Quando il cinema profana i Lager
Quando il cinema profana i Lager FATTI E POLEMICHE Quando il cinema profana i Lager Non invoco alcuna censu- ira, anzi sono contraria alla censura: vorrei soltanto che produttori e pubblico una scelta critica e cosciente la sapessero esercitare da sé. Ciò premesso mi domando come abbiano potuto essere concepiti e prodotti, come abbiano potuto entrare nei circuiti di distribuzione, essere propagandati nelle locandine con disegni più o meno osceni di chiaro intento pornografico, film che pretendono di ricostruire l'ambiente dei Lager nazisti o di mettere in evidenza l'aspettò sadico-erotico del nazismo. Il meno che di essi si possa dire è che sono dei falsi storici: neppure il celebre film di Gillo Pontecorvo, che risale a molti anni addietro, più vicino perciò alla tragedia dei Lager e ideato con le migliori intenzioni, poteva rispecchiare la realtà concentrazionaria. Perché nessun film potrà valersi di materiale umano ridotto a scheletri ambulanti, riprodurre le membra piagate dall'avitaminosi, gli occhi perduti nell'incoscienza o nella follia, le vesti lacere, il mare di fango, il terrore la fame il sonno, gli incubi notturni, il malaugurato gracchiare dei corvi, l'ululo del treno nella sconfinata pianura dove i campi si estendono a perdita d'occhio, l'assenza di erba e di colore; perché nessun film potrà riprodurre la malattia, l'ospedale che si impossessa di te dopo ore di attesa nuda all'aperto, la selezione quando non si sa in quale direzione il medico ti spinge, se alla morte imminente in crematorio o alla morte lenta e continua nel Lager, la diarrea che ti fa finire disidratata e delirante, il tormento della scabbia, il trasporto funebre nuda su i una Trage di legno, la flam- ma del crematorio che brucia notte e giorno e diffonde tra le baracche l'odore inconfondibile di carne umana, lo sferragliare dei convogli che scaricano l'umanità destinata ai forni. Questa è la realtà del Lager, signori cineasti, e non sia profanata. Dopo quindici giorni, un mese di vita nel Lager nessuna donna parlava più di un uomo come di un amante, nessun uomo sentiva lo stimolo sessuale, ridotti come eravamo a condizioni meno che subumane. Per quanto la visita ai vecchi campi di sterminio nazisti, ora ridotti a fatiscenti musei, oggi faccia rabbrividire ancora i pietosi visitatori, nemmeno questa può dare appieno l'idea di cosa essi furono. Si ritorni ai documentari, si dia diffusione al migliore di essi, Notte e nebbia di Alain Resnais, se si vuole veramente sapere che cosa sono stati Auschwitz, Treblinka, Buchenwald, Ravensbriick, Mauthausen e gli altri duemila Lager che costellarono la Germania e la Polonia. I film che circolano oggi sui Lager offendono le donne che a milioni hanno lasciato la vita in quei campi e quelle, pochissime, che bene o male ne sono tornate. Anche ad Auschwitz esisteva un Kommando, il Bordell, destinato ai piaceri dei nazisti, costituito da prigioniere ariane più in carne di noi, che potevano all'appello sfoggiare golf di bianca lana d'angora; ma cosa di più triste di vederle partire, dopo l'appello, con i loro valigini, dirette agli alloggiamenti delle SS! Anch'esse meritano il nostro memore rispetto. Giuliana Tedeschi
Persone citate: Alain Resnais, Gillo Pontecorvo, Giuliana Tedeschi
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