La Spagna vota il suo futuro (l'opposizione si astiene) di Mimmo Candito

La Spagna vota il suo futuro (l'opposizione si astiene) Oggi il referendum sulle "riforme del re 99 La Spagna vota il suo futuro (l'opposizione si astiene) (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 14 dicembre. A poco più di un anno dalla morte di Franco, la Spagna vota un futuro possibile. Il governo dice che questo è un referendum sulla democrazia, in realtà è solo un passo incerto nel lungo processo di transizione. Il rapimento di Antonio Maria de Oriol y Urquijo riscopre le paure d'un regime che non ha ancora la forza dell'appoggio popolare; domani nessuna garanzia convaliderà il voto affidato alle urne. Il risultato è scontato, il referendum è un plebiscito; sarà come ai tempi di Franco. L'unica differenza sta nella realtà d'una opposizione democratica, che agisce e si muove all'interno d'una tolleranza ancora ambigua; e questa opposizione si astiene dal referendum. Ne resta estranea, il voto di domani riguarda ancora l'altra Spagna. Si voterà dalle 9 alle 20, gli elettori sono 23 milioni; i risultati si conosceranno solo all'alba di giovedì. La scheda è un piccolo foglio chiaro, con una domanda: quiere usted la reforma politica, approvate la riforma? L'unica incertezza resta il numero finale dei «no», il rapimento del finanziere bilbaino potrebbe trovare reazioni accentuate nella schiera tuttora ampia dei fanatici di «Legge e Ordine». La notte tra sa bato e domenica un buon numero di vecchi generali si è convocato per domandare al re una risposta dura al sequestro, nello stile praticato dai quarant'anni di dittatura. Juan Carlos ha respinto la richiesta, il malumore dei generali non è rimasto segreto. Oggi è stato un giorno lungo, l'attesa di notizie sul rapito ha trovato solo il silenzio del governo e della famiglia Oriol; ma l'avvicinarsi della data del referendum ha fatto sempre più drammatico il conto delle ore. Il primo ministro Suarez, che stasera alle 10 doveva rivolgere un appello al Paese in chiu¬ sura della cosiddetta campagna elettorale, dichiara di aver preparato il suo discorso soltanto pochi attimi pri ma di porsi davanti alle telecamere; fino all'ultimo ha atteso notizie nuove, la speranza della liberazione o la paura d'una scelta omicida dei rapitori. Quanto al Grapo (Grupo de resìstencia antifascista primero de octubre), tutti i partiti della sinistra dicono di non saperne nulla. Ne condanna¬ no l'azione, denunciano una manovra provocatoria. La professionalità nell'esecuzione del rapimento contrasta con la novità e l'inconsistenza della sigla, gli errori (nei messaggi) sull'identità di alcuni prigionieri baschi di cui si chiede la liberazione confermano la dichiarata estraneità dell'Età, la terminologia dei comunicati sembra difforme da una corretta conoscenza del vocabolario e della ideologia marxisti. Qualsiasi possa essere il giudizio sulle responsabilità politiche del ministro guardasigilli di Franco, il rapimento aiuta solo la destra e la sua propaganda volta a dare della democrazia un'immagine di disordine e di debolezza dello Stato. E oggi si parla di servizi segreti. La Spagna ha già mezzo piede nella Nato, e sta sulla porta dell'Europa. La congiuntura dell'equilibrio politico e militare del continente agevola manovre strumentali di destabilizzazione nelle aree «diffìcili», la lotta clandestina fra Cia e Kgb risponde a strategie d'intervento nel destino politico degli Stati cosiddetti sovrani; le rivelazioni degli ultimi mesi rendono credibili le « infiltrazioni » nell'estremismo di gruppi minoritari. Può essere solo fantapolitica, eppure ci sono informazioni d'una indagine orientata verso Kgb e Cia. Una crisi della Reforma Politica aprirebbe un vuoto drammatico, e il ritorno al passato. Ma la realtà della Spagna d'oggi sembra avere già superato questo rischio: la gestione del governo ha un controllo assoluto sul processo politico, l'unica crisi potrebbe essere un irrigidimento di questo processo. Le conseguenze sarebbero certamente gravi, ma non catastrofiche: il franchismo fascista e l'opposizione democratica non hanno capacità di iniziativa né autonomia, il resto del Paese (cioè tutta la grande palude del franchismo sociologico) appare governato ormai dall'immagine « continuista » della evoluzione, del re e del suo governo. Per questo non si hanno dubbi sull'esito del referendum. Voterà « sì » il grande capitale, l'economia, le forze armate, le classi della borghesia soddisfatte di essere democratiche senza rimetterci nulla, molta parte degli strati sociali bassi educati al conformismo e all'autocrazia. E' a tutti costoro che si è rivolto il governo in questi giorni di campagna elettorale, rompendo la neutralità che gli sarebbe toccata e facendo propaganda (con i denari dello Stato) per un « sì » alla Reforma. Il «no» verrà solo dai «missini» ormai inutili di Giron, Blas Pinar, Sanchez Covisa; i gruppi terroristici protetti dai ricordi della Cruzada, i vecchi militari induriti dagli anni e dagli odi della guerra civile, la parte più provinciale della burocrazia, la rendita, una quota molto ridotta del proletariato contadino e di recente inurbamento. L'opposizione si astiene, non partecipa al voto, considera la riforma ancora di stile franchista; imposta da un governo senza consultazione degli oppositori, vincolata a uno spirito ancora autoritario, di potere senza garanzie. Il « sì » supererà il 70-80%, il « no » dovrebbe avere meno del 100/o. L'opposizione democratica conta su un 2030% di rifiuto alla complicità. Ma un risultato è già noto, quello degli emigrati. Potevano votare nei Paesi in cui lavorano: sembra che lo abbia fatto solo il 5%. Domattina sapremo se Antonio Maria de Oriol y Urquijo è stato ucciso. Mimmo Candito

Persone citate: Antonio Maria De Oriol, Blas Pinar, Grupo, Juan Carlos, Sanchez Covisa, Suarez, Urquijo

Luoghi citati: Europa, Madrid, Spagna