Protesta degli agenti dal ministro Comgé di Liliana Madeo

Protesta degli agenti dal ministro Comgé Protesta degli agentidal ministro Comg Alcune migliaia di uomini si sono riuniti al Viminale Altri hanno formato un corteo - Voci di insofferenza: "Siamo stanchi di fare da birilli in mezzo alla strada" Roma, 16 dicembre. Con tono accorato e parole responsabili, Ennio Di Francesco — il funzionario di polizia che per le sue posizioni ha subito in passato dure censure da parte dei superiori — ha riportato oggi sui temi della riforma e della democratizzazione del corpo il dibattito apertosi fra gli agenti di Pubblica sicurezza. Alcune migliaia di uomini erano riuniti nella sala del ministero dell'Interno. Erano giunti dalla chiesa di San Lorenzo fuo- ri le mura, dove si erano svolti i funerali di Prisco Palumbo. Altri si erano raccolti davanti alla caserma di Castro Pretorio, e poi avevano proseguito in corteo fino al Viminale. Volevano parlare con il ministro Cossiga ed esporgli i motivi della loro inquietudine. La situazione era tutt'altro che calma. Voci di insofferenza si sono levate durante gli interventi del ministro stesso, del questore di Roma Migliorini, del capo dell'ufficio politico Improta, dell'ispettore di zona colonnello Scarvaglieri. S'è gridato: «Siamo stanchi di fare da birilli in mezzo alle strade» , «Vogliamo carceri più sicure e pene più severe per i delinquenti». Come già nell'assemblea svoltasi ieri sera nella caserma di Castro Pretorio, l'emozione per i tragici fatti di Milano e Roma ha continuato a gonfiare gli animi, ed è emerso — fra le file degli elementi più giovani e politicamente impreparati il pericolo di una facile strumentalizzazione, la minaccia della rabbia fine a se stessa che urla per chiedere più armi, più potere, una repressione più efficace. «Tre giorni fa — ha detto il dott. Di Francesco — l'agente Palumbo mi accompagnò insieme con altri commilitoni a Montecitorio per esporre le istanze più urgenti della nostra categoria alle autorità. L'avevo conosciuto ad Arezzo, quando eravamo alla caccia di Mario Tuti. Ricordo che guidava l'auto molto velocemente. Gli dissi: vai piano, ci vogliamo ammazzare? Mi rispose: dotto', io alla vita ci tengo, stia tranquillo. Ora Palumbo è morto. E' per lui e per tutti quelli che come lui non hanno fatto altro che il loro dovere e sono caduti, che chiediamo di essere protetti, di essere sempre più inseriti nella società per essereconsiderati dalla gente della strada i loro servitori e non i loro nemici» . Di Francesco ha così proseguito: «Non dobbiamo farci travolgere dalla delicatezza del momento, se non vogliamo rovinare tutto il lavoro fino ad oggi svolto per creare la figura di un poliziotto nuovo, moderno. Dobbiamo ostacolare l'opera dei profittatori e dei camaleonti che sono interessati a dividerci e a riproporci posizioni conservatrici, di retroguardia. Qui è in gioco la serietà della democrazia e non soltanto la nostra vita. Noi per primi dobbiamo dimostrare che non ci lasceremo strumentalizzare sotto bandiere diverse da quella della Repubblica italiana» . Il ministro Cossiga, dopo aver ricevuto una delegazione di guardie e funzionari di polizia, si è recato nella sala dove si svolgeva l'assemblea. Ha riconosciuto come «rabbia santa» quella sentita oggi dagli uomini della p.s. Si è quindi impegnato a portare al più presto in Parlamento i problemi prospettati dagli agenti, e in particolare l'esigenza di una giustizia più rapida, maggiori garanzie di sicurezza nelle carceri, una riorganizzazione della polizia soprattutto in relazione alla salvagurdia della vita dell'agente in servizio. Liliana Madeo

Persone citate: Cossiga, Di Francesco, Ennio Di, Improta, Mario Tuti, Migliorini, Prisco Palumbo

Luoghi citati: Arezzo, Milano, Roma