A Santiago una Davis per gli azzurri

A Santiago una Davis per gli azzurri La terza volta è forse quella buona per garantire la Coppa al nostro tennis A Santiago una Davis per gli azzurri E' l'occasione pi" favorevole per Panatta e colleghi dopo che, nel 1960 e 1961, Pietrangeli e Sirola avevano fallito la finalissima contro l'Australia - Due vittorie italiane, entrambe a Torino, nei precedenti confronti con i tennisti cileni - A sedici anni di distanza ricordi e speranze di Nick, allora protagonista, ora capitano (Dal nostro Inviato speciale) Santiago, 15 dicembre. E' un fascino vecchio di 76 anni quello della Coppa Davis che nel prossimo fine settimana designerà il suo sessantacinquesimo vincitore. Oggi è forse una manifestazione anacronistica, non al passo con i tempi. Italia e Cile non sono, senza dubbio, le due più forti squadre del mondo anche se gli Stati Uniti hanno partecipato a questa edizione con Jimmy Connors. Ma gli statunitensi cosi come l'Australia che ha sbagliato formazione a Roma contro l'Italia, vantano un patrimonio ben superiore a quello degli azzurri ed in maggior misura dei tennisti cileni. Nel jet-tennis, nel tennis esasperatamente professionistico in cui 365 giorni di un anno non bastano più per soddisfare le richieste di organizzazione di tornei delle più disparate città del mondo, preparare i vari impegni di Coppa Davis come si conviene è diventato un lusso troppo caro per le migliori firme del mondo tennistico internazionale. Ce poi la formula con gli incontri al limite dei cinque set senza tie break che giocandosi quasi tutte le altre prove al limite dei due set su tre e con il tie-break crea problemi non indifferenti di tenuta. Ad aggravare la crisi entra anche la politica. Colpa di una fede¬ razione internazionale fra le più «parruccone» che non riesce a dare l'ostracismo a paesi come il Cile dove sono stati calpestati i fondamentali principi democratici ed ora si regge con una spietata dittatura militare. Ma iscrivere il nome del proprio paese in una delle targhette d'argento della base in legno che sor¬ regge la «boule» d'argento (217 once fuse dai gioiellieri Shreve, Crump e Low di Boston) donata dallo statunitense Dwight F. Davis, e poi intitolata alla sua memoria, è sempre titolo di prestigio per tutte le nazioni che vi prendono parte. Così, superati per inerzia politica tutti gli ostacoli alla trasferta cilena, l'Italia per la terza volta nella sua storia tennistica cercherà di superare l'ultima prova e di Iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro della manifestazione. •Sembra un destino che la finalissima dobbiamo giocarla — ricorda Nicola Pietiangeli — sempre In trasferta. Nel 1950 e nel 1961 era una necessità dettata del regolamento. I detentori della coppa giocano solo lo "challenge round" con la nazione uscita fuori dalle qualificazioni, adesso è diverso ma la sorte ci costringe a giocare in Cile'. A sedici anni di distanza Nicola Pietrangeli è sempre a caccia dell'ambito trofeo: 'Allora giocavo, oggi soffrirò da giocatore. Sono cambiati I tempi. Quando disputammo le due finali in Australia nessuno ci filava. Sui giornali ci veniva dedicato prochissimo spazio. Il tennis non aveva nemmeno iniziato fa sua ascesa verso l'attuale boom. Si partiva per le finali praticamente alla ventura: «/n occasione della finale interzona di Perth — prosegue Pietrangeli — abbiamo rischiato di giocare addirittura senza capitano non giocatore. Con noi c'era solo il "professore" Drobny che essendo straniero ed allenatore retribuito non poteva svolgere il ruolo. Poi quando stavamo decidendo di utilizzare come "capitano" la riserva Sergio Tacchini, arrivò in extremis Vanni Canepele. Nelle due finali avevamo solo due o tre giornalisti al seguito e basta. Oggi c'e tutta la stampa nazionale, li tennis è diventato argomento da prima pagina anche se, in certe occasioni, per motivi politici'. Nel 1960 l'Italia fu sconfitta a Sydney per 4-1 e Pietrangeli conquistò contro Fraser, Il capitano degli australiani nella semifinale di quest'anno a Roma, il punto della bandiera nell'ultimo singolare, nel 1961 gli azzurri subirono un « cappotto » a Melbourne. - Cosa vuol che ricordi — dice Pietrangeli — di quelle finali se non le sonore sconfitte, Il gran caldo, la nostra limitata abitudine ai campi erbosi, la grandissima classe di Laver, Fraser, Emerson, lo e Orlando ci siamo battuti bene ma erano troppo forti'. Ora in Cile a sedici anni di distanza dalla prima finale il compito per gli azzurri è molto più facile. « // problema delle palle — dice il capitano degli azzurri — dalla gomma rigida e dalla elevata pressione è ben piccola cosa quando i campi sono quasi come quelli del Foro italico, soltanto un pochino più veloci. Gli avversari non sono dei mostri di bravura e lo testimonia il riscontro dei matches diretti con i nostri giocatori. Pertanto non posso che essere fiducioso di conquistare la Coppa Davis'. Italia e Cile in Coppa Davis si sono già incontrate due volte ed in entrambe le occasioni nel 1949 e nel 1960 gli incontri si svolsero a Torino. La prima volta al tempi di Cucelli e dei fratelli Del Bello gli azzurri si affermarono per 4-1, la seconda Pietrangeli e Sirola dovettero attendere l'esito dell'ultimo singolare vinto da Orlando su Rodriguez per brindare al successo dopo che Ayala aveva vendicato la sconfitta degli Internazionali di Francia battendo nettamente Pietrangeli dopo avere superato Sirola. Rino Cacioppo Queste le precedenti finali disputate dagli azzurri: 1960, a Sydney, Australia-Italia 4- 1: Fraser-Sirola 4-6, 6-3, 6-3, Laver-Pietrangeli 8-6, 6-4, 6-3, Fraser-Emerson b. Pietrangeli-Slrola 10-8, 5-7, 6-2, 6-4, Laver-Sirola 9-7, 6-2, 6-3, Pietrangeli-Fraser 11-9, 6-3, 3-6, 6-2. 1961, a Melbourne, AustraliaItalia 5-0: Emerson-Pietrangeli 8-6, 6-4, 6-0; Laver-Sirola 6-1, 6-4, 6-3; Fraser-Ernerson b. Pietrangeli-SIrola 6-2, 6-3, 6-4; Emerson-Sirola 6-2, 6-3, 4-6, 6-2; Laver-Pietrangeli 6-3, 3-6, 4-6, 6-3, 8-6. Il Cile non ha mal disputato finali per la Coppa Davis. I precedenti confronti fra Italia e Cile: 1949, a Torino, Italia-Cile 4-1: Cucelli-Taverne 6-1, 6-0, 6-4; Balbiers-M. Del Bello 6-3, 6-4, 4-6, 6-3; Cuceli-M. Del Bello b. Balbiers-Taverne 6-3, 6-3, 4-6, 6-4; Cucelli-Balbiers 6-4, 8-6, 7-5; M. Del Bello-Taverne 8-10, 6-0, 6-4, ritirato. 1960, a Torino, Italia-Cile 3-2: Ayala-Sirola 6-4, 3-6. 6-3, 6-2; Pletrangell-Rodriguez 6-1, 6-4, 6-1; Pietrangeli-Sirola b. Ayala-Aguirre 6-1, 6-3, 8-6; Ayala-Pietrangeli 6-4, 6-1, 6-1; Sirola-Rodriguez 6-0, 7-5, 6-3. Questo il cammino di Italia e Cile per raggiungere la finale della Coppa Davis 1976: Cile-Argentina 3-2, Cile-Sud Africa 3-2, Cile-Urss rinuncia Urss. Italia-Polonia 5-0, Italia-Jugoslavia 5- 0. Italia-Svezia 4-0, InghilterraItalia 1-4, Italia-Australia 3-2. Santiago. Fillol e Panatta, i due « numeri uno » della finale