Una scelta democratica di Aldo Rizzo

Una scelta democratica Una scelta democratica Trentasette anni, otto mesi e diciassette giorni dopo el dia de la Victoria, come il franchismo chiamava il giorno della caduta di Madrid e dell'avvio definitivo del lungo fascismo, la Spagna ha voltato pagina, s'è buttato il passato alle spalle. Solo due spagnoli su cento, o poco più, hanno detto «no» a quest'operazione d'igiene storica e politica: una minoranza infima, irrilevante, che dice quale fosse il grado di consenso popolare del regime defunto (benché fra i «sì», certo, alcuni siano di puro opportunismo o di adeguamento supino alle indicazioni del nuovo potere, secondo la logica dei plebisciti). Nel mondo contemporaneo, non era mai accaduto che una dittatura di destra uscisse dalla storia con mezzi propri, senza traumi o violenze. Il fascismo italiano finì col colpo di Stato della monarchia, sullo sfondo di una catastrofe bellica ormai evidente; il nazismo tedesco crollò in un clima di tragedia wagneriana; e ai giorni nostri il salazarismo portoghese è stato abbattuto da un golpe militare, e i colonnelli greci sono stati travolti da una crisi esterna (il confronto umiliante con la Turchia per Cipro), da essi stessi provocata. Invece in Spagna l'ipotesi — un'ipotesi ormai molto concreta — è quella di una transizione indolore e incruenta dalla dittatura alla democrazia. Un processo delicatissimo, da seguire col fiato sospeso. Certo, una riforma voluta dall'alto ha dei limiti ovvii. E' mancato un confronto aperto e leale con l'opposizione democratica. Nelle frange più conservatrici del nuovo potere si anniderà la speranza che tutto si risolva in un aggiornamento, in un assetto più articolato e più «presentabile», di vecchie strutture sociali. Ma la forza del cambiamento sembra ormai agire di per sé: e d'altra parte l'opposizione democratica sa che, se pure finora non c'è stata la ruplura pactada del vecchio quadro, ma solo una concessione da monarchia illuminata, la sua presenza politica, la sua pressione responsabile, hanno avuto un ruolo decisivo nell'indurre i successori del Caudillo a sempre più concrete aperture. Ora, in attesa delle elezioni generali, le prime dopo la caduta della Repubblica, alcune gravi incognite si faranno sentire. Una di queste è il riconoscimento giuridico e politico del Partito comunista, che ancora si esclude formalmente, ma di cui si comincia forse ad avvertire la necessità, o l'ineluttabilità. Il Partito comunista de Espana, fra l'altro, è uno dei più avanzati e forse il più avanzato in Europa, sulla via della revisione antidogmatica dell'ideologia e dell'indipendenza dall'Urss. Quest'incognita dovrà sciogliersi nella direzione del buon senso, oltre che della giustizia politica: si sa che saranno molte le resistenze nell'area meno liberale del nuovo potete e in settori ampi delle forze armate, ma costoro ammetteranno, prima o poi, che un partito comunista reinserito nella normalità democratica è preferibile, dal loro stesso punto di vista, a un partito costretto alla clandestinità, nella quale potrebbero riesplodere vocazioni settarie. Un'altra incognita è il terrorismo, di ultrasinistra e di destra, la sua capacità d'innescare processi violenti, dall'esito imprevedibile. Già il rapimento del presidente del consiglio di Stato alla vigilia del referendum è stato una grossa e temeraria provocazione: è possibile che non sia l'ultima. Il governo e l'opposizione democratica dovranno dar prova, nello stesso tempo, di fermezza e di autocontrollo, com'è stato finora. Bisognerà impedire a tutti i costi che un'irresponsabile strategia della tensione mini la prospettiva elettorale. Le elezioni si dovranno tenere, e con tutte le garanzie democratiche per l'opposizione, perché finisca il più presto possibile la lunga usurpazione del potere spagnolo. L'Europa democratica non deve limitarsi ad assistere a quest'appassionante evoluzione politica: deve far sentire il peso della sua solidarietà con le forze del rinnovamento. Già ciò è accaduto durante il congresso del Psoe; e c'è il precedente del Portogallo di Soares. L'Europa deve porsi il recupero democratico dell'intera penisola iberica come un obiettivo esaltante, in un momento per altri versi deprimente. Aldo Rizzo

Persone citate: Soares

Luoghi citati: Cipro, Europa, Madrid, Portogallo, Spagna, Turchia, Urss