Rinviati a giudizio gli 8 rapitori di Antonioli, processo a febbraio

Rinviati a giudizio gli 8 rapitori di Antonioli, processo a febbraio Una volta tanto giustizia rapida per un grave fatto Rinviati a giudizio gli 8 rapitori di Antonioli, processo a febbraio Oltre che di sequestro di persona a scopo di estorsione, dovranno rispondere di furto e detenzione d'arma da fuoco - La causa si discuterà al tribunale di Vercelli S'inizierà probabilmente nei primi giorni di febbraio, a Vercelli, il processo agli otto rapitori di Roberto Antonioli, torinese, figlio diciassettenne del «re delle serrature», l'industriale Pino Antonioli, contitolare di una grande azienda per la costruzione di casseforti e serrature a Nichelino. Il sostituto procuratore dottor Brancaccio ha rinviato a giudizio gli imputati sotto l'accusa di sequestro a scopo di estorsione, furto di due autovetture usate per il rapimento, porto abusivo e detenzione di armi comuni e armi da guerra, con relative munizioni. Compariranno davanti ai giudici: Marco Cannellini, 51 anni, nato a Riva Valdobbia e residente a Torino in corso Umberto 1; Salvatore Scattaretica, 32 anni, muratore, via Galimberti 1 a Grugliasco; Giorgio Tinti, 26 anni, disoccupato, domiciliato a Rivoli in via Balzarettl 4; Lorenzo Flarè, 33 anni, residente a Vibo Valentia, carrozziere; Michele De Biase, 37 anni, via Sebastiano Del Piombo 19 a Milano, rappresentante; Pier Luigi Cavina, 25 anni, idraulico, residente in via Don Bosco 18 a Cornaredo (Milano); Antonio Lo Giudice, 24 anni, operaio, via Sassari a Nichelino; Filippo Gasparro, 29 anni, operaio, residente a Nichelino in via Pracavallo 52. Ad eccezione del Cannellini sono tutti di origine calabrese. Roberto Antonioli era stato sequestrato 11 mattino dell'll novembre nei pressi di Cinzano, mentre viaggiava su una «Volkswagen» guidata dall'autista della famiglia, Paolo Origlia, che venne legato, imbavagliato e fu poi abbandonato dai rapitori sui sedili dell'auto, nei pressi di San Raffaele Cimena. Ma la prigionia dello studente, rinchiuso in una baita della Valsesia, durò soltanto poche ore: scoperto il nascondiglio, reparti armati dei carabinieri circondarono la casa e liberarono il ragazzo alle 17 dello stesso giorno. L'inchiesta del magistrato ha chiarito altri particolari del rapimento. Dopo il sequestro Roberto Antonioli, narcotizzato con un tampone intriso d'etere, fu trasferito in una casa di Vogna di Sotto I da tre dei banditi: De Biase, Scattaretica e Cavina; preso in consegna dallo stesso Scattaretica, da Giorgio Tinti e Marco Cannellini venne quindi trasferito In alta Val | Sesia, chiuso in un cassone e trasportato a spalle fino alla balta di proprietà del Cannellini, a 1500 metri, in frazione Oro di Riva Valdobbia. Quando i carabinieri fecero irruzione nella balta, 1 primi ad essere arrestati furono proprio i carcerieri Scattaretica, Tinti e Cannellini. Nella stessa serata, a Riva Valdobbia, cadevano nella rete Lorenzo Fiarè e Antonio Lo Giudice, e la mattina successiva, a Balmuccia, il Cavina e il De Biase. Filippo Gasparre fu invece arrestato una ventina di giorni dopo, quando venne a Vercelli su invito del giudice per essere Interro¬ gato. Con l'ottavo rapitore in galera l'intera banda, grazie a un'azione rapidissima, era stata sgominata. Ieri sera, verso le 22,15, ha aperto la porta-finestra, che dà sulla strada, e si è lanciato a capofitto nel vuoto. Un volo di circa otto metri, un tonfo sordo: il corpo del giovane è piombato sul tettuccio di una 128, parcheggiata lungo il marciapiedi, ed è poi ruzzolato sull'asfalto. Con un'ambulanza della Croce Rossa è stato subito portato alle Molinette. I medici lo hanno ricoverato, con riserva di prognosi, per trauma cranico e fratture agli arti. * Michele Canone, 46 anni, (Minervino Murge) residente a Settimo, in via Amendola 9, mentre aspettava davanti alla scucia di via Consolata, l'uscita della figlia, è stato colto da infarto. E' giunto morto all'Astanteria Martini. Tra gli altri davanti ai giudici: Marco Cannellini, Giorgio Tinti e Salvatore Scattaretica