Poca folla e 4 mila agenti per il processo Panzieri di Silvana Mazzocchi

Poca folla e 4 mila agenti per il processo Panzieri Nessun incidente all'apertura del dibattimento Poca folla e 4 mila agenti per il processo Panzieri Letto il verbale nel quale l'imputato raccontò gli scontri (durante i quali fu ucciso lo studente greco Mantakas) e l'arresto - Panzieri si è sempre detto innocente Roma, 15 dicembre. Con un lungo applauso e qualche pugno chiuso il pubblico, non certo folto, accoglie l'ingresso di Fabrizio Panzieri nell'aula prima della corte d'assise. « I signori che fanno quei gesti vengano allontanati », esordisce il pubblico ministero Luciano Infensi. Torna la calma senza incidenti. In un clima di grande tensione (circa quattromila agenti circondavano il Palazzo di Giustizia) si è aperto questa mattina il processo contro Fabrizio Panzieri e Alvaro Loiacono — latitante —, accusati di « concorso » nell'omicidio di Mikis Mantakas, lo studente greco ucciso il 28 febbraio del '75 nei pressi della sezione missina di via Ottaviano, durante uno scontro tra un corteo di studenti di sinistra e un gruppo di missini e ultras di destra. Fabrizio Panzieri è l'unico imputato in carcere; a piede libero saranno giudicati Walter Ballarini, uno studente di sinistra amico di Panzieri, accusato di falsa testimonianza e Luigi D'Addio, un estremista di destra rinviato a giudizio per aver diffamato e percosso Alvaro Loiacono. Dopo i flash dei fotografi puntati sul giovane imputato e sui parenti, seduti in aula in compagnia di Vittorio Foa e Luciana Castellina (tra i promotori del comitato) si sono costituite le parti. Per la difesa di Panzieri il senatore comunista Umberto Terracini, e gli avvocati Maria Causarano, Nino Marazzita e Giuseppe Sotgiu; per Alvaro Loiacono, il professor Guido Calvi, Tommaso Mancini, Alberto Pisani e il professor Giuseppe Gianzi. Per Ballarini, l'avv. Sandro Gaeta; per Luigi D'Addio, l'ex deputato missino Giulio Caradonna. La famiglia di Mikis Mantakas, lo studente ucciso, si è costituita parte civile. Infelisi, pubblico ministero inizia facendo presente alla corte che in aula sono presenti tre persone: un giornalista, il senatore Terracini e il colonnello Varisco (che dirige il servizio d'ordine) i quali, durante l'istruttoria hanno testimoniato su alcune circostanze. Risponde per il collegio di difesa Maria Causarano. La corte si riunisce e decide che il senatore Terracini e il giornalista possono restare in aula, mentre il colonnello Varisco dovrà allontanarsi durante gli interrogatori degli imputati. Il presidente Giuffrida espone « a braccio » la relazione sui fatti ed ha inizio l'interrogatorio di Fabrizio Panzieri. La difesa chiede che venga data lettura dei verbali dei tre interrogatori resi in istruttoria. Panzieri ha sempre negato di aver partecipato all'uccisione di Mantakas e al ferimento di Fabio Rolli. Quel 28 febbraio del 1975 — così sostenne l'imputato a verbale —. Dopo aver sbrigato alcune commissioni verso le 12-12,30, era andato in tribunale dove aveva intenzione di assistere al processo in corso per « il rogo di Prima valle » (per l'uccisione di due ragazzi, figli d'un missino, era imputato un giovane extraparlamentare, Achille Lollo, poi assolto dalla corte d'assise). Giunto a piazzale Clodio però un amico gli aveva detto che non si poteva entrare perché c'era troppa gente e perché c'erano stati incidenti, allora si era allontanato a piedi diretto a piaz¬ za San Pietro per prendere l'autobus e tornare a casa. Giunto in piazza Risorgimento — raccontò Panzieri — aveva notato all'angolo di via Ottaviano dei tafferugli; impaurito, si mise a correre verso una strada che portava alla fermata del suo autobus, ma poi il timore era aumentato perché un uomo su una grossa moto gli si era avvicinato e, da dietro, l'aveva invitato a fermarsi. Sempre più impaurito s'infilò in un portone e salì le scale. Da lassù guardava nell'androne e, scorgendo i pantaloni d'un agente di polizia, tranquillizzato scese. L'agente però — Luigi Di Iorio — lo arrestò e poco dopo venne a sapere che sulle scale di quel palazzo era stato trovato un impermeabile e una pistola calibro 7,65. Questa la versione di Panzieri a verbale. Terminata la lettura, il presidente gli ha rivolto numerose domande e il giovane ha sostanzialmente confermato il contenuto delle sue dichiarazioni. Presidente: non si è accorto di essere inseguito dall'appuntato Di Iorio? Panzieri: No, non ricordo inseguimenti, l'appuntato lo vidi per la prima volta nel portone. Presidente: perché, una volta lasciata la piazza dove c'erano i tumulti, ha continuato a fuggire? Panzieri: Ero impaurito e agivo d'impulso, davanti a me c'erano altre persone che fuggivano e altre ancora correvano dietro a me. E' la volta del pubblico ministero; Luciano Infelisi rivolge all'imputato numerose domande; spesso l'avvocatessa Maria Causarano si oppone e nasce qualche polemica. E' la volta del secondo imputato Walter Ballarini: il giovane aveva sostenuto in istruttoria di non conoscere Alvaro Loiacono e di non sapere quindi se ci fossero rapporti di amicizia tra Panzieri (che egli frequentava per motivi di studio) e Loiacono. Walter Ballarini dichiara che, valendosi della facoltà consentita dalla legge, preferisce non rispondere. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Roma