Due sole Uste, da "fondere 39

Due sole Uste, da "fondere 39 Domani a Perugia l'assemblea elettiva federale Due sole Uste, da "fondere 39 Il vero tennis è ad Houston, dove si svolge il «Masters Tournement» del Grand Prix, il tennis storico legato alla prestigiosa Coppa Davis è a Santiago del Cile, dove dal 17 al 19 dicembre gli azzurri, dopo le giustificate «querelles» politiche, disputeranno la finalissima contro il Cile del dittatore Pinochet. A Houston l'Italia, avendo dichiarato «forfait» Panatta rinunciando a troppi tornei quando aveva ormai la qualificazione in tasca per ripetere l'esperienza dello scorso anno a Stoccolma (Adriano ha preferito I milioni più facili delle sfide a quattro, riservate ai «vip» della racchetta), è rappresentata dal «ministro degli esteri» Paolo Angeli a livello dirigenziale, mentre sui «courts» del fantasmagorico «Spectrum» si esibiscono Vilas, Ramiraz, Solomon, Gottfried, Orantes, Dibbs, Fibak e Tannar. I dirigenti del tennis italiano, più legati alla Coppa Facchinetti che al vero tennis, si accingono a fare i bagagli per Perugia, dove sabato e domenica prossima si svolgerà l'assemblea elettiva della Federazione per la successione a Giorgio Neri, ritiratosi dalla scena un anno prima della fine del mandato. Due i candidati alla successione, e quindi le correnti. La prima fa capo all'avvocato fiorentino Paolo Galgani, vicepresidente uscente, e si basa sull'appoggio della grande maggioranza dei comitati regionali; della seconda è leader Massimo Momigliano, «boss» pubblicitario milanese, che si affida a sei nomi di prestigio per dare una impronta manageriale alla Federazione. Favorita la prima lista di Galgani, che vedrebbe come consiglieri Bader (Napoli), Barili (Viterbo), Brunetti (Ancona), Costantino (Bari), Francia (Bologna), Nistri (Roma), Paladini (Venezia), Ricci-Bitti (Milano). Da questa lista sorprendono le esclusioni dell'ultima ora del consigliere uscente romano Minio-Paluello e la mancata candidatura dell'architetto Gambardella, «leader» campano. Con Momigliano i nomi prestigiosi dei romani Nicola Pietrangeli e Carlo Della Vida, del milanese Angeli, del piemontese Giorgio Biasci, attuale vicepresidente vicario, del ligure Maritati e del messinese Stagno d'Alcolitres. Come si vede, Piemonte e Liguria sono con la linea manageriale, che giustamente presenta solo sei nomi per lasciare due posti alla minoranza, in modo da assicurare anche in consiglio vo- ci all'opposizione. La lotta è stata molto accanita nelle fasi imminenti all'assemblea, e un terzo nome è stato da varie parti avanzato come terzo contendente, quello dell'ex capitano di Coppa Davis Vanni Canepele, dotato di ottime doti e di un umorismo pari solo alla sua proverbiale avarizia, ma sembra che non se ne faccia niente. Pregi e difetti nelle due liste in pratica si eguagliano sia nei programmi, sia negli uomini. Nella lista Galgani sorge spontaneo il quesito: validissimi dirigenti regionali, avranno poi la statura per dirigere una federazione? Per la lista Momigliano il problema è opposto: quale impegno assicurano persone come Stagno d'Alcontres che non ha tempo nemmeno per le sporadiche riunioni regionali? In pratica, delle due liste se ne poteva fare una buona; invece fra amici è nata una rivalità che per il bene del tennis si poteva benissimo evitare, convogliando in una lista unica quanto c'era di buono delle due in corsa. Invece prevarrà la lista Galgani, e in base all'attuale statuto, che non tiene conto delle minoranze all'opposizione, resteranno fuori dirigenti di valore come lo stesso Momigliano e Paolo Angeli. Rino Cacioppo