A Mosca tra i cileni e i russi del dissenso di Livio Zanotti

A Mosca tra i cileni e i russi del dissenso A Mosca tra i cileni e i russi del dissenso (Dal nostro corrispondente) Mosca, 18 dicembre. « Viva Chile », gridavano da qualche parie nel buio, all'interno dell'aeroporto di Vnukovo. Nel settore riservato ai velivoli di Stato, in un turbinio di neve ghiacciata, era giunto Luis Corvalan. Erano passate da poco le 18,50, a portarlo nell'Unione Sovietica è stato lo stesso aereo militare che nella mattinata aveva condotto il dissidente Vladimir Bukovskij in Svizzera, libero ed esule, come il segretario comunista cileno. A Mosca, non ci è slato possibile vedere né l'uno né l'altro e la cronaca di una giornata trascorsa tra i vari aerodromi della capitale è fatta di testimonianze diverse e talvolta confuse. L'agenzìa Tass ha soltanto comunicato che « grazie alla solidarietà democratica internazionale, Luis Corvalan è stato strappato alle carceri fasciste ed è ora ospite dell'Unione Sovietica ». Su Bukovskij, neppure una parola. Ad attendere il capo dei comunisti cileni e la moglie Nina c'erano le figlie Maria Vittoria e Viviana, dirigenti sovietici ed esponenti della coalizione di « Unidad Popular » residenti a Mosca. Ci sono stati abbracci lunghissimi, molta commozione. Poi il medico inviato dal «Politbjuro » incontro a Corvalan in Svizzera, lo ha invitato a prendere posto su una auto che è partita subito, seguila da altre vetture. Non si sa dove sia stato alloggiato il segretario cileno; i suoi amici pur senza precisarlo, dicono in una casa nei dintorni di Mosca. « Luis ha bisogno di riprendere fiato, verrà a Mosca domani o lunedì e ci sarà una grande manifestazione ». Viviana Corvalan ha detto: « Ringrazio tutti quanti hanno tenuto alta la bandiera della Resistenza cilena e quella della liberazione di mio padre. Adesso bisogna battersi per la vita di tutti i democratici rimasti nelle carceri di Pinochct e soprattutto per quelli dei quali non si riesce ad avere più notizie. La lotta prosegue, è la stessa parola d'ordine dei dissidenti che stamane hanno invano tentato di salutare Bukovskij alla partenza. A Sheremetievo, l'aerostazione internazionale, il vecchio generale Grigorienko, il fisico Sacharov e fury Orlov, seguiti da un gruppetto di amici, sono giunti per tempo. Sembrava che lo scrittore espulso dovese partire di lì. L'hanno atteso per circa tre ore, andavano avanti e inidetro nel salone d'attesa, quando si è saputo che Bukovskij con la madre, la sorella e il nipote erano già lontani da Mosca. Un velivolo militare partito dal campo di Kolovskoje li stava già conducendo verso la Svizzera. «E' adesso evidente che l'esistenza di prigionieri politici nell'Urss viene riconosciuta», ha detto Grigorienko. «Speriamo che questo sia l'inizio della liberazione di tutti i detenuti politici dal Cile all'Indonesia», ha aggiunto Sacharov. Nel pomeriggio, in casa di Grigorienko, un'amica di Bukovskij ha raccontato i precedenti della partenza. «Ho accompagnato Olga, la sorella di Vladimir, e il figlio Mikhail fino all'aeroporto. E' stato difficile, perché sapevamo soltanto che stava sulla strada di Zagorsk. Quando siamo arrivati, Bukovskij e la madre erano stati già imbarcali e ho potuto soltanto intravederli attraverso gli oblò dell'aereo, gli ho fatto un cenno di saluto. Ma tutto in fretta, dovevano partire. Erano oltre le 10. A Olga e al figlio non gli hanno neanche guardato i bagagli. Gli hanno consegnato 125 dollari ciascuno e via. Olga era tesa, ma non ha ceduto al pianto. Ho visto soltanto guardie di frontiera, ma gli uomini in divisa che stavano vicino all'aereo dovevano essere ufficiali del Kgb». «Non è una vittoria della politica, ma della ragione umanitaria», ha commentalo il generale Grigorienko. «Tuttavia la politica c'entra, perché Corvalan è un dirigente comunista e Bukovskij non è certo né una spia né un ladro. Ora, in nome degli anni passati in carcere, otto o nove, come Corvalan, io chiedo di incontrarlo. Sono certo che potremmo parlarci uno davanti all'altro, guardandoci negli occhi, a testa alta». Grigorienko ha quindi presentato la madre di un giovane incarcerato in Ukraina, come dissidente nazionalista. E' malato di tubercolosi e la madre, piangendo, ha chiesto la sua liberazione. «Non è il solo, però, ci sono almeno altri sei detenuti in gravi condizioni: Dgemilieva Mustafa, Moroza Valentina, Fiodorenko Vasilij, Makarienko Mikhail, Serghienko Aleksandr, Proniuk Evghenj. Vogliamo che tutti possano tornare presto liberi», ha dichiarato ancora Grigorienko. Livio Zanotti