Un altro carceriere di Cristina Troppi «non so» e «non ricordo» di Remo Lugli

Un altro carceriere di Cristina Troppi «non so» e «non ricordo» Una giornata senza emozioni alle assise di Novara Un altro carceriere di Cristina Troppi «non so» e «non ricordo» Ieri, sentito Gianni Carlo Geroldi che seguì la prigionia della ragazza dal primo giorno sino alla morte - Si è parlato anche di un traffico di armi in cui sarebbe coinvolto Angelini (Dal nostro inviate speciale) Novara, 16 dicembre. Un'udienza, quella di oggi, che non ha portato molto avanti il processo Mazzotti. E' stato interrogato soltanto Gianni Carlo Geroldi, uno dei carcerieri, che ha iniziato il servizio nei primi giorni del sequestro, nella cascina di Castelletto Ticino, e l'ha finito alla discarica con il seppellimento di Cristina. Troppi «Non ricordo», «Non so», «Ho perso la testa» per poter aggiungere a quello che già risulta qualche elemento nuovo. Geroldi ha 32 anni, dice di essere sordo e dimostra, per la difficoltà di capire, d'avere ancora molta confusione nella mente. Nel dicembre scorso fu per circa un mese e mezzo ricoverato in osservazione al manicomio criminale di Reggio Emilia; il suo difensore, avv. Gussoni, afferma che per venti giorni fu tenuto legato al letto di contenzione. Il colloquio con lui è difficile, il presidente si sforza di rendere chiare le domande, ma il più delle volte ottiene risposte non pertinen-1 ti. Eppure una sua lettera alla moglie (Geroldi ha anche tre figli), che il presidente legge, sta ad indicare che per scritto si sa esprimere: «Cara Rina, ti chiedo perdono per quello che ti ho fatto soffrire. Io non sono stato che un misera- ! bile che ha distrutto quanto j di più caro aveva, te e i barn- bini. Non pensare, come tutte I le donne che amano, che io | sia innocente, perché io sono j colpevole, non di avere ucciso una ragazza, ma di non avere i fatto niente per salvarla. Sì, | ora ho fatto qualcosa: quello j di far arrestare tutti o alme- j no spero i componenti della | banda, ma è una ben miserabile cosa davanti a una vita». Sua madre ha avuto cinque figli da tre uomini diversi. Pare che suo padre lo portasse con sé a compiere furti quando ancora era bambino; e lui è cresciuto ladruncolo e contrabbandiere. Infine la partecipazione al crimine grosso, sequestro e omicidio. Che cosa esce dalle sue risposte? Che Giuliano Angelini sorprende in uno dei primi giorni di luglio Libero Ballinari mentre fa l'amore con Rosa Cristiano, due dei custodi (un fatto già ventilato negli atti, ma mai detto con chiarezza) e così Ballinari viene allontanato il 7 o 1*8 luglio e la Cristiano il 12; entrambi ricompariranno poi negli ultimi giorni quando Cristina è grave e viene por-1 tata nell'appartamento della I stessa Rosa, a Galliate. Alberto Menzaghi, il finanziatore del sequestro, fa le sue comparse alla cascina fin dai primi giorni; Geroldi lo I indica come «Il macellaio». In un interrogatorio che è agli atti risulta che lui lo chiama sin dall'inizio Alberto, ma in aula protesta, dice che è impossibile e Menzaghi dalla gabbia grida: «Il nome gliel'ha detto la polizia». Si cerca di sapere quello che Angelini raccontò a lui mentre tornavano dalla Calabria sul processo mafioso che aveva subito nell'uliveto, ma non si cava fuori quasi nulla: «Disse che il capo era abbastanza grasso, che aveva un j anello grosso». Conferma invece che Angelini fu percosso dal commissario di ps di Lamezia Terme, dott. Surace; vide che lo fecero ubriacare dandogli da bere una bottiglia di whisky e una di cognac prima di fargli fare il riconoscimento di Giacobbe. «Angelini tirò su la maglia e vidi all'altezza del petto un grosso cerotto: aveva delle costole fratturate». Intanto Angelini in gabbia mormora: «Surace non era di Lotta continua, era di botta continua». Angelini aveva promesso a Geroldi 50 milioni per il suo lavoro, gliene dette 15, secondo quanto ha affermato lo stesso Angelini, 5 secondo | quanto afferma il Geroldi. ; «7o non volevo neanche quel-, li, perché era morta la ragaz- j za». Loredana Petroncini anche ' secondo Geroldi non si occu- j pava di Cristina. «Ma in : istruttoria lei ha affermato ! che preparava le gocce di Va- j j lium» gli fa notare il presi-1 dente. «No, volevo dire che , I le medicine le preparava per j | me perché ero malato di j asma e di altre cose». Ultima fase della tragedia: i «Come fu portata giù Cristina | dall'appartamento di Gallia-1 j te?». j «in braccio, da Angelini». | «La Cristiano invece ha I detto che la sorreggevano sot-1 tobraccio Angelini e Ballina-1 ri». . «Non so, non ricordo». j Nell'udienza si parla anche di un traffico di armi addirit- tura di aerei. Geroldi dice che 1 _ Angelini gliene aveva accen- nato e l'avv. Pecorella di par- te civile, che è convinto ci sia i al di sopra di questi banditi I da manovalanza qualche j grossa organizzazione, con o I g oltre la mafia, ne chiede noti- zie all'imputato. Scatta Ange lini, in gabbia, chiede di poter riferire in proposito. Il presi dente gli concede il micro fono, Dice Angelini: «Nel '69 io conoscevo una grossa perso nalìtà ebrea che preferisco non nominare. Mi aveva chie sto se riuscivo a metterlo in contatto con uno svizzero di cui poi mi diede il nome, per sciatore d'Israele a Roma un cablogramma in tedesco francese. Tutto si risolse con questo cablo negativo, perché Dassault, il proprietario della fabbrica dei "Mirage", non autorizzò la fornitura in guanto Israele aveva nel frat tempo comperato dei "Phan tom>, Tutt0 quì u mìo tmffi_ avere il numero di matricola di sei "Mirage" che Israele voleva comperare. Andai a Basilea e mandai all'amba co di armi ». _ , . Domani con un giorno di ritardo sul piano previsto, sa rà interrogata Loredana Pe troncini. Remo Lugli