Gaetano accusa l'uomo del Nord il suo scopo è salvare la moglie di Remo Lugli

Gaetano accusa l'uomo del Nord il suo scopo è salvare la moglie Gaetano accusa l'uomo del Nord il suo scopo è salvare la moglie E' considerato l'intermediario che ha agganciato il troncone calabrese della banda con quello settentrionale - Ha scaricato le responsabilità sopra il macellaio Menzaghi (Dal nostro inviato speciale) Novara, 17 dicembre. «Ma ci guardi in faccia, le pare che possiamo far parte di un'organizzazione? — dice Achille Gaetano girandosi dalla sua sedia davanti al presidente, a guardare i compagni nella gabbia —. lo andavo a lavorare. Voglio che s'indaghi sulla mia persona, dall'inizio alla fine». E' una frase dell'autodifesa di questo Gaetano che si è definito il portalettere del sequestro Mazzotti; l'ha pronunciata quando il presidente dottor Caroselli gli ha ricordato che Giuliano Angelini ha raccontato che lui gli si era presentato spacciandosi per membro di un'organizzazione che aveva per capo il boss Alberti. Era in programma l'interrogatorio di Loredana Petroncini, oggi, ma su richiesta dell'avvocato Longo, uno dei difensori del Gaetano, il presidente ha mutato il suo piano. Cinque ore di racconto dell'imputato e di domande del presidente, del p.m. e degli avvocati. L'Achille ne è uscito stremato e malconcio: la sua linea difensiva passava attraverso ostacoli praticamente insormontabili. E' l'uomo del Sud che si costituisce il 13 settembre '75 dopo aver distribuito ai giornali un memoriale, per sbarrare il passo alle indagini che cercano di arrivare nel cuore della mafia. E' la vittima designata al sacrificio; oggi cerca di salvare il salvabile per sé e per gli altri. Lo fa gettando tutte le colpe su Alberto Menzaghi, il macellaio di Calcinate (Varese), facendolo apparire come il capo supremo. E Menzaghi a un certo momento si alza, dice: «Con che sangue freddo e con che sicurezza sta cercando di mandare all'ergastolo un innocente!». Gaetano si gira, gli risponde: «Menzaghi, è ora che la dici la verità». Ma la verità, lo si sente, è lontana anche dalle sue parole. Dal racconto risulta che nel '71 conosce Menzaghi, fa contrabbando, va in carcere per questo reato, poi emigra in Svizzera a lavorare onestamente. Rientra dopo qualche mese, continua a vedere Menzaghi e con lui fa contrabbando e anche qualche «bidone». «Mi diceva che voleva fare un grosso colpo e io credevo che si trattasse di un traffico di caffè». Il 30 giugno '75, di sera, si trova ad aspettare il sequestrato. E' lui che va a bussare alla cascina di Castelletto Ticino per dire ad Angelini che «il pacco è arrivato». Afferma in aula che quella è la prima volta che vede Angelini e Ballinari. Parla di un certo Valerio, che guidava la «125» con a bordo Cristina Mazzotti, un giovane sui 35 anni, riccioluto, che non è mai stato identificato. Achille Gaetano sostiene di non avere mai visto Cristina, se non nel momento della consegna, di non aver visto la cella in cui era tenuta, di non aver mai saputo niente delle sue condizioni di salute che si andavano aggravando. «E' mai possibile — gli contesta il presidente — che lei non si sia interessato? Cosa pensava, che una persona per la quale si chiedeva un riscatto di cinque miliardi potesse stare liberamente alla finestra?». «Pensavo che stesse benissimo, a me non interessavano queste cose, era compito di chi la teneva. Io facevo solo il portalettere». Riduce anche questa attività a cinque o sei volte soltanto. «E' vero che Angelini le chiese di conoscere il capo e lei lo accompagnò a Milano, si allontanò mezz'ora e poi disse che il capo non c'era?». «No, non siamo mai andati a Milano e Angelini sapeva che il capo era Menzaghi». Uno degli ostacoli grossi di questa autodifesa è quello del denaro. Angelini ha raccontato che i 104 milioni se li dovette andare a prendere in Calabria, dove subì un processo mafioso nell'uliveto; il denaro glielo consegnò il Gaetano, subito trattenendosi diciassette milioni. Ecco secondo Achille Gaetano come invece avvennero le cose. «Andai a ritirare i 104 milioni la sera del primo agosto a Buguggiate, vicino all'autostrada (il riscatto era stato pagato qualche ora prima, n.d.r.) dalle mani del Menzaghi che mi disse di consegnarli ad Angelini. Menzaghi disse anche che a me avrebbe dato dieci milioni, ma più avanti, dopo averli riciclati. Telefonai ad Angelini e quando seppe che 10 stavo per partire per le vacanze in Calabria, mi disse che anche lui sarebbe venuto da quelle parti e che avrei potuto darglieli laggiù». «E lei ha affrontato questo rischio — si meraviglia il presidente —: attraversare l'Italia con 104 milioni. Se l'avessero fermato e glieli avessero trovati?». «Angelini me l'aveva chiesto per piacere». Il secondo grosso ostacolo 11 Gaetano lo trova tentando di scagionare il conterraneo Francesco Gattini, che già An¬ gqNnGdlmlnaaant gelini ha detto non essere quel «Franco» che agì qui al Nord e partecipò al processo nell'uliveto a Catanzaro. Di Gattini fu trovato il numero di telefono nella borsetta della Petroncini e in quel suo memoriale dato ai giornali l'Achille scrisse che «l'Angelini conosceva il Gattini per averlo visto nel mese di luglio a Sesto Calende». «Scrissi così — afferma in aula — e così affermai anche nei miei interrogatori perché pensavo che si fossero incontrati; in realtà l'incontro non era avvenuto, io avevo soltanto dato ad Angelini il numero di telefono del Gattini perché si potessero mettere in contatto per trattare una eventuale partita di caffè di contrabbando ». Tra l'altro Gaetano aveva anche confessato in istruttoria di avere partecipato assieme al Menzaghi e al Valerio alla riscossione del riscatto. Ora nega: «Dissi così perché vedevo che mettevano in carcere i miei parenti». «Ha avuto dei soldi, sporchi o puliti?». «Niente». «Lei partecipò a quella riunione mafiosa dell'uliveto?». «No». All'assalto delle domande del p.m. Canfora, degli avvocati di parte civile Smuraglia, Pecorella, Di Tieri e dell'avvocato Celiento, difensore del Menzaghi. Achille Gaetano fa fronte finché riesce, poi si arrende: «Quali furono le modalità di preparazione della sua conferenza stampa?». «Preferisco non rispondere». «Dove si svolse e le trattative furono condotte da terze persone?». «Non rispondo». Remo Lugli rati; in realtà lincontro non ti?». «Niente». «Lei partecipò Remo Lugli Novara. Achille Gaetano durante la deposizione in assise (Telefoto Giovetti)