La morte di Cristina venne decisa dopo la visita di un carabiniere ? di Remo Lugli

La morte di Cristina venne decisa dopo la visita di un carabiniere ? Il processo in assise a Novara per il sequestro Mazzotti La morte di Cristina venne decisa dopo la visita di un carabiniere ? Entrò nella casa dov'era prigioniera per un accertamento - La ragazza se ne rese conto e i carcerieri decisero di eliminarla per non farsi scoprire - L'interrogatorio del cambista di Sanremo che riciclava i soldi (Dal nostro inviato speciale) Novara, 15 dicembre. Poche ore prima che Cristina Mazzotti morisse un ignaro carabiniere è arrivato sulla soglia dell'appartamento nel quale lei si trovava. Forse la sventurata ragazza ha sentito il grido di allarme dei suoi aguzzini quando si sono resi conto del pericolo. E' un particolare, questo del carabiniere, che era noto nell'istruttoria, ma mai era stato approfondito. Oggi, durante l'interrogatorio di Bruno Abramo, l'avvocato Smuraglia di parte civile ha tentato di scavare intorno a questo episodio. Siamo dunque alla mattina del 31 luglio '75, a Galliate, in via Ticino 36, nell'appartamento dei conviventi Rosa Cristiano e Luigi Gnemmi. Lo Gnemmi non c'è, è stato mandato via da tre giorni con uno stratagemma. Cristina Mazzotti è sul letto matrimoniale. Di fianco a lei c'è ancora, dopo avervi passato la notte, l'Abramo, cognato di Achille Gaetano, da questi indotto il giorno prima a intervenire nel servizio di custodia. Nel soggiorno, Rosa Cristiano. Suona il campanello. Rosa risponde al citofono e sente dire una parola per lei certo terribile: «Carabinieri». Era un intervento per un motivo amministrativo, che riguardava la gestione del bar che aveva gestito lo Gnemmi, ma lei non poteva saperlo. Che cosa succede da questo momento nell'alloggio? E' quanto cerca di capire l'avvocato Smuraglia che chiede ad Abramo come la Cristiano lo informò della presenza del carabiniere. L'avvocato Brighina si intromette, dice che l'imputato ha già risposto facendo il proprio racconto, Smuraglia lo accusa di imboccare il suo difeso. Le voci si alzano, tra una battuta e l'altra Abramo riesce a dire che la Cristiano non entrò nella stanza, glielo disse dalla porta. Lo scontro tra i due avvocati induce il presidente dottor Caroselli a sospendere momentaneamente l'udienza. Decisione poco opportuna perché Abramo ha il tempo di meditare e, magari su consiglio di qualcuno, di aggiustare il tiro. E infatti alla ripresa, quando la domanda gli viene formulata di nuovo, dice che la Cristiano gli ha annunciato l'arrivo dei carabinieri entrando nella stanza e dicendoglielo a 30 centimetri dall'orecchio. La Cristiano aveva sempre sostenuto di non essere mai entrata nella stanza, altrettanto aveva fatto l'Abramo; ma ora, per rendere plausibile che la donna non sia stata costretta a dire quelle parole ad alta voce, entra. E' un punto delicatissimo, cruciale. Cristina è sveglia, dice Abramo, e si cura le mani (non si sa come potesse fare, visto che, sempre secondo l'Abramo, era bendata), quindi è in grado di sentire cosa avviene. Ecco l'ipotesi terribile. Un ostaggio che in futuro, una volta liberato, è in grado di dire che si trovava in un alloggio dove una certa mattina è arrivato un carabiniere anche solo davanti alla porta, è un ostaggio pericoloso, perché può bastare una modesta indagine per scoprire qual era l'alloggio. E allora viene il sospetto che la morte che so- praggiunge nella notte non sia un evento involontario, ma sia voluto. Nell'udienza di oggi vengono interrogati anche Francesco Russello, a piede libero, e Giuseppe Milan, Russello, 40 anni, da Staiti (Reggio Calabria), cambiavalute a Bordighera, proprietario del ristorante «da Francesco» a Sanremo, è imputato di ricettazione per avere occultato 40 milioni provenienti dal riscatto Mazzotti. Si parla di un giro vorticoso di depositi e prelievi bancari, che Russello giustifica con la propria attività di agente di cambio. Il denaro, lui dice, gli era stato dato il 6 agosto '75 da una banca svizzera dove era andato a cambiare della valuta estera; e poi lo aveva depositato all'Istituto San Paolo di Sanremo. Il presidente rileva che mentre nel '74 i suoi versamenti bancari erano stati di 187 milioni, nei primi otto mm3pbin arresto, i qngtpn mesi del '75 sono stati di 459 milioni; e l'8 luglio '75 versò 30 milioni di cui 5 risultarono provenienti dal riscatto Malabarba, che era stato rilasciato in quello stesso giorno (per questo sequestro Russello non è stato nemmeno indiziato di reato). Giuseppe Milan, 45 anni, veneto della provincia di Rovigo, ha le massime imputazioni: sequestro e omicidio volontario. E' stato riconosciuto da Emanuela Luisari e da Carlo Galli, gli amici di Cristina rapiti anch'essi nella prima fase del sequestro, come colui che era alla guida della «125» che tagliò la strada alla «Mini» del Galli. Ammette di essere stato in quella città in quei due giorni, ma di non avere mai fatto salire sull'auto alcuno; e non conosce nessun calabrese. Domani sarà la volta di Gianni Carlo Geroldi e di Loredana Petrancini. Remo Lugli Novara. Gli imputati Giuseppe Milan e Bruno Àbramo durante le deposizioni in tribunale (telefoto Ansa) alrvC