Brasile: soldati contro sacerdoti

Brasile: soldati contro sacerdoti Denunce di vescovi sulla tortura dei "religiosi Brasile: soldati contro sacerdoti Rio de Janeiro. 14 dicembre. La Chiesa cattolica si è di nuovo pronunciala, e in modo vigoroso contro la politica del regime militare brasiliano. Dopo aver denunciato il «generale clima di violenza» che regna in Brasile, questa volta la Chiesa attacca «un sistema in cui il denaro compra la giustizia e le coscienze e in cui i poveri non hanno diritto alla parola». Ciò spiega, secondo la Chiesa, perché i conflitti per il possesso delle terre siano «dal Nord al Sud sempre più violenti». Nello slesso tempo essa lancia gravi accuse contro le autorità militari dello Stato di Para per le torture inflitte per sedici giorni a un prete, obbligato poi a fare dichiarazioni contro altri ecclesiastici. Il sacerdote è padre Fiorentino Maboni, che era stato arrestato alla fine di ottobre a Sao-Geraldo-do-Araguala, località dello Staio di Para, a sud di Maraba, dove c'erano stati disordini qualche giorno prima. Parecchie decine di posseiros (contadini senza diritto di proprietà) si erano rivoltati, convinti che sarebbero stati derubati dei poderi che occupano. Armati di fucili da caccia, avevano sparato contro un reparto della polizia militare, che proleggeva un gruppo di topografi. Due poliziotti erano stali uccisi. I contadini si diedero subito alla macchia, ma i poliziotti, con effettivi rinforzati, fecero una battuta nella foresta, catturando 65 ribelli. Imprigionarono anche padre Maboni, che tuttavia era arrivalo dopo gli incidenti, portando ai contadini un messaggio del suo vescovo. A un mese e mezzo dagli avvenimenti, 25 contadini sono tuttora incarcerati a Maraba. Altri sei sono stati trasferiti in una prigione di Belem, tutti sotto l'accusa di «reati contro la sicurezza nazionale». Dopo una riunione di due giorni a Goiana, vicino a Brasilia, i vescovi, che appartengono alla «Commissione pastorale per la terra», organo della Conferenza episcopale, hanno pubblicato un documento t'8 dicembre in cui si afferma che padre Maboni è stato torturato. Dice il documento: «Segregato in cella isolata per molti giorni, padre Maboni è stato sottoposto a torture fisiche e psicologiche. E' stato condotto, con la testa coperta da un cappuccio, da Sao-Ccraldo a Xamboia, sulla riva opposta del fiume Araguaia, dove e stato interrogato e torturato. Le sue ferite sono così gravi che ha dovuto essere curato per tutto il tempo che ha passato in prigione. A Sao-Ccraldo è stato costretto a pulire le strade. A quanti se ne stupivano egli rispondeva che "lo facevano soffrire perché aveva voluto essere più vicino al popolo"». / vescovi denunciano poi la «grossolana manovra» delle autorità militari, che hanno fallo «intervistare» il prete mentre era in mano dei suoi torturatori. L'intervista, pubblicata in novembre da un giornale di Brasilia, aveva provocato vivaci reazioni da parte della Chiesa. Faceva dire al missionario che il clero brasiliano era ormai «orientato a sinistra» e che le direttive evangeliche della Conferenza episcopale erano nettamente «materialiste». L'intervista conteneva poi accuse contro due vescovi, doni Eslevao Cardoso Avelar e ! dom Alano Pena, di Maraba, che I erano stati interrogati per due giorni dai militari sulla dottrina della Chiesa e su ciò che pensavano di dom Heldcr Cantaro e di monsignor Lefebvre. Il documento dei vescovi afferma: «Chi ha un minimo di buon senso non può non essere colpito dal numero incredibile di volte in cui persone arrestate in nome della sicurezza nazionale firmano "confessioni" o "ritrattazioni" in cambio della libertà. Fatti come questi mostrano come la Chiesa brasiliana oggi viva, come tante altre volte in passato, un momento di prova, dal quale uscirà purificata e più forte». Dopo aver studiato i numerosi conflitti per la terra che scoppiano in tutto il Paese, i vescovi richiamano l'attenzione sulla situazione di migliaia di posseiros che vivevano nella valle del Sao-Francisco (a nord-est e al centro del Paese) e ne sono stati espulsi dalle società pubbliche per l'energia elettrica che costruiscono dighe sul fiume. A proposito della politica agricola del governo Geisel, i vescovi notano che essa è destinata unicamente ad «appoggiare i grandi proprietari, abbandonando coloro che provvisoriamente occupano il suolo, i fattori, i mezzadri, i piccoli proprietari...». Tale politica, secondo il segretario della «Commissione pastorale per la terra», ha fatto enormemente aumentare il numero dei disoccupati agricoli, i quali, privati anche d'un minimo appezzamento di terra, si trasformano in lavoratori agricoli occasionali. Nel 7967, si afferma, essi erano tre milioni e mezzo, oggi in tulio il Brasile sono otto milioni. Mentre i vescovi pubblicavano il loro documento, il presidente del tribunale militare supremo, generale Carlos Alberto Huet Sampaio, in visita a Belem, si diceva convinto della «partecipazione dei vescovi ai conflitti per la terra a Conccicao-do-Araguaia». «Sfortunatamente — ha detto — i vescovi incitano i poveri diavoli (i contadini) a battersi .invece di calmarli. Questa Chiesa, questa Chiesa comunista, questa Chiesa progressista non è la mia. La mia religione è quella di monsignor Lefebvre». // presidente del tribunale militare supremo parlava a titolo personale, ma sicuramente le sue parole riflettono lo stato d'animo di numerosi capo militari. Il 9 dicembre il quotidiano O Estado de Sao Paulo ri/eriva che un prete italiano, padre José Fontanella, e due missionari americani che lavorano nello Stato di Para, erano minacciati di espulsione. Charles Vanhecke Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de « La Slampa »

Persone citate: Cardoso, Carlos Alberto Huet Sampaio, Charles Vanhecke, Geisel, José Fontanella, Lefebvre, Para

Luoghi citati: Brasile, Brasilia, Italia