Mercantile: penhé c'è anche l'accusa di "aggiotaggio,, di Paolo Lingua

Mercantile: penhé c'è anche l'accusa di "aggiotaggio,, n fallimento del giornale Mercantile: penhé c'è anche l'accusa di "aggiotaggio,, (Dal nostro corrispondente 1 Genova, 8 dicembre. Se non ci saranno modificazioni nel «calendario» del sostituto procuratore Mario Sossi, domani saranno interrogati in carcere Eugenio Mion e Giuseppe Settineri, editore e direttore del Corriere Mercantile e della Gazzetta del lunedì, arrestati ieri per reati che vanno dalla bancarotta semplice alla truffa aggravata e continuata, all'emissione di assegni a vuoto, appropriazione indebita e aggiotaggio. L'arresto è stato l'epilogo d'una azione giudiziaria iniziata dallo stesso Sossi due mesi fa con l'arresto del titolare d'una agenzia di investimento, Giorgio Curti, che piazzava il famoso «titolo di vacanza» emesso dalla Cigh (Compagnia internazionale grandi hotels) con sede a Roma e a Pescara, di cui Eugenio Mion era presidente. Curti finì in carcere per qualche settimana, sotto l'accusa di «trasferimento illegittimo di capitali» all'estero: dalle indagini sul suo conto, il magistrato risalì a Mion e gli inviò due comunicazioni giudiziarie, bloccando al tempo stesso i suoi depositi bancari, nonché quelli intestati alle società di cui era esponente o partecipe. Questa decisione ha provocato il fallimento delle due testate, edite dalla «Satem», di cui Mion era amministratore unico. Ora la situazione è alquanto complessa, se non addirittura contraddittoria: che cosa ha mosso Mion ed i suoi eventuali «soci» all'acquisto dei due giornali, usciti stremati dal fallimento Fassio? La magistratura e la Guardia di finanza sono dell'opinione — la più logica — che il fine del «gruppo» di Pescara fosse sostanzialmente quello di trovare una «copertura» legale e di lustro all'attività di vendita dei famosi «titoli di vacanza» che, com'è noto, garantivano una «rendita parametrata al dollaro» oppure la possibilità di trascorrere due settimane di vacanze l'anno (per 29 anni) in uno degli alberghi «convenzionati» con la società. Secondo gli inquirenti il «titolo di vacanza» altro non era che un sistema per trasferire denaro all'estero. Mion avrebbe raggranellato, secondo una «voce», qualcosa come 400 milioni (un centinaio di sottoscrittori di buoni da 4 milioni l'uno), sulla base della pubblicità che veniva fatta sui due giornali da lui controllati e che pubblicavano anche, in calce al listino di Borsa, le quotazioni dei «titoli di vacanza». Tale pubblicazione è costata a Mion e a Settineri la denuncia per aggiotaggio, trattandosi di titoli non quotati ufficialmente. Un altro aspetto è l'elemento politico: si ritiene che Mion, acquistando due testate, a due mesi dalle elezioni politiche, credesse di poterle offrire — ovviamente in cambio di pubblicità e di finanziamenti «sottobanco» — come sostegno dei partiti «moderati» ed in particolare della de. Paolo Lingua

Luoghi citati: Genova, Pescara, Roma