Friuli: tornano gli sfollati e la speranza

Friuli: tornano gli sfollati e la speranza A poco a poco i paesi devastati dal terremoto riprendono a vivere Friuli: tornano gli sfollati e la speranza (Dal nostro inviato speciale) Udine, 13 dicembre. Giuseppe Zamberletti, commissario straordinario del governo del Friuli, è ottimista: «Entro il 31 marzo '77 — afferma — ci sarà una baracca per tutti i senzatetto». L'aveva già detto all'indomani del 15 settembre subito dopo il secondo terremoto. Nessuno allora avrebbe scommesso sul Friuli e sui friulani: due nuove terribili scosse avevano vanificato il lavoro svolto da maggio, distrutto ogni illusione, frustrato ogni forma di resistenza fisica e morale. La gente delusa fuggiva dai paesi. E' una disfatta — si diceva —, è una nuova Caporetto. A sperare erano rimasti in pochi. Tra questi c'era appunto il proconsole mandato da Roma per dare una mano ai friulani. A tre mesi da quei terribili giorni di amarezza conferma una promessa che era soprattutto un atto di fede. Chissà, forse allora aveva annunciato una data tanto per avere un punto di riferimento fisso in una situazione incertissima. Oggi i risultati dicono che aveva visto giusto anche se — commenta — potremmo fare di più. Spiega: «I militari e i vigili del fuoco lavorano a tempo pieno con abnegazione e nelle zone più impervie. Non conoscono riposo. Sacrificheranno alla costruzione dei prefabbricati anche il Natale. Se pure le imprese private potessero operare con maggiore continuità potremmo recuperare il tempo perduto in settembre a causa del secondo terremoto e in ottobre per colpa del maltempo». Rivolgerà un appello ai sindacati per ottenere che i cantieri lavorino anche il sabato e di domenica. Sembra che le organizzazioni dei lavoratori siano disposte a una risposta positiva. Intanto fa il punto sulla situazione. «E' prevista — spiega in una conferenza stampa — l'installazione di 19.043 alloggi prefabbricati, 9281 dei quali a cura della Regione Friuli Venezia Giulia, il resto a cura del commissariato del governo». Finora il piano regionale ha prodotto 2773 alloggi, quello del commissario 1637. « Sono dati confortanti — afferma Zamberletti — stiamo portando a termine con ritmi e temi ottimi forse la più grossa operazione di soccorso civile effettuata in Europa». Tecnici ed esperti stranieri condividono queste valutazioni. Una commissione americana è venuta a studiare i metodi seguiti dal commissario e dal suo staff e li ha apprezzati. Anche in Friuli si ritiene valido il lavoro svolto da Zamberletti, ma i pronunciamenti sono meno calorosi. Sindaci, organizzazioni dei lavoratori e comitati dei senzatetto affermano che gli aspetti negativi non mancano. «Ci sono — dicono — ritardi, lentezze, indecisioni che portano via tempo prezioso». Ammettono, tuttavia, che nessuno sta con le mani in mano. Il Friuli può effettivamente contare su una solidarietà concreta che viene da tutta Italia e trova conferma nelle risposte agli appelli lanciati dal commissario. Stamane Zamberletti s'è incontrato con una commissione di parlamentari friulani. «Abbiamo molta fiducia», ha detto al termine del colloquio il sottosegretario Bressani, democristiano; a parere dell'onorevole Baracetti, comunista, c'è ancora molto da fare; secondo l'onorevole Scovacricchi, socialdemocratico, bisogna ricordarsi anche del re¬ cupero del patrimonio artistico: « C'è una ricchezza inestimabile che rischiamo di perdere per sempre» ha detto. Zamberletti pensa soprattutto agli uomini. «Entro gennaio sarà completato il recu pero delle scuole — afferma — ma stiamo provvedendo anche per garantire gli altri servizi necessari a una comunità: uffici, negozi, banche». Pontebba, Moggio, Venzone, Trasaghis e altri paesi stanno tornando a poco a poco a vivere. La gente rientra dai centri balneari in cui si era rifugiata. Gli sfollati che a settembre erano oltre 35 mila sono oggi circa 27 mila; 15 mila sono nelle 5200 roulottes messe a disposizione dal commissario; le tende sono utilizzate soltanto da coloro che la sera non si fidano a dormire nelle case in muratura. La paura è ancora tanta. Le stesse strade di Udine sono ancora disseminate di roulottes e di tende. «Le teniamo per scaramanzia», afferma un pensionato. In realtà si temesempre possibile un ritorno del terremoto. Le luminarie accese in Mercatovecchio, i concorsi di Natale organizzati come sempre dai commercianti, le iniziative per chia¬ mare più gente nelle botteghe non-riescono a esorcizzare un fantasma che a maggio si riteneva passeggero ma che a settembre ha riproposto terrore, distruzione e morte. Si vive, in sostanza, nell'ansia, pur se tutti cercano di non pensare al terremoto. La realtà è tuttavia 11 a indicare uno dei drammi più crudi vissuti dal Friuli. Al posto delle case ci sono le macerie; le roulottes, i carri ferroviari e gli autobus trasformati in case mobili restano sempre rifugi precari. E le baracche? «Ne prevediamo il recupero a mano a mano che saranno ricostruite le case vere e proprie, via via che i paesi riacquisteranno un aspetto definitivo », afferma Zamberletti. Ma anch'egli sa che a questo punto non si può ancora parlare di ricostruzione. Esiste una bozza di piano, ma è fondata sull'incertezza. Passeranno anni prima che i prefabbricati vengano sostituiti definitivamente. Nessuno sa ancora come, con quali criteri e dove ricostruire. Rinasceranno i paesi dispersi nell'Alta Val Torre? Torneranno i villaggi che sorgevano sotto le montagne? Renato Romanelli

Persone citate: Bressani, Giuseppe Zamberletti, Moggio, Renato Romanelli, Scovacricchi, Zamberletti