Il mistero dei Nuba

Il mistero dei Nuba antropologìa • Velia Armuzzi Il mistero dei Nuba Edi questi giorni l'apparizione alla ribalta della curiosità popolare dei Nuba. Ma chi sono, dove vivono c cosa fanno, nessuno lo sapeva fino a quando il libro di Leni Riefenstahl non ha sollevato il velo di mistero che avvolgeva questo nome ignorato dalla quasi totalità delle persone. I Nuba sono un'antica popolazione del Sudan Egiziano, originaria del Kordofan meridionale, costituita, inizialmente, da gruppi di tribù di un solo ceppo etnico. Con l'andare del tempo, esse hanno finito con l'unificarsi e divenire una popolazione unica, dimorante, per la maggior parte, nella Nubìa. Antropologicamente, in linea di massima, possiamo considerare i Nuba appartenenti alla razza Camita (da Cam, figlio di Noè), in particolare però, dalle caratteristiche somatiche, è più giusto collocarli fra i Niloti (uno dei molti gruppi etnici africani), per la statura altissima, le membra proporzionate, il colore della pelle nero ebano ed il portamento elegante e fiero. Se non fosse per il naso schiacciato e le labbra tumide, potremmo paragonarli agli aristocratici Watussi, che, però, hanno i lineamenti del viso più delicati ed usanze totalmente diverse. Anticamente la Nubìa era il paese delle miniere d'oro: da ciò ebbe origine il suo nome. Infatti, nella lingua faraonica, « Noub » significava oro. [Uno dei cinque principali nomi del faraone era: Hor-Noub = Horo (il falco divino) d'oro]. Questo metallo solare aveva grande valore presso gli Egizi, non perché materialmente prezioso, ma per il significato esoterico: simbolicamente rappresentava la carne, resa incorruttibile dai processi magico-religiosi e di mummificazione. L'argento, metallo lunare, rappresentava le ossa. Quando i faraoni si spinsero oltre i confini meridionali, tro¬ varono gente di buona razza, ma senza alcuna nozione di civiltà. Così, fin dai tempi più antichi, è perveuto a noi il nome di questo popolo, conquistato prima da Amenemhat (XII din.), poi da Ramses II il Grande, che fece erigere, proprio nella Nubìa, ad Abu Simbcl, quale testimone di pietra del suo potere, il tempio più bello, l'apoteosi della vittoria dei re solari in terra. Più che una conquista d'armi possiamo definirla una conquista di cultura, tanto bene assorbita che, nel 1000 a. C, la Nubìa divenne un impero, con capitale Napata, e tutte le tribù ne fecero parte, tranne (pare) i Nuba, che disdegnarono questa evoluzione e preferirono rimanere fedeli alla loro natura. Tuttavia, nel VII secolo a. C, sul trono dei faraoni salì una dinastia nubiana, la XXV, nella quale possiamo ravvisare, dalle caratteristiche somatiche, non ultima quella determinante della statura, la presenza di elementi Nuba. Questa dinastia ebbe breve durata, ma sono rimasti molti documenti: templi, tombe, iscrizioni, ad attestarne l'alto grado di evoluzione raggiunto per aver fatto proprie, in poco tempo, le cognizioni artistiche e culturali del confinante e sempre dominante Egitto. Appartiene al tesoro di TutAnkh-Amun il poggiapiedi su cui sono incise figure di nubiani, libici, assiri vinti che, come tali, dovevano stare ai piedi del loro vincitore perché soggetti. Li ritroviamo sotto i romani, gli splendidi Nubi, atletici e perfetti, quasi statue d'ebano stagliantisi sul marmo bianco dei palazzi imperiali. Di là venivano portati a Roma i giganteschi gladiatori che dovevano riconquistare la perduta libertà in combattimenti all'ultimo sangue, con avversari di pari forza, che, com'essi, avevano in gioco la posta suprema della libertà o della morte. Si potrebbe dire che la bellezza di questo popolo sia stata nei tempi antichi la sua condanna, dal momento che il possedere schiavi di siffatta razza era desiderio di tutti coloro che potevano permetterselo (fino ad una cinquantina di anni fa, nella valle del Nilo, nome di nubiano era usato per designare schiavi o famiglie di origine servile). Forse i Nuba appartati con la loro tribù rimasero fuori da tutto questo? Non c'è nulla che lo confermi o lo neghi, ma, francamente, mi sembra molto improbabile. Nel VI secolo i Nuba e tutta la Nubìa furono convertiti al cristianesimo. Nel secolo XIII divennero, con l'Egitto, mussulmani. I Nuba di Kau (che in antico egizio voleva dire offerta) sono l'elite della popolazione, la tribù prototipo, che, si può dire, ha conservato a tutt'oggi le sue migliori caratteristiche somatiche e di costume, tanto per dire, perché il costume non lo portano affatto, o meglio, lo portano soltanto coloro che, per ragioni estetiche, non possono girare nudi. I Nuba sono ben organizzati, la loro vita è serena e pacifica, matriarcale, poiché l'importanza della donna è fondamentale, sia tra le pareti domestiche sia nella comunità. Tutto, però, è sempli- ficaio da una naturale tendenza a risolvere in modo pacifico ogni controversia che non sia lesiva per la dignità tribale, e, specialmente virile. Allora gli istinti guerrieri si risvegliano, quasi ricordi ancestrali tramutati improvvisamente in cruda realtà. Gli uomini si allontano in sanguinosi duelli per la conquista della donna desiderata, che apparterrà al vincitore. Come sue saranno tutte le donne ancora in età di procreare che vorranno avere da lui un figlio, che, secondo la credenza, dovrà assomigliare al padre. Le donne, per essere attraenti, devono essere vistosamente tatuate. Anche gli uomini usano dipingersi il viso e il corpo, tatuarsi ed ungersi di sostanze oleose che danno al loro aspetto un guizzante splendore, mettendo in rilievo il gioco dei muscoli perfetti. Eppure i Nuba sono dediti all'agricoltura, amano coltivare la terra e curare l'educazione dei figli. La loro religione è manistica. Il culto degli antenati è alla base di tutto. Superstizione e fede sono insieme sugli altari; ma ciò che importa ed è essenziale è credere ed avere ed osservare un'etica morale che può rendere un popolo, considerato primitivo nella sua nudità, rispettabile ed ammirevole sotto molti aspetti.

Persone citate: Armuzzi, Leni Riefenstahl, Noè

Luoghi citati: Egitto, Roma, Sudan