Nappista minaccia un avvocato "Fascista ti spareremo in testa,, di Vincenzo Tessandori

Nappista minaccia un avvocato "Fascista ti spareremo in testa,, Nuova turbolenta udienza alla corte d'assise di Napoli Nappista minaccia un avvocato "Fascista ti spareremo in testa,, (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 13 dicembre. Cammino ancora tormentato per il processo ai Nuclei armati proletari che lo Stato di diritto pone sotto giudizio alle assise di Napoli. Oggi i quindici imputati alla sbarra hanno assistito silenziosi e spesso impassibili alla valanga di eccezioni presentate dai difensori di fiducia e di ufficio. Pareva dovesse trattarsi soltanto di una noiosa udienza di avvicinamento a quello che dovrebbe essere il cuore del dibattimento: l'analisi e la valutazione delle azioni armate e di terrorismo dei Nap. Invece l'imprevisto equilibrio si è spezzato per una decisione, l'ennesima discutibile, del presidente Sinibaldo Pezzuti. Erano le 14 passate da dieci minuti, quando, dopo numerosi interventi dei difensori, ma prima della conclusione della serie, si è alzato per parlare l'avvocato Valerio De Martino, rappresentante di parte civile per i missini della sezione «Arenella» assaltata dai Nap. Benché, secondo la procedura, non fosse il suo turno, il presidente gli ha concesso la parola. Appena il legale ha cominciato a parlare, lo ha apostrofato Domenico Delli Veneri: «Ehi, fascistello, stai zitto». Poi, visto che l'altro proseguiva, il nappista ha aggiunto: «Non si faccia parlare questo porco fascista ». Il presidente si è affrettato a precisare: «Ma ha la parola». A questo punto sono stati i difensori a scattare: «Non può averla». E ancora Delli Veneri: «Non hai capito proprio niente, fascistello: abbiamo sparato nelle gambe a tre dei tuoi, b te spareremo in fronte ». Era già il caos. I difensori urlavano, rivolti al collega: «Stai zitto, devi star zitto. Non hai nessun diritto di aprir bocca, ora». Perplesso, il dottor Pezzuti contemplava quella specie di rissa fra uomini togati che soltanto un largo tavolo sembrava far desistere dal prendersi per il risvolto della giacca. La situazione diventava sempre più grottesca: urla e invettive dei difensori, cocciuti tentativi dell'avv. De Martino. Si era ormai vicini al ridicolo quando il pubblico ministero, Lucio Di Pietro, ha chiesto la parola. Sordo a tutto, De Martino non intendeva rinunciare al privilegio avuto. Allora il rappresentante del¬ l'accusa pubblica gli ha ordinato, gridando: «Si segga, perdio». Poi, il dottor Di Pietro ha sottolineato come l'atteggiamento del presidente in questa occasione fosse dissimile da quello mostrato nei confronti dell'avv. Eduardo Di Giovanni, fatto allontanare dall'aula con ordine ai carabinieri mentre dettava un'istanza a verbale. Intanto De Martino non taceva; allora il p.m. ha gridato: «La invito ancora a non prendere la parola. Lo faccia senza farmi bestemmiare» . E rivolto ai difensori: «Lasciate risolvere i problemi alla corte. Di questo processo non si deve fare una rissa ». A questo punto, nuovo intervento del presidente: «L'avvoca- to De Martino non ha la parola» . Fine del caos. Con un'ora e mezzo di ritardo si era aperta questa udienza, la quinta. Il presidente aveva letto: «In considerazione del comportamento tenuto nelle precedenti udienze dagli imputati, per prevenire pericolo di fuga o di altri atti di violenza, la corte ha dato disposizione verbale al nucleo traduzioni dei carabinieri di tenere gli imputati con le manette, con esclusione naturalmente della Vianale». I nuppisti avevano ascoltato impassibili la decisione. Erano iniziate cosi, in una strana atmosfera, le questioni preliminari. I difensori avevano contestato aspramente la stesura dei verbali di udienza, secondo alcuni non aderenti alla realtà. «Non vogliamo trovare verbali capovolti, cioè dal senso capovolto» , aveva detto l'avvocato Giovanni Bisogni, di Napoli. E Giannino Guiso, di Nuoro: «Oggi ci troviamo un verbale diverso, integrato in alcune parti, da quello che era stato redatto in udienza. Le irregolarità e le violazioni di legge si sprecano in questo processo». L'avvocato Di Giovanni aveva poi allegato copia di un esposto nel quale protesta per le «gravi violazioni nella legge processuale» . Le schedature cui viene sottoposto il pubblico sono state indicate dall'avvocato Vincenzo Lo Giudice: «Si vuole schedare l'opinione politica dei cittadini. Si fanno continue perquisizioni, appena fuori da quest'aula. E' stato addirittura copiato un atto contenuto nella cartella di un avvocato. Poiché il presidente ha smentito di aver dato lui l'ordine, significa che il processo lo dirige la forza pubblica armata». Ma rischi ce ne sono anche altri; i nappisti, lo hanno ribadito, non vogliono difensori. L'altro giorno, in carcere, Domenico Delli Veneri avrebbe dato uno schiaffo al patrono nominatogli d'ufficio, l'avvocato Fusella, ma si parla anche di un tavolino scagliato contro il difensore. Giorgio Panizzari, fra gli autori della tragica rapina all'orefice Baudino, a Torino, due ergastoli sulle spalle, diventato nappista in carcere, ha letto, durante l'unica sospensione, il «comunicato numero quattro». Premesso che «l'azione di guerriglia dei militanti comunisti prigionieri ha elevato e chiarificato il livello dello scontro in quest'aula» , il documento affer ma che «lo scontro si sviluppa fuori e dentro l'aula» . Lo conclude un'ennesima minaccia: «Gli avvocati sono parte organica del tribunale speciale, possono scegliere fra due prospettive: difendere se stessi abbandonando, qui e ora, quest'aula e il loro mandato; diventare irrimediabilmente, qui e ora, il bersaglio delle organizzazioni combattenti comuniste dentro e fuori quest'aula. Nessun alibi, nessuna mistificazione del loro ruolo gioverà ai collaborazionisti» . Il processo riprende mercoledì: scontate numerose altre eccezioni. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Napoli, Nuoro, Torino