"Nonna mondina,, ricorda la grande rivolta del 1906

"Nonna mondina,, ricorda la grande rivolta del 1906 Una simpatica cerimonia a Vercelli "Nonna mondina,, ricorda la grande rivolta del 1906 Consegnata una targa ricordo a 56 anziane lavoratrici che presero parte alla lotta per la conquista delle otto ore di lavoro (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 11 dicembre. Maria Ardizzone, classe 1890. Settant'anni passati con la schiena curva nelle risaie, a mondare. Vestita di nero, magra, dritta come un fuso, è salita da sola sul palco del teatro civico a ricevere una targa ricordo, respingendo l'aiuto di una ragazza. Vercelli ha commemorato con questa festa il settantesimo anniversario della conquista nel 1906 delle otto ore lavorative da parte delle mondine. Una festa a méta tra l'ufficiale e il casereccio, con garofani di tanti comuni e baci e abbracci tra il sindaco di Vercelli Baiardi e i premiati. La più «giovane» delle 56 mondariso premiate è della classe 1893, la più vecchia dell'80: purtroppo la nebbia fittissima e gli acciacchi hanno impedito a molte di ritirare la loro targa ricordo. Per qualcuna s'è presentata la figlia, ormai anzianotta, o il sindaco del paese. Gli applausi più scrocianti sono andati a Maria Ardizzone, di Asigliano, e a un ex bracciante di 89 anni, Francesco Pasino, di Costanzana. La targa stretta in mano, la memoria lucidissima, hanno rievocato «come se fosse ieri» , quella settimana del giugno 1906. «Avevo fondato con altri Quindici la lega socialista, avevamo anche una sede — racconta Pasino — andavamo in giro, noi uomini, con le bandiere rosse, a cantare». Perché la rivolta? Una vita massacrante. «Alle quattro e mezzo del mattino, ancora buio pesto, dovevamo essere in risaia» , racconta l'arzilla signora Maria. «Non si vedeva niente, si frappavano le erbacce a caso. E appena c'era il sole, bisognava ricominciare da capo. Un'ora di fermata alle 11, per mangiare il piatto di riso e fagioli passato dal padrone (cucinato con l'acqua del fosso), e poi avanti, sempre con i piedi nell'acqua, fino a quando faceva buio». A sera ci lavavamo nei fossi, mangiavamo un altro piatto di riso e fagioli, e si ballava. La fatica pesava, ma eravamo giovani» sospira Maria Ardizzone. Dormivamo nel fienile, immerse nella paglia per non sentire le punture delle zanzare. Qualcuno, a volte, nel sonno, cadeva e si ammazzava. Una vita da cani. «Ci sceglievano in primavera nella piazza del paese. Scartavano quelle conosciute come "sovversive" e chi aveva il giornale in tasca ». La paga? Nessuno sapeva che cosa gli sarebbe toccato. Al termine dei quaranta giorni di lavoro, si ricevevano i soldi e si chiudeva la mano senza guardare. Molti avevano chhiesto anticipi in farina o riso, per poter sfamare la famiglia, e si aspettavano ben poco. La paga delle donne, inferiore a quella degli uomini. E le donne più dure, aggressive, protagoniste assolute della lotta. «Alle sei del mattino, all'inizio di giugno, cominciammo a giocare con le pietre, sui bordi della risaia. Sull'argine, dalla parte opposta, c'erano gli agrari che ci guardavano. Abbiamo tenuto duro una settimana, e abbiamo vinto» gioisce ancora la signora Maria. Una vittoria conquistata anche con aspri scontri di piazza, a Vercelli e Torino. Costarono un processo e molte condanne. Gli agrari non si rassegnarono alla conquista delle otto ore: le mondine, tornando dalle risaie alle tre del pomeriggio, venivano costrette dai capi a non entrare in cascina: «Se il padrone vi vede, a quest'ora si arrabbia». La battaglia continuò per molti anni: la conquista dei domrmitori, di un chilo di riso (oltre la paga- per giornata lavorativa, per un vitto migliore, per costringere le compagne che venivano dall'Emilia e dal Veneto a scioperare compatte. Adesso, le mondariso sono quasi scomparse, sostituite dai diserbanti che hanno cancellato un lavoro da forzati ma hanno portato l'inquinamento. La figlia di Maria Ardizzone va ancora a mondare. Dice: «Siamo pochissime e mal pagate. Tutte Ike mie compagne di un tempo sono andate in città a fare le donne di servizio. Negli ultimi anni, è stato difficile scioperare. Undici anni fa, mi trovai sola nella mia squadra ad abbandonare il lavoro: per la battaglia delle 7 ore. Prendevo mille lire al giorno, più un chilo di riso». La signora Maria, perentoriamente, interrompe la figlia: «Approfittavano del fatto che eravamo tutte ignoranti, credevano che non saremmo mai riuscite a spuntarla su di loro, i nostri padroni. Ma noi eravamo furbe. Io ho lottato tutta la vita, sono sempre stata socialista». Tace un attimo, si avvicina di più e sussurra: «Adesso, sono diventata persino comunista». Marinella Venesroni

Persone citate: Baiardi, Francesco Pasino, Maria Ardizzone, Marinella Venesroni, Pasino

Luoghi citati: Costanzana, Emilia, Torino, Veneto, Vercelli