Imperato: genio o venditore di fumo? di Filiberto Dani

Imperato: genio o venditore di fumo? Genova: sempre più aspre le polemiche sul "medico del cancro,, Imperato: genio o venditore di fumo? La scienza ufficiale ha negato lefficacia delle sue terapie, ma lui contrattacca: è un giudizio erroneo privo di motivazioni scientifiche - Da domani non avrà più alcun rapporto con l'ospedale S. Martino dove ha sperimentato le sue terapie immunologiche (Dal nostro inviato speciale) Genova, 15 dicembre. Di lui i maggiori cancerologi italiani dicono che è senza scrupoli, un chiacchierone, un venditore di illusioni. Due commissioni di esperti lo hanno stroncato, esprimendo un giudizio totalmente negativo sulle terapie che pratica per curare i malati di tumore. Le folte schiere di pazienti che tutti i giorni affollano l'anticamera del suo ambulatorio dicono invece che è un dio in terra e che i risultati delle sue terapie, danno loro una speranza di vita. Quest'uomo tanto discusso è il professor Saverio Imperato, 41 anni, napoletano. Immunologo, ha tre libere docenze, negli Stati Uniti ha svolto attività di ricerca in un laboratorio universitario del New Jersey. Lavora all'ospedale San Martino di Genova e il suo nome è apparso per la prima volta sui giornali quando, un paio d'anni fa, ha curato Tommaso Maestrelli, l'allenatore della Lazio recentemente morto di cancro, al quale erano stati dati allora pochi mesi di vita. Già professore incaricato di immunologia e direttore del servizio trapianti, non lo è più perché è stato battuto nel concorso per la cattedra. Saverio Imperato ha messo a punto le sue terapie anticancro in un laboratorio del «monoblocco», l'edificio più moderno del San Martino. E qui, nel 1971, ha cominciato a curare i malati. Dieci mesi fa il consiglio d'amministrazione lo ha sfrattato relegandolo al pianterreno d'un vecchio padiglione. Il professore mi riceve nel budello. Stempiato, capelli striati di grigio che s'arricciano sul collo, viso tondo, ha un gran daffare a rispondere al telefono che trilla quasi in continuazione. Gli chiedo se conosca il motivo per il quale è oggi il medico più discusso d'Italia. Risponda che presume di conoscerlo, ma non lo vuol dire anche se quelli che parlano male di lui presumono e lo dicono. «Non è leale divulgare ciò che si presume. Soltanto i documenti possono parlare» dice uscendo dal vago. Bene, e allora parliamo dei documenti che parlano. Ce ne sono due, il primo è di una commissione di studio nominata dall'ospedale, il secondo è di una commissione scientifica nominata dal ministero della Sanità. Entrambi sconfessano l'operato del «medico del cancro» e portano le firme di prestigiosi uomini di scienza, come quelle di Francesco Pocchiari, direttore dell'Istituto superiore di sanità, dei direttori dei tre istituti nazionali dei tumori. Insomma: i più noti cancerologi italiani dicono chiaro e tondo che le terapie anticancro di Saverio Imperato non hanno il supporto di una sperimentazione clinica corretta e sono del tutto inefficaci. Lo dicono perché sono rosi dall'invidia? La domanda fa scattare il professore: «Rispondo che si tratta d'un giudizio erroneo. Giudìzio che, oltretutto, è privo di motivazione. Mica dicono tu sbagli qui, tu sbagli là. No. Le critiche sono generiche, non sono sorrette da un linguaggio scientifico, io invece pretendo che dicano anche i perché. Se questi commissari sono sicuri del fatto loro, vengano a dibattere la questione in pubblico, oppure, se lo preferiscono, accettino una discussione scientifica a porte chiuse». Saverio Imperato, adesso, è lanciato nella polemica. Mi porge una rivista femminile, «Grazia», indicandomi un'intervista al direttore dell'Istituto dei tumori di Milano, Umberto Veronesi, uno dei suoi giudici. «Legga, legga — mi esorta — e vedrà che proprio lui dice cose chio ho detto dieci anni fa proposito della terapia immunologia». Professore, quanti casi di cancro ha guarito? « E' difficile rispondere a questa domanda perché bisogna tener conto del tipo e della fase del tumore. Ci sono malati, ad esempio, che devono morire nello spazio di due o tre mesi e invece campano di più. Soltanto il caso che va oltre i cinque anni è considerato guarito». E Tommaso Maestrelli? «Non personalizzo mai i casi dei miei pazienti. Non faccio mai nomi, si rivolga ai medici curanti». Quanti pazienti ha oggi in cura? «Diciamo 1400». Lei non fa nessuna concessione all'autocritica, vero? «Senta, il problema è questo: faccio meglio e più e faccio peggio e meno degli altri? Se faccio peggio mi devono impedire di farlo. Ma finora nessuno me l'ha impedito». Cosa dicono a questo pro- posito quelli dell'ospedale San Martino? Sentiamo uno dei consiglieri d'amministrazione, l'aw. Elzo Colonna, che ha seguito la storia fin dalle origini: «Inizialmente la gran parte dei consiglieri ha accettato, chiudendo un occhio, che Saverio Imperato svolgesse un'attività che non gii competeva e che non era mai stato autorizzato a svolgere. Qualcuno evidentemente credeva nelle cosiddette terapie anticancro escogitate da questo professore. Quando si sono tutti resi conto che queste cure non erano taumaturgiche, ci si è trovati di fronte a una situazione drammatica. Si è detto al professore di non accettare più pazienti oltre a quelli che aveva in nota e, gradualmente, di abbandonare anche questi. Ma ciò non è avvenuto. E adesso? Domani si riunisce il consiglio d'amministrazione del San Martino che, dopo un precedente rinvio, dovrebbe prendere atto della nomina del nuovo titolare della cattedra di immunologia, il professor Franco Celada. E Saverio Imperato? Risponde il consigliere: « Se non ci saranno complicazioni, e spero che non ce ne siano il vincitore del concorso subcn- | trerà nei diritti stabiliti dalla n convenzione tra ospedale e università e nelle prerogative che prima erano di Saverio Imperato. E' chiaro che da quel momento il "medico del cancro" non avrà più alcun rapporto con il San Martino». Filiberto Dani

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