Consumatore: la legge non riesce a difenderlo

Consumatore: la legge non riesce a difenderlo Il convegno a Bologna dei servizi annonari Consumatore: la legge non riesce a difenderlo Anche il recente provvedimento deciso per frenare le speculazioni potrà far cadere nella rete i "pesci piccoli", non quelli più importanti Esperti in passerella, mentre il consumatore lotta, senza troppe speranze e con molta rassegnazione, contro il carovita quotidiano. Nel convegno svoltosi sabato a Bologna, organizzato dall'Azienda servizi annonari municipalizzata e dal Comitato per lo studio dei problemi doganali e merceologici dell'Università bolognese, il tema è quello di sempre: « La tutela del settore alimentare ». Perché il consumatore va difeso nel suo stomaco oltre che nel suo portafogli. Ma sul banco degli imputati sale subito un personaggio d'attualità, protagonista anomalo di un convegno, eppure primattore di questi nostri tempi: lo speculatore, « un individuo — secondo lo psicologo americano Christie — affetto da " sindrome di disonestà ", con l'intenzione conscia o inconscia di utilizzare gli altri ai propri fini ». Gabriele Sarti, presidente dell'Azienda servizi annonari municipalizzati di Bologna, osserva: « Si calcola che i 10 mila miliardi di produzione lorda vendibile agricola diventino 24 mila miliardi di spesa alimentare per il consumatore. Quanto c'è di costi effettivi e di distribuzione e quanto c'è di speculazione? ». La domanda è senza risposta, finché chi paga resta l'ultimo anello della catena: il consumatore, lusingato spesso e bidonato sempre. « La difesa è nella legge », obietta qualcuno. In verità, non in una, ma in una miriade di leggi, dal regolamento per la vigilanza igienica risalente al Regno d'Italia (1890) al regio decreto contro le frodi agrarie di epoca fascista (1925-26), alla successiva legislazione degli anni del benessere dal 1950 al '60. Una selva di norme e contronorme, nelle quali il consumatore si perde e lo speculatore si arricchisce. L'ultimo passo è un recentissimo decreto legge del 15 ottobre, convertito in legge il 24 novembre scorso e non ancora pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale»: dovrebbe colpire « chiunque compie manovre speculative ovvero occulte, accaparra o incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, pro¬ vocandone la rarefazione o il rincaro sul mercato interno ». Punizione: il carcere, da sei mesi a tre anni, e una multa, da uno a 50 milioni. Ma nel nostro Paese si sa come vanno certe cose. Secondo il prof. Amorth, dell'Università di Modena, l'inghippo c'è e si vede: « Non si può parlare di una legge contro lo speculatore, se con questo termine si intende chi voleva intenzionalmente alterare l'equilibrio del mercato. C'è il pericolo in realtà che qualche imprenditore nell'esercizio della sua attività normale di immagazzinaggio per la maturazione e la conservazione, incorra nel rigori della legge "ove incontri qualche magistrato poco esperto ". E non si sa se poco esperto di legge o di agricoltura ». Perciò in galera potrebbero finire i « pesci piccoli », mentre i « pescecani » resterebbero immuni e felici, liberi di speculare e di guadagnare. La situazione per il consumatore non è allettante, perché molto spesso i suoi problemi finiscono in un giro di valzer di parole. Occorre un discorso programmatico che coinvolga tutta la politica agricola alimentare; occorre una politica alimentare costruttiva; occorre infine effiii nini ini ;mn ni n n in n min imi il immillimi cienza amministrativa, «mentre il nostro Paese — afferma il prof. Grassani, direttore del Centro nazionale studi doganali di Genova — muore di inefficienza ». Mancano i fatti, anche se di proposte ce ne sono tre. Esistono infatti tre progetti di legge: uno governativo del ministro Marcora (propone l'istituzione di un comitato interministeriale per la politica agricolo-alimentare e la riforma dell'Alma con una programmazione di criteri di vendita); un secondo, socialista, del senatore Fabri (prevede nuove norme per i mercati agricoli - alimentari, il controllo dei prezzi, l'informazione e la tutela dei consumatori) ed un terzo, comunista, dell'onorevole Balde] li (estenderebbe i compiti d'intervento Aima per assicurare il regolare approvvigionamento «a prezzi regolati» e propone la realizzazione di agenzie regionali Aima per un decentramento amministrativo). Un filo conduttore è la riforma dell'Arma, le cui aste si prestano alle manovre speculative (ultima prova, il parmigiano reggiano ed il suo rincaro selvaggio). E sull'immediata attuazione di queste riforme insiste il professor Grassani: «Punti fondamentali sono: le scorte di prodotti quali burro, carne, olio, eccetera devono essere pubblicate mensilmente (una garanzia di controllo diretto da parte di tutti gli interessati, consumatori compresi, n.d.r.) ed immesse sul mercato in caso di perturbazioni; devono essere fissati in precedenza i tempi di rivendila dei prodotti comprati alle aste (non più di 30 giorni), il quantitativo massimo a favore di ogni vincitore d'asta, il prezzo massimo a cui il prodotto d'asta può essere rivenduto». E chi gioca alla speculazione dovrà essere individuato, sospeso, espulso. Questa è una concreta difesa dei nostri striminziti portafogli. Ma a chi spetta il controllo dei prezzi? Il professor Casadio, docente di organizzazione economica internazionale all'Università di Bologna, non ha dubbi: «A Mr. Prezzi, come accade in Svizzera, dove il Parlamento ha delegato a Mr. Prezzi la tutela dei consumatori e la vigilanza sui rincari». Una novità, ma forse un'istituzione in più in un Paese che di enti inutili ne ha in sovrabbondanza. La soluzione più concreta l'ha adottata il Comune di Bologna. L'assessore all'annona Bragaglia ha annunciato la costituzione di un comitato per la tutela del consumatore, al quale parteciperanno rappresentanti delle associazioni di categoria, dai produttori ai sindacati, dai distributori ai consumatori. Sarà uno dei pochissimi organi a difesa del consumatore in Europa (sicuramente :1 primo in Italia) con una struttura giuridica e sotto l'egida dell'ente locale. Se funzionerà, altri Comuni potranno seguire l'esempio che viene da Bologna. Simonetta Conti

Persone citate: Amorth, Balde, Bragaglia, Casadio, Gabriele Sarti, Grassani, Marcora, Simonetta Conti