La "ristrutturazione industriale,, sarà finanziata con nuove tasse di Natale GilioEmilio Pucci
La "ristrutturazione industriale,, sarà finanziata con nuove tasse In discussione al Senato il bilancio di previsione La "ristrutturazione industriale,, sarà finanziata con nuove tasse Molte aziende sono ormai ai limiti di rottura: si pensa persino di deprimere il reddito nazionale - Il governo conta di incassare 3800 miliardi in più delle previsioni del 1977 Roma, 20 dicembre. Il governo presenterà entro marzo un piano di programmazione di interventi collegato alla legge di riconversione e ristrutturazione industriale. Il piano indicherà anche le forme di copertura finanziaria che dovranno garantire l'applicazione degli interventi. Si tratta in sostanza di nuove entrate fiscali da reperire con una modifica delle aliquote Iva o in alternativa di alcune imposte dirette. La notizia sarà data domani dal ministro Morlino nell'intervento che farà al Senato dove è da oggi in discussione il bilancio di previsione dello Stato per il 1977. Morlino, nei frattempo, ha già assicurato che le misure da predisporre per contenere i consumi non comporteranno razionamenti. In particolare, allo stato attuale delle cose il governo esclude il ricorso al tesseramento per i prodotti che più incidono sulla bilancia dei pagamenti come la carne e il petrolio. Verrà soltanto costituito un cosiddetto comitato d'emergenza interministeriale con il compito di predisporre una serie di misure tecniche capaci di porre sotto controllo entro pochi giorni una situazione di tipo straordinario. Il piano di programmazione che i tecnici ministeriali, coadiuvati da alcuni centri di ricerca, stanno già predisponendo vuole essere, almeno nelle intenzioni, un tentativo di attuare attraverso gli organi del piano una riconversione industriale che non si esaurisca in una semplice di-stribuzione di fondi. L'analisi partirà da un censimento di alcuni «settori chiave», come il meccanico, il chimico, il tessile eccetera. La necessità di effettuare interventi è in relazione anche ai pesanti deficit di bilancia dei pagamenti che condizionano lo sviluppo del Paese. Negli ultimi anni le vicende della crisi monetaria e l'aumento massiccio dei prezzi del petrolio hanno condotto al vistoso incremento dei prezzi delle materie prime a tutti noto. L'impatto sulla bilancia commerciale è stato traumatico e la situazione da grave è diventata drammatica. Dal 1972-'73, se si va a guardare la struttura del prodotto lordo manifatturiero, non è cambiato niente o quasi niente in direzione di un miglioramento qualitativo della nostra industria: si è cercato di frenare il deficit commerciale penalizzando certe importazioni, tentando al contempo di ridare competitività a produzioni di prima trasformazione (tessili, calzature ecc.) che la divisione internazionale del lavoro andava progressivamente assegnando ai paesi di recente industrializzazione. Ne sono derivati costi pesantissimi per il sistema che 1 hanno consentito di tirare avanti per qualche tempo, ma che sono ormai arrivati a condizioni di rottura. Le cifre lo dimostrano: nel 1970 le esportazioni meccaniche erano quasi otto volte quelle di metalli; nel 1975 il rapporto è sceso a 4,2, cioè si è quasi dimezzato. Lo stesso vale per la chimica, l'industria del vestiario e altri settori. La logica che ne emerge, secondo gli uffici della programmazione, è che bisogna ristrutturare l'apparato produttivo del Paese verso beni a più alto valore aggiunto (il valore della produzione meno i flussi di prodotti provenienti da altri settori e utilizzati nel processo produttivo), cioè nel senso che occorre completare integralmente i cicli produttivi sfruttando le materie prime importate invece di arrestarsi alla produzione di semiprodotti come oggi avviene nella metallurgia, nelle fibre chimiche, nel tessile e nella chimica di base. In tal modo si potrebbe avviare una ripresa che non implichi un forte aumento delle importazioni, salvo tornare, in alternativa, a deprimere il reddito nazionale, cioè non ad una crescita «zero», ma «sotto zero». L'indagine che i tecnici della programmazione dovranno terminare entro marzo non si limiterà ad enunciazioni di principio, ma dovrà indicare anche quali aziende, nei settori chiave, vanno salvate o meno. Si tratterà di stabilire, in altri termini, nei casi di imprese subottimali, se la possibili* \ di riconversione le potrà riportare nella logica produttiva del mercato e del profitto, oppure se sono irrimediabilmente condannate. Questa sera il ministro Pandolfi, in sede di replica, ha richiamato l'attenzione dei senatori sull'eccezionale importanza della gestione amministrativa dei tributi, precisando che, oltre ai 1800 miliardi già decisi in precedenza, il governo conta di incassare 3800 miliardi in più rispetto alle previsioni per il '77, così ripartiti: 1500 miliardi attraverso l'anticipazione di parte delle imposte sui redditi delle persone fisiche e giuridiche prodotti dopo la dichiarazione; 500 miliardi per imposte indirette diverse dall'Iva; 1200 miliardi dall'inasprimento delle imposte sui prodotti petroliferi; 200 miliardi a seguito della rivalutazione dei redditi catastali; 200 miliardi per l'Iva sulle tariffe dei pubblici servizi, 160 miliardi per gli aumenti sui tabacchi e 40 miliardi dal settore pronostici. In conclusione, il governo conta di prelevare oltre 4700 miliardi da destinare alla riduzione del disavanzo della cosiddetta pubblica amministrazione allargata (Stato, Aziende autonome, Enel). Natale Gilio Emilio Pucci
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