L'Europa dei medici già senza frontiere di Bruno Ghibaudi

L'Europa dei medici già senza frontiere In vigore la libera circolazione L'Europa dei medici già senza frontiere Roma, 18 dicembre. Lunedì 20 dicembre nasce l'Europa Bianca. Entrano cioè in vigore le direttive della Cee sulla libera circolazione dei medici nei Paesi membri (Italia, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Lussemburgo e Olanda). Per 350 mila sanitari di queste nazioni incomincia il processo di integrazione comunitaria. Quali sono le prospettive concrete per i medici italiani che vogliono stabilirsi all'estero e per quelli della Cee che vogliono venire ad esercitare la professione in Italia? La situazione è stata illustrata stamattina in tana conferenza stampa dal prof. Ferruccio De Lorenzo, presidente della Federazione dell'Ordine dei Medici (Fnom). Dopo aver rilevato che l'avvenimento costituisce un fatto politico e scientifico di grandissima importanza e una conquista assai rilevante per la costruzione dell'Europa unita, De Lorenzo ha illustrato le difficoltà che la libera circolazione dei medici può incontrare in Italia. « Gli obiettivi da raggiungere sono tre: reciproco riconoscimento dei diplomi, certificati e altri titoli di studio del medico; attuazione delle misure destinate ad agevolare l'effettivo esercizio del diritto di stabilimento e di libera prestazione dei servizi, nello spirito dell'art. 57 del Trattato di Roma: coordinamento delle disposizioni legislative regolamentari e amministrative che disciplinano le attività mediche nei singoli Paesi ». I principi ispiratori della libera circolazione dei medici dovranno innanzitutto essere recepiti da parte del governo e delle forze politiche italiane e poi trasferiti nelle nuove strutture della riforma sanitaria. « Una generalizzata impiegatizzazione del medico italiano contrasterebbe con lo spirito e la lettera del Trattato di Roma e con le direttive della Cee, che fanno esplicito riferimento alla figura di prestatore d'opera autonomo e quindi non soggetto ad uno stato giuridico di tipo impiegatizio. L'impiegatizzazione del medico determinerebbe di conseguenza l'emarginazione dei medici italiani dal processo di integrazione, con la vanificazione dei diritti che sarebbero invece riconosciuti ai medici degli altri Paesi membri. Questo problema si pone già per i medici ospedalieri italiani e francesi, che per il loro stato giuridico di pubblici dipendenti non possono usufruire del diritto della libera circolazione ». Il reciproco riconoscimento dei titoli di studio impone poi che l'Italia armonizzi al più presto le norme (per la durata e le caratteristiche dei corsi di laurea in medicina e dei corsi sugli studi di specializzazione) con quelle degli altri Paesi della Cee? C'è quindi un motivo in più per realizzare rapidamente la riforma degli studi medici, nell'ambito della quale dovrà essere risolto il problema del numero chiuso o numero programmato per l'accesso alle facoltà di medicina. Le perplessità non si fermano però qui. Lunedì 20 dicembre scadono i 18 mesi (le direttive approvate dal Consiglio dei Ministri della Cee sono state notificate agli Stati membri il 20 giugno 1975) durante i quali l'ordinamento dei vari Paesi doveva essere modificato per attuare le direttive Cee. « La Fnom ha segnalato tempestivamente, nelle sedi competenti, le modifiche da apportare — ha continuato De Lorenzo —. Purtroppo fino ad oggi non è stato adottato alcun provvedimento, per cui esiste una legittima preoccupazione in merito ai numerosi problemi suscitati dalla libera circolazione dei medici, soprattutto in tema di ricettazione, certificazione, prescrizione degli stupefacenti, aborto, ecc. ». Bruno Ghibaudi

Persone citate: De Lorenzo