Aperto senza alcun incidente il bidone della "Cavtat,,: era pieno di piombo di Salvatore Gentile
Aperto senza alcun incidente il bidone della "Cavtat,,: era pieno di piombo Ripescato dal mercantile affondato nel canale d'Otranto Aperto senza alcun incidente il bidone della "Cavtat,,: era pieno di piombo Forse il carico, rimasto in mare per 2 anni, ha prodotto sali ancora più velenosi - Il pretore dichiara: "Bisogna che il governo provveda a rimuovere subito tutti i fusti" (sono 900) (Nostro servizio particolare/ Brindisi, 8 dicembre. Adesso è certo: nei bidoni della nave jugoslava « Cavtat — affondata al largo di Otranto il 14 luglio 1974 in seguito allo speronamento da parte del mercantile « Lady Rita » — c'è il pericolosissimo e inquinante piombo tetraetile. Il bidone ripescato in mare è stato aperto oggi alle 13 da alcuni tecnici protetti da tute speciali e muniti di maschere: i giornalisti, che seguiv?no l'operazione da una quarantina di metri di distanza, hanno potuto intravedere un liquido bluastro che è stato travasato in alcune bottiglie che il dott. Leidi porterà al laboratorio dell'Istituto sperimentale carburanti. I periti dovranno accertare se la composizione della sostanza si sia modificata: si teme, infatti, che la lunga giacenza (oltre due anni e quattro mesi) sul fondo del mare abbia sviluppato nei fusti dei sali che — secondo quanto affermano gli esperti — sarebbero ancora tetraetile. Le operazioni hanno avuto inizio alle 9,30 sulla banchina della Montedison, a Brindisi. Dalla nave « Proteo » il bidone, incapsulato in un contenitore, è stato caricato su un camioncino e portato nello stabilimento Montedison. Segui-à ora una seconda fase della durata di una ventina di giorni: si tratta di esaminare bidoni e contenuto e saggiare il grado di « resistenza » del metallo dei fusti e l'effettiva pericolosità del piombo tetraetile. Sulla nave ed intorno al relitto, affondato a quattro miglia da Otranto, ne sono rimasti 908, per un totale di oltre 200 tonnellate. Pare, però, che un altro bidone sia stato «imbragato» e che verrà portato in superficie. Il pretore Maritati è intenzionato a condurre avanti la sua azione per far rimuovere nave e carico — oltre a scoprire eventuali altri lati oscuri della vicenda — nel più breve tempo possibile. « Ho cominciato ad occcuparmi della Cavtat — ha detto Maritati — tre giorni dopo che era affondata, continuando a farlo in silenzio. Ho però verificato che con questo silenzio non si otteneva niente e che nonostante le mie lettere a Roma si era giunti con l'acqua alla gola ». « Da qui — ha soggiunto il magistrato — la collaborazione stampa-magistratura, la più utile in democrazia nonché una mia lettera dei giorni Pju j scorsi ai ministri di Grazia j e Giustizia, della Sanità e della Marina mercantile, nella quale ho sottolineato che la ', perizia degli esperti da me I incaricati e il documento Na- ' to coincidevano sulla pericolosità del carico e sulla scadenza presunta: per i miei esperti i primi bidoni si sarebbero rotti entro la fine di quest'anno; per quelli Nato nei primi del 77 ». « In effetti — ha soggiunto il pretore — non ho voluto porre il governo di fronte ad un aut-aut: o il carico lo recuperate voi o provvedo io, perché non cerco e non voglio il conflitto. Desidero solamente che questi bidoni si tolgano e subito e che non si incorra nell'errore gravissimo di una spesa esorbitante perché questo recupero si pilo fare con molto meno dei 20 miliardi di cui si è parlato ». Il dr. Maritati è anche giudice istruttore del procedimento sull'affondamento della « Cavtat ». In tale veste ha inviato avviso di reato, sotto j l'accusa di naufragio, ai comandanti del mercantile jugoslavo, Niksa Lucie, e della nave che lo ha speronato (la «Lady Rita»), il napoletano Carmine Laudati. Quale pretore di Otranto ha poi inviato un'altra comunicazione giudiziaria a Lucie per danneggiamento delle risorse biologiche marine. Salvatore Gentile Brindisi. Tecnici inglesi aprono il bidone recuperato
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