Austero Natale, molti lavoratori non riceveranno la tredicesima

Austero Natale, molti lavoratori non riceveranno la tredicesima «Previsioni nere», sostengono i commercianti Austero Natale, molti lavoratori non riceveranno la tredicesima Non tutte le aziende potranno pagarla - Ma anche chi l'avrà, si troverà di fronte all'impennata dei prezzi - "Guardarsi intorno, per scoprire le occasioni migliori" Arriva Natale. Vetrine illuminate, inviti agli acquisti, sprechi di pubblicità sui muri. Un negozio di via Lagrange propone le svendite con un mese di anticipo sulla data tradizionale per questo ge nere di iniziative; un altro invita: - Per favore, fate regali ». Le agenzie turistiche suggeriscono, a scelta, neve o sole: ultimi giorni per le prenotazioni, ammoniscono grandi cartelli. I torinesi passano di fretta. Un'occhiata ai prezzi, qualche considerazione sulle compere da fare, poi tirano via. L'afflusso nei negozi è normale, niente lavoro straordinario. Previsioni? « Nere — afferma il vicepresidente dei commercianti Grandis, responsabile del settore abbigliamento —. Sarà II Natale più povero degli ultimi anni. Per noi e per tutti ». Un altro Natale austero, dunque. Né luminarie, né sprechi. Quelli che spendono e spandono in ogni clima sono una minoranza. I negozianti, che puntano sulla massa, sperano nella tredicesima: • Se venisse distribuita in anticipo — dicono — la gente avrebbe più tempo per decidere, potrebbe fare spese con più calma, senza affanni. Spesso, la fretta è cattiva consigliera ». La tredicesima. Era uno dei miti negli anni del benessere. Oggi è soltanto una boccata d'ossigeno per tante famiglie caricate di sacrifici e di cambiali. Sarà pagata come sempre, dopo il 15 dicembre. In tutta la provincia di Torino porterà oltre 250 miliardi di lire (più della metà nella sola industria). Non tutte le aziende la pagheranno. L'Unione industriale ha organizzato un ufficio per consentire alle ditte in difficoltà di raccogliere il denaro necessario. Alcune imprese, tuttavia, non sono potute ricorrere nemmeno a questa risorsa. Lasceranno i dipendenti senza mensilità straordinaria. Hanno problemi anche alcune amministrazioni comunali alle prese con una situazione finanziarla disastrosa. Molti lavoratori sono costretti a rivedere I loro programmi, a non contare su quella che poteva essere un'iniezione salutare per i bilanci familiari. Vengono in mente I nomi della Venchi Unica e della Singer, ma ci sono anche altre aziende con problemi di sopravvivenza, operai su cui grava II rischio della cassa integrazione e, peggio, della disoccupazione. Sono i risvolti amari di una festa attesa, ma che per molti sarà meno lieta. Quest'anno, come l'anno scorso, due anni fa. tre anni fa. Tredicesime, abbiamo detto. Gli effetti di questa mensilità straordinaria saranno in parte sacrificati all'aumento dei prezzi. In alcuni casi è stato vertiginoso. So- no rincarati soprattutto I prodotti alimentari; abbigliamento, casalinghi, elettrodomestici eccetera hanno comunque tenuto bene il passo. Guardando le vetrine c'è da restare allibiti. In via Roma, in piazza San Carlo o in via Garibaldi i cartellini fanno girare la testa: sessantamila lire per un paio di scarpe, centomila per stivali da donna, mezzo milione per il cappotto di cachemire, trecentomila il trenino elettrico. D'accordo, sono punte massime. Ci si può vestire anche spendendo meno. Sempre molto, comunque, rispetto al potere d'acquisto della media delle famiglie torinesi. Molte possono permettersi i lussi d'un tempo, trascorrere Natale in allegria. Certi prezzi sono alti anche perché, evidentemente, molti sono in grado di pagarli. Ma la maggioranza delle persone deve cercare ciò che costa meno e spesso, pagando meno, si deve accontentare di merce scadente. I negozianti escludono questo rischio. Dicono che non hanno nessun interesse a vendere prodotti di scarsa qualità. Insistono, invece, sulla necessità d'una attenta ricerca: guardando attorno si trovano le buone occasioni. Per un paio di scarpe — affermano — si possono spendere anche 18-20 mila lire. 25 mila per dire tanto. Un abito da uomo: non occorre andare in boutique e pagarlo 150-180 mila lire, possono bastare 40-50 mila lire. Un cappotto da donna: ve ne sono da 200-300 mila lire (dieci anni fa con quei soldi si comperava una pellicceria), ma anche da 60-70 mila, eccetera. Per molti sono però cifre proibitive. » Rispetto a un anno fa — ammette Grandis — tuffo è aumentato del 30 per cento. Non è colpa dei negozianti. Siamo schiavi del dollaro, d'una crisi generale che non riusciamo a scrollarci di dosso ». Costano di più anche i giocattoli, I libri, i dischi, gli elettrodomestici. Pagheremo più caro pure l'albero, il pranzo di Natale e II cenone di San Silvestro. Ancora una volta spereremo nell'anno nuovo. Sarà la volta buona? re. ro.

Persone citate: Arriva Natale, Grandis, Singer

Luoghi citati: Torino