Brass: "Niente oscenità ma soltanto brutti film,,

Brass: "Niente oscenità ma soltanto brutti film,, Il regista risponde al sessuologo Brass: "Niente oscenità ma soltanto brutti film,, Tinto Brass, regista di moda, contestato e discusso, ha partecipato quache settimana fa al nostro Centro Studi di Mestre-Venezia, ad un symposium su «Sesso e diritto nel cinema». Ho avuto modo di intrattenermi con lui. Penso possa essere interessante riferire su quanto abbiamo discusso. Servirà forse meglio a capire i suoi film e perché abbia tante contestazioni con magistrati, con produttori, attori come la Schneider e scrittori come Gore Vidal (che vende quattro milioni di copie a libro). Ha avuto molte noie con la censura per «Salon Kitty»?: «Ho dovuto fare 60 tagli per farlo circolare in Italia... è inconcepibile. L'opera però conserva il suo valore e tutti i messaggi che voleva esprimere». Quali sono i messaggi che i suoi due ultimi film, uno dei quali in lavorazione, vogliono trasmettere al pubblico?: «Spero riesca facile, farmi comprendere da lei che è uno studioso di problemi sessuali — forse meno facile farmi capire dai censori improvvisati, da magistrati al servizio del potere e da quella parte di pubblico ancora influenzata dalla cultura clericale che domina il Paese...». E' proprio necessaria tanta abbondanza di nudi, di scene erotiche per sostenere una tesi? Non è meglio immaginare più che vedere?: «La verità anzitutto — io rappresento il vero — sono scene reali, veramente accadute. Cosa vi è di più disonesto che dare allo spettatore scene fasulle?». E l'osceno, le raffigurazioni erotiche, l'insistenza su certi primi piani che valore hanno?: «Non esiste l'osceno, la pornografia nei film. Il film è un'opera d'arte o una "vaccata". L'osceno e la pornografia sono invenzioni della cultura clericale e basta. Le scene chiamate pornografiche dalla vostra cultura sono liberatorie, necessarie, perché se ci si libera dai tabù sessuali, ci si libera anche dalle prepotenze del potere. Siete tutti complessati, frustrati, anche lei professore, dalla vostra cultura, dal vostro perbenismo, dalla società ove siete immersi fino al collo». Mi sembra, Brass, che le sue idee non siano poi tanto originali, le ha prese da William Reich? (famoso psicanalista viennese, in contrasto con Freud, espulso da molti Paesi, Urss compresa — morto in carcere a Lewinsburg — Usa — nel 1957): «Penso di si, anche se non condivido tutto quanto ha espresso nella sua Rivoluzione sessuale non farei, per esempio, vedere i miei film all'asilo». Perché? «Perché non capirebbero». Le piace la Schneider?: «Mi è indifferente come donna e come attrice. Se n'è andata perché ha rifiutato di girare una scena erotica inserita dopo un funerale... aveva letto il copione ed accettato la scrittura, quindi sapeva cosa l'aspettava». Che significato si può dare a sequenze come quella rifiutata dalla Schneider che il pubblico forse non capirà mai?: «Sono sicuro che lei le ha capite. Quando si perde una persona cara... si è portati a ricercare rapporti, anche sessuali, con una persona viva e reale. Ci si rifugia nel sesso che è antagonista della morte... è semplice no!». Posso chiederle che tipo dì educazione ha avuto?: « Normale, borghese. Da giovanissimo, col sesso, mi sono liberato dall'autorità della famiglia. Mio padre era avvoca¬ to a Venezia, perciò studiai legge... molto tempo l'ho passato nei casini di Padova (quando li chiusero, prima che nelle altre città, mi trasferii a Ferrara); ho imparato più cose là dentro che sui libri e nella vita ». Se dovesse iscriversi ad un partito quale sceglierebbe?: « Sono radicale. Non si capisce? Tutti gli altri partiti fanno parte del potere, aspirano al potere e per conservarlo vogliono mantenerci frustrati. Non saremo mai veramente liberi, se non ci libereremo sessualmente ». Personalmente credo che la libertà sessuale porti all'anarchia, più che ad una convivenza civile, né credo che certi film in circolazione servano a liberarci da tabù, anzi ne creano altri: distorcono la figura femminile presentandola in scene sado-masochistiche. Le sembrano naturali, vere?: « Ecco anche lei cade nel conformismo più banale. Caligola era intelligente, non era pazzo, glielo assicuro, ho letto e studiato Svetonio, Tacito, Seneca, tutti vissuti dopo di lui e tutti asserviti al potere, per questo ce lo rappresentano come pazzo ,>. Perché ha scelto Caligola per un film?: « Ho visto in lui un precursore della contestazione e del radicalismo. Tutto quanto vedrà nel film (e ci sono scene veramente divertenti, come l'esercito che, armato di tutto punto, va a tagliare canne nei campi o il lancio di un sacerdote in pasto al popolo) è la dissacrazione dell'esercito, della religione perché erano strumenti del potere del tempo, a danno del popolo ». Non crede di aver concesso più alla fantasia che alla storia in Caligola?: « Non mi venga anche lei a rompere... altrimenti devo pensare che faccia parte della cultura del potere e che non sia capace di vedere più in là del suo naso ». Che ne pensa del sesso?: « Bene, molto bene. Ho bisogno di una razione quotidiana di sesso. Schiarisce le idee e fa bene alla salute. Queste cose me le dovrebbe | insegnare lei ». Il regista veneziano, (un misto fra OrsonWelles e Pannella, del primo ha l'intelligenza, l'acutezza, l'arguzia, del secondo lo spirito dissacratore) irriverente, irruente nel sostenere le sue idee, talvolta scurrile come se si trovasse sul set, riesce comunque simpatico. La grande carica di vitalità si esprime nei gesti e nell'eloquio. E' un affettivo, che crede alla vita... « anche se è minacciata dal potere... e dalle istituzioni » come dice lui. Gianni Caletti

Luoghi citati: Ferrara, Italia, Urss, Venezia