano

Israele: crisi complicata da manovre delle destre Israele: crisi complicata da manovre delle destre (Nostro servizio particolare) Tel Aviv. 21 dicembre. Le diverse fasi della crisi politica si succedono a ritmo serrato: dopo che alla mezzanotte il primo ministro Rabin ha comunicato al Capo dello Stato le dimissioni del governo (previa riunione del Consiglio dei ministri) oggi ne ha data formule notizia alla Camera, evitando così che fosse presentata la mozione di sfiducia proposta dal partito Likud, dato che un gabinetto transitorio non può essere abbattuto alla Keneseth. Nella seduta odierna il premier ha detto che il suo governo di transizione continuerà senza mutamenti la politica annunciata nella primavera del 1974 e Ha confermato l'intenzione di chiedere lo scioglimento della Keneseth e I la decisione di elezioni anticipate (già si fa la data del 17 maggio come probabile per la prossima consultazione popolare). In un appello u tutte le fazioni e partiti del Parlamento, Rabin ha chiesto di non fare manovre ostruzionistiche per ritardare la soluzione dell'ottava legislatura che, almeno in teoria, se sarà proposta domani, potrebbe essere decretata in giornata. Questo appello del capo del governo sembra confermare le voci che oggi circolavano a Gerusalemme, e di cui si possono cogliere echi nei giornali della sera, di tentativi della destra fLikud, nazional-religiosi, partiti nazionalisti minori) di costituire — prima della dissoluzione della Camera — un fronte comune per proporre, dopo aver avuto un mandato del presidente, di ottenere alla Keneseth almeno sessantuno suffragi. Per giungere a questo, tali partiti dovrebbero cercare di sabotare lo scioglimento anticipato della Keneseth che molti di essi avevano prima richiesto, perché una volta avvenuto non rimane che la possibilità di un governo di transizione affidato allo stesso Rabin, fino alle prossime elezioni politiche e con tutti i poteri. In risposta al discorso del premier, e parlando a nome dell'opposizione, il rappresentante del Likud, Menahem Begin, è caduto in una palese contraddizione, chiedendo da una parte a Rabin «di non recarsi a Washington dopo che Carter sarà entrato alla Casa Bianca, perché non rappresenta la maggioranza del Parlamento e del popolo», e facendo poi un invito ai partiti minori di presentare — non appena ci saranno le consultazioni formali — proposte concrete per la costituzione di un governo di emergenza. Nel momento attuale sembra che una soluzione del genere abbia scarse probabilità di riuscita e che lo scioglimento della Camera, che verrà proposto domani o posdomani — dopo che stasera si riunirà il direttorio del fronte laburista per una decisione formale in questo senso — sarà accolto. Continuano intanto le rea¬ zioni di diverse personalità politiche alla crisi, che l'uomo della strada ha giudicato sostanzialmente in modo positivo. Dayan ha negato di essere stato avvicinato da elementi della destra in vista di costituire un governo associandosi al Likud, al Mavdal (nazional-religiosi) e a fazioni minori, insieme agli esponenti della corrente Rafi del partito laburista. Il generale della riserva Sharon ha dichiarato di non avere intenzione di rientrare nel partito Likud e di voler potenziare il proprio partito Shlomzion; quanto al professor Yadin, ha affermato che le dimissioni di Rabin sono state opportune, ma sono giunte con qualche mese di ritardo. Un risvolto interessante dell'attuale crisi è dato dalla posizione del partito liberale indipendente, che fa parte della coalizione governativa, e i cui membri Hausner e Kol avevano dato le dimissioni ieri sera per essere più liberi di svolgere la loro attività politica. L'avvocato generale dello Stato, professor Barak, ha sostenuto che tali dimissioni sono inammissibili perché le dimissioni di un ministro diventano effettive soltanto 48 ore dopo la loro presentazione, ma nel frattempo c'è stata quella di tutto il governo e nessun membro del gabinetto può abbandonare un governo di transizione. Giorgio Romano

Persone citate: Barak, Dayan, Hausner, Menahem Begin, Rabin, Yadin

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv, Washington