Alla "prima,, in tram
Alla "prima,, in tram Alla "prima,, in tram | 1 Milano, 8 dicembre. I loggionisti hanno comin1 ciato nd ingrossare la loro fi1 ia verso le 16, gridando «Co I da co-da» e vivacemente rim | beccandosi. Unico motivo: il ritardo con cui si aprivano le porte del teatro, il ricordo (e il raffronto) delle passate esecuzioni. Non un accenno all'iraddidio di poliziotti e carabinieri che gremivano la piazza, in assetto di guerra. Neanche le notizie degli incidenti, negli | altri punti della città, che I ogni tanto filtravano ingigan tendosi, non venivano raccol te. Verso le 19 è cominciato ad 1 arrivare il pubblico «classico» ! delle «prime». Di tradizionale. I solo i vestiti: ma invece che da lussuose auto, gli invitati i scendevano generalmente dai ! mezzi pubblici. Pochissimi i taxi, nessuna vettura privata. Verso le 20, quando la tensione in piazza era al massimo e la città era sconvolta dalla guerriglia, una signora in sfavillanti paillettes candide, gran manto di visone bianco, velo bianco, è scesa dal tram, in una mano un'orchidea nell'altra un ombrellino a fiori. Un paio di fotografi che si trovavano proprio lì sono rimasti così sorpresi che non hanno fatto scattare i flashes. Gli agenti hanno controllato tutti; per superare lo sbarramento, ognuno doveva mostrare il biglietto d'ingresso, o, se non era uno spettatore un tesserino che per una ra ] gione o per l'altra gli desse via libera. Ogni tanto per via Filodrammatici, o via Verdi, si incontravano gruppetti di giovani «scortati» a qualche passo di distanza da un paio di agenti. Poi si è saputo che venivano accompagnati in questura per essere identificati. Per la prima volta nella storia delle inaugurazioni della Scala l'accesso al porticato del teatro era chiuso. Poliziotti, cronisti, fotografi andavano su e giù sulta piazza e per le strade viciniori. C'era un'a- ! "°. d} sospetto generale, po I dissimi rumori improvvise sciabolate di riflettori e fla- shes. «E' dal '43 che non ho più visto la città in queste condizioni», ha. detto qualcuno. Bastava che due persone non fossero d'accordo nella valutazione degli incidenti, per farne accorrere altre, che intervenivano ad alta voce, formando concitati capannelli. «Anche i miei due figli, che i sono contestatori, approvano questi prezzi; la borghesia ha i soldi, è giusto che paghi» diceva una donna grossa, con un foulard in testa, subito rimbeccata da un uomo striminzito, che si esprimeva in siciliano stretto: «I signori sono tutti porci; a Milano non si trova lavoro, lo sapete questo?». Subito se ne sono aggiunti altri; ecco alcune frasi: «Il primo e secondo loggione si pagano mille lire: non ci si può proprio lamentade dei prezzi troppo cari»; «Grassi ha dimostrato lungimiranza aprendo i "sacri recinti" perfino alla televisione»; «Fra gli "autonomi" c'è tanta malavita comune»; «Se non ci sono i privati a rimpinguare le casse della Scala, gli stipendi ai lavoratori del teatro chi li dà?». E così via. Poche battute e arrivano i poliziotti: con fare noncurante, tanto discreti quanto onnipresenti. All'ingresso della galleria, in via Verdi, gli spettatori più arrabbiati. Uomini in smoking (comperati l'altro ieri) proclamavano: «Se io fossi il questore di Milano darei ordini di sparare a vista su questi teppisti». Oppure: «Al muro bisognerebbe metterla, questa gente, al muro». Le loro donne, con l'aria polemica di chi gusta una toilette finalmente firmata, annuivano. Nel foyer, nessuna attenzione per gli incidenti; pubblico sfavillante, sorridente, gorgheggiante, soddisfatto di sentirsi coraggioso. Chi ha avuto il «cattivo gusto» di ricordare che per questa serata è stato necessario mobilitare 3500 agenti, si è sentito rispondere un «Che tempi!». E subito si cambiava argomento. Ornella Rota
Persone citate: Ornella Rota
Luoghi citati: Milano
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