Verità oltre la luce

Verità oltre la luce fìsica • Didimo Verità oltre la luce • iziati forse dalla fortuna, i fisici si attendono di trovare, nel mondo reale oggetti ch'essi hanno soltanto fantasticato o intuito o teorizzato. Ciò successe per le onde elettromagnetiche e poi per l'elettrone positivo, il neutrino, il mesone e quant'altre particelle e antiparticelle. Tal che s'è adottato una sorta di principio di comodo: che, mancando la prova che un oggetto, supposto o ipotizzato, deve non esistere, allora esso esiste ed è giusto cercarlo. Così molti studiosi stanno lavorando oggi, con l'aiuto degli strumenti della fisica matematica e di qualche apparato sperimentale, per descrivere e rilevare i tachioni, cioè le particelle che viaggiano più veloci che la luce. Secondo la teoria della relatività, nessun corpo può raggiungere quella velocità, nel quale caso esso acquisterebbe una impossibile massa infinita (fosse pure, all'inizio, una leggerissima particella). Qualcuno ha pensato però che potrebbero esserci particelle (i tachioni appunto) che già hanno una velocità superluminale. Nessuno ve li ha spinti (che ci vorrebbero forze infinite); ma essi esistono (se esistono) di là dalla barriera limite della velocità della luce (trecentomila chilometri al secondo circa). Il più attivo studioso italiano dei tachioni è il milanese Erasmo Recami, dell'Università di Catania, il quale, nella prima quindicina di settembre, ha promosso a Erice (nel Centro intitolato a Ettore Majorana) un nutrito congresso internazionale su questo tema. L'idea dei tachioni ha molti padri (tra cui emerge l'indiano E.C.G. Sudarshan); mentre allo statunitense G. Feinberg va il merito di avere inventato il nome (tachione: dal greco takùs, veloce); invece nel mondo che ci è familiare ci sono i bradioni (cioè particelle lente: dal greco bradùs, lento). Il confine (della velocità della luce) tra questi due mondi è invalicabile: sia da un ambizioso bradione che volesse correre più che la luce, sia da un pigro tachione che si riproponesse di andare adagio. La teoria della relatività è stata scritta per questo nostro mondo di tardigradi: l'ipotesi dei tachioni non la contraddice; soltanto ne estende il campo. Chiunque si sia mai accostato, magari con la guida di un divulgatore (o dello stesso Einstein, qua e là divulgatore di se stesso), alla teoria della relatività, sa quanti concetti paradossali, apparentemente assurdi, essa suggerisca: tali che il senso comune li respingerebbe, se poi quella teoria non fosse confermata dai fatti. Figurarsi con i tachioni, dove si tenta di far coesistere due mondi fisici separati (dalla barriera ideale della velocità della luce). Una nuova pioggia di stravaganze concettuali si abbatte su di noi, che ai termini e concetti di tempo, causa, energia, massa, siamo soliti dare significati attinti alla nostra esperienza. Noi non sapremmo pensare a una energia o a una massa negativa, a un tempo che corra verso il passato anziché verso il futuro, a una casualità (in apparenza o in realtà) rovesciata, quale si vede nei film girati all'indietro. Chi scrive non saprebbe — soprattutto in questa sede — accompagnare il lettore addentro ad eleganze e stravaganze concettuali. Per i volenterosi, che non aborriscano la matematica, rimandiamo alla diffusa monografia / Tarocchi, dello stesso Recami, comparsa sulVAnnuario di Scienza e Tecnica, Est (Mondadori, 1973); il quale testo si conchiude con un riferimento ai tentativi (finora vani) di rilevare questi oggetti. Forse li troveranno: quel che potrebbe accadere poi, se si padroneggiassero le velocità tationiche, è materia per gli scrittori di fantascienza.

Persone citate: Einstein, Erasmo Recami, Ettore Majorana, Feinberg, Recami, Tecnica

Luoghi citati: Erice