Imprenditori, un anno di scuola

Imprenditori, un anno di scuola L'iniziativa della piccola e media industria torinese Imprenditori, un anno di scuola Un anno di formazione imprenditoriale. Ieri all'Unione industriale di Torino s'è fatto il consuntivo di un'esperienza nata per iniziativa della Piccola Industria. Il programma, chiamato «PF 3», dura tre anni e risponde all'esigenza dell'imprenditore di tenere il passo con una realtà in continua e rapida evoluzione. I corsi si articolano in tre fasl~| che corrispondono a tre momenti della riflessione. Prima fase: l'imprenditore come professionista che interroga se stesso, che riscopre e approfondisce il proprio ruolo. Seconda fase: l'imprenditore come stimolo di cambiamento all'interno dell'azienda. Terza fase: l'imprenditore come responsabile, assieme alla sua azienda, del cambiamenti sociali. All'interno di questa classificazione generale, come ha ricordato ieri Sergio Caccamo, presidente del Comitato Piccola Industria, il programma «si articola in quattro filoni che noi chiamiamo canali, organizzativamente Indipendenti tra di loro, nell'ambito dei quali il partecipante può seguire di volta in volta una o più iniziative, senza alcun obbligo di continuità (tranne che per il canale tre)». Questi canali hanno i seguenti programmi: informativi, di specializzazione, di generalizzazione e di ricerca. L'Imprenditore che si è iscritto al corsi non vive nell'isolamento perché conserva appieno l legami con l'azienda. «/ partscipantl a occasioni specifiche di formazione», ha dichiarato Caccamo, «sono 160, ma superano i mille per le occasioni di informazione, come convegni, tavole rotonde e così via». Per quanto riguarda la provenienza, il 53 per cento sono titolari di aziende fino a 100 dipendenti, 11 30 per cento con 100-250 dipendenti, 11 17 per cento con dipendenti da 250-500. «Queste percentuali» , ha spiegato Caccamo, «dimostrano che il programma e rivolto a tutti, ma il prodotto l'hanno comprato soprattutto t piccoli imprenditori». Partecipano ai corsi di formazione destinati a diventare un servizio permanente i rappresen- tanti di tutti i settori, con una ripartizione che rispecchia quasi fedelmente quella all'interno dell'Unione. L'esigenza del programma «PF 3» parte dalla constatazione che la scuola tradizionale offre sempre meno strumenti utili per la professione, e da una diversa concezione che si ha oggi dell'imprenditore: una persona che non può più permettersi il lusso di restare a guardare, ma che deve correre 11 rischio di mettere tutto in discussione, fare l'autocritica se necessario. L'impostazione del programma capovolge infatti lo schema della scuola tradizionale. «Non ci sono insegnanti» , ha detto ancora Caccamo, «bensì dei coordinatori che innescano un problema e stimolano la discussione. Alla fine si traggono delle conclusioni e sono suggeriti parametri di raffronto con altre situazioni nazionali e internazionali». Non si va dunque ad imparare il «trucco» per risolvere certi problemi, bensì il modo di inquadrarli, analizzarli e confrontarli. Come ha detto Alberto Benadl, presidente dell'Unione Industriale di Torino, l'imprenditore «deve anticipare le innovazioni, al limite provocarle». In questo senso Torino è all'avanguardia? «Non abbiamo scoperto nulla di nuovo», ha detto Caccamo, «la novità consiste nel fatto che è la prima volta che un'Unione Industriale gestisce da sola un programma di formazione imprenditoriale, che taglia su misura le esigenze dei suot associati. Ci sono esperienze consimili a Genova e a Novara». All'Incontro di ieri sera era presente anche Paolo Savona, direttore generale della Confindustrla. La presenza di Savona era necessaria per chiarire un aspetto Importante del problema. I corsi di formazione imprenditoriale hanno senza dubbio rafforzato lo spirito associativo dell'Unione; ma queste iniziative come si configurano all'interno della Conflndustria? «A livello confederale», ha dichiarato Savona, «deve trovare soluzione una questione fondamentale, quella riguardante lo sviluppo del mercato da cui i programmi, come quello del «PF 3», attingono risorse (docenti e know how)». In altre parole Paolo Savona ha promesso un'organizzazione più ampia a livello confederale di Iniziative come quella torinese. Nello stesso tempo ha confermato quanto ha dichiarato Benadi quando questi si è riferito ad un «servizio permanente», lontano dall'essere un fatto isolato. Pier Mario Fasanotti

Persone citate: Alberto Benadl, Benadi, Caccamo, Paolo Savona, Pier Mario Fasanotti, Sergio Caccamo

Luoghi citati: Caccamo, Genova, Novara, Savona, Torino