Gli invisibili Rosa-Croce
Gli invisibili Rosa-Croce Limpida storia d'una misteriosa setta Gli invisibili Rosa-Croce Frances A. Yates: « L'Illuminismo dei Rosa-Croce», Ed. Einaudi, pag. 318, lire 7.500. Il tono colloquiale, talvolta scherzoso, con cui Frances Yates espone le sue ricerche e propone le sue ipotesi, è quello consueto e così amabile degli storici britannici: salvo che c'è in lei, di più, qualche trasalimento; ci sono in lei particolari, sottili vibrazioni di sensibilità. Quel tono colloquiale ci autorizza allo scherzo e a dire che i capitoletti di questo libro bellissimo sono come una serie di decalcomanie: ogni volta esce dall'ombra una figura inattesa, dai vividi colori. La prima figura è quel castello ora diroccato ma ancora maestoso che sovrasta la vecchia Heidelberg. Mi pareva, percorrendone anni fa le terrazze, che dovesse custodire qualche segreto e così è, infatti. Segreto del castello e dei castellani — una giovane coppia principesca, che, dopo nozze oltremare, vi ascendeva festosamente nel 1613 — il legame fra le speranze politiche di Federico V, elettore palatino del Re¬ no, e la serie di opuscoli che, dopo aver circolato manoscritti, cominciarono a essere stampati in Germania dal 1614, e annunciarono, quasi con suono di tromba, la presenza in quelle terre dell'invisibile Confraternita dei RosaCroce. Fondata quasi due secoli prima — così dicevano i «manifesti» — da Christian Rosenkreutz, un saggio a lungo vissuto in Oriente, ora dal 1604 era ravvivata dalla scoperta, dopo 110 anni, della tomba del buon mago: e proponeva agli uomini un messaggio di rinnovamento cristiano, non più in antitesi, ma in simpatia colla sapienza degli antichi, così di quella sgorgata da Ermete, come di quella cabbalistica, infuse in un sapere più umano, in un primo, aurorale « illuminismo ». Ora importa sapere che Federico del Palatinato aveva per consigliere un politico ardimentoso, Christian von Anhalt, il quale progettava per il suo principe la direzione della riscossa in Europa del protestantesimo, in quel momento alla difensiva di fronte alla ripresa cattolica parV.'a da Trento e soste- nuta dalla potenza asburgica e dalle fervide schiere della Compagnia di Gesù. E la contrapposta roccaforte asburgica era stata per qualche anno la misteriosa Praga, città di maghi e cabbalisti, scelta da Rodolfo d'Asburgo per sua capitale. Sicché in più modi i « manifesti » rosacrociani erano, oltre che l'avvio d'una corrente spirituale, la propaganda di un disegno politico, quello di fare di Federico il re di Boemia, poi l'imperatore. E importa sapere che la sposa condotta da Federico nel castello alto sul Neckar era Elisabetta, principessa d'Inghilterra, figlia di Giacomo I, in cui ci s'illudeva per un appoggio in tale impresa. Ci s'illudeva; perché Federico ottenne bensì l'elezione a re di Boemia in luogo di un Asburgo, ma questa elezione s'inserì nella lotta feroce che tu la guerra dei trent'anni. Nel conflitto lo Stuart non volle entrare, e già nel 1620. con la battaglia della Montagna Bianca, gli Asburgo distrussero le forze di Federico e condannarono lui e la sua sposa all'esilio. Se anche collegata, come pare indubitabile, alla fallita strategia protestante dell'Elettore palatino, la vicenda degli invisibili Rosa-Croce, non che finire, era all'inizio di sviluppi senza fine. Alle sue scaturigini c'era il pensiero di John Dee, « l'angelo della finestra d'Occidente », l'esoterista e matematico che dall'Inghilterra aveva diffuso in Europa orientale lo stimolo delle sue ricerche, stimolo passato anche per Giordano Bruno. Fra i rivoli che alternamente vi confluirono o se ne staccarono, c'erano i progetti di rinnovamento scientifico di Bacone, le dispute anticlericali di Sarpi e Boccalini, le visioni utopiche di Campanella, le ansie politiche e filosofiche di Mersenne e Descartes, la vasta, umbratile opera di Comenio; c'erano talune ispirazioni di Leibniz, il rinnovamento scientifico portato avanti dai dotti della Royal Society e fin la concezione esoterico-filosofica, ancor oggi non perfettamente nota, d'Isacco Newton. C'erano poi le società segrete filosofico-politiche da allora rameggianti per l'Europa, il parallelo e mimetico atteggiarsi dei Gesuiti e dei gruppi interconfessionali protestanti, la fecondazione speculativa delle logge massoniche mediata da Elias Ashmole e altri fondatori della Royal Society. Augusto Comba
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