Una giornata tesa dentro "La Stampa,,

Una giornata tesa dentro "La Stampa,, Cronaca di un'assemblea dei giornalisti Una giornata tesa dentro "La Stampa,, E' stato dichiarato lo stato d'agitazione dopo la notizia della cessione degli immobili alla Fiat Ieri è stata una giornata molto tesa all'interno di questo giornale. In mattinata, anzi già nei giorni precedenti, circolava una voce secondo cui la società editrice La Stampa aveva ceduto alla Fiat l'immobile di via Marenco, nel quale si trovano gli uffici e lo stabilimento che producono La Stampa, Stampa Sera, Tuttolibri. La cosa destava prima di tutto sorpresa perché è noto che La Stampa è già proprietà della Fiat; la riappropriazione dell'edifìcio da parte dell'azionista ve niva cioè considerata uno dei modi per coprire il deficit del bilancio che questa Editrice deve sopportare come tutte le altre. Fin qui erano voci. Ieri pomeriggio era convocata già da una settimana l'assemblea di tutti i giornalisti per discutere la situazione dopo che tra gli azionisti Fiat era entrata la Libia. Ma il discorso ha subito preso una via diversa. Il direttore infatti ha riferito quanto gli aveva detto per telefono il presidente dell'editrice La Stampa, il quale lo autorizzava a riferire le sue parole in assemblea e annunciava che la stessa informazione avrebbe dato oggi al Comitato di redazione. Le parole del presidente della società così come sono state riferite erano le seguenti. « Ieri mattina si era riunito il Consiglio di amministrazione e si era proceduto alla cessione degli immobili all'azionista. Nella riunione non erano stati discussi problemi di ristrutturazione o di risanamento dell'azienda, sui quali lo stesso presidente avrebbe dovuto riferire al Consiglio di amministrazione nel mese di febbraio. Sempre nel corso della riunione, il presidente dell'Editrice La Stampa aveva dichiarato (e questa dichiarazione era stata condivisa da tutti i presenti, e messa agli atti), che non era assolutamente in gioco il posto di lavoro di nessuno, e che nessuno sarebbe mai stato cacciato. Inoltre, per rispondere alle preoccupazioni che potevano emergere, veniva precisato che, anche dopo la cessione dell'immobile, gli impegni finanziari dell'azienda (come ad esempio le liquidazioni emergenti in avvenire) sarebbero stati onorati, in qualsiasi istante, fino all'ultimo centesimo, e di ciò faceva garanzia la firma della proprietà». La notizia ormai certa, che la proprietà dell'edificio ve- niva alienata, impressionava tutti. I giornalisti presenti erano oltre un centinaio, in maggioranza a Torino, gli altri a Roma, collegati per telefono munito di amplificatore. Tutti gl'interventi hanno avuto per tema questo fatto. E' impossibile riferire di ognuno perché la discussione è durata circa quattro ore, fra le 15,30 e le 19,30. Cerchiamo di riassumere le posizioni emerse, con tutto il distacco che è possibile a chi ha partecipato al dibattito. Un punto sul quale c'è stata la quasi unanimità riguarda non il merito dell'annuncio, ma il modo. Ossia l'articolo 34 del contratto di lavoro prescrive che i comitati di redazione debbono « esprimere pareri preventivi e formulare proposte sui nuovi programmi, iniziative di ristrutturazione aziendale, trasferimenti di impianti, ed ogni attività che investa la struttura dell'azienda e che, comunque, possa recare pregiudizio alle specifiche prerogative dei giornalisti ». La cessione è stata considerata da tutti uno dei fatti che riguardano i giornalisti nel loro modo di lavorare e nel loro futuro. Quindi la protesta per il modo in cui l'annuncio è stato dato è risultata, come s'è detto, quasi unanime. Sul fatto in sé, dell'alienazione dell'edificio da parte dell'azienda al suo azionista, le posizioni sono state diverse: alcuni hanno creduto di vedere in questo episodio un primo passo, o una manovra, della proprietà che tende a disfarsi del giornale oppure a procedere a ristrutturazioni molto severe o dure; gli altri, in maggioranza, hanno espresso perplessità o preoccu- (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Luoghi citati: Libia, Roma, Torino