Che significa per l'Italia il "sì,, Usa ad Andreotti di Vittorio Zucconi

Che significa per l'Italia il "sì,, Usa ad Andreotti Bilancio positivo del viaggio a Washington Che significa per l'Italia il "sì,, Usa ad Andreotti (Dal nostro corrispondente) Washington, 8 dicembre. Partito dall'Italia fra molte perplessità e interrogativi (perché una visita proprio ora, nell'interregno tra Ford e Carter? Perché senza il ministro degli Esteri nella delegazione?) il presidente del Consiglio Andreotti torna oggi a Roma (arriverà giovedì) avendo risposto a buona parte dei quesiti e indubbiamente rafforzato dai suoi colloqui con i leaders americani. Sul piano personale ha ritrovato nei circoli di governo Usa una stima e un calore che hanno persino sorpreso nella loro intensità. Sul piano politico, in conseguenza, ha raccolto una comprensione e un appoggio al suo esperimento governativo minoritario che hanno contraddetto quanti si aspettavano critiche alla «non sfiducia» determinante del pei. Sul piano finanziario, se ha deluso chi irrealisticamente lo aspettava di ritorno «sventolando un assegno», ha in realtà ottenuto un impegno d'appoggio che lo stesso ministero del Tesoro americano definisce «tangìbile» e servirà, in tutte le istanze internazionali, a risollevare la credi- bilità finanziaria del nostro paese. Il comunicato emesso dal Tesoro americano ieri sera, e dal ministro Simon (lo stesso che al vertice di Portorico in giugno sostenne che prestare all'Italia equivaleva a «gettare soldi nel lavandino») sintetizza, meglio della retorica dei brindisi, il senso della missione Andreotti a Washington e rovescia un giudizio severo il cui peso non è stato lieve. Simon ha «espresso il giudizio che il programma formulato dal presidente del Consiglio condurrà ad una rapida ripresa della crescita equilibrata dell'economia italiana» e ha sottolineato come «non solo sia stato costruito dal governo italiano un programma organico, ma anche siano stati realizzati progressi considerevoli nella attuazione di tale programma». Non è poco, provenendo dal teorizzatore dell'Italia come «pozzo senza fondo» e Simon si è poi compiaciuto «della formazione di un crescente consenso del popolo italiano verso le misure economiche del governo» (allusione benevola alla situazione politica). Passando alla parte strettamente finanziaria, il Tesoro americano ha aggiunto di «attendere con fiducia la conclusione positiva dei negoziati con il Fondo monetario internazionale sulle intese con l'Italia» e di aver deciso di «esaminare nelle prossime settimane i modi nei quali l'appoggio degli Stati Uniti può essere reso tangibile nell'intento di aiutare l'Italia durante l'esecuzione del suo programma economico». Si potrebbe obiettare che non c'è nulla di immediato in questo documento e che il ministro Simon resterà in carica per poco più di un mese (fino al 20 gennaio) e le sue promesse sono scritte sull'acqua; all'obiezione si deve rispondere che un impegno preso dall'amministrazione uscente vincola in buona misura anche quella entrante e che se Simon, che rappresenta il pensiero finanziario «conservatore» e «tradizionalista» negli Usa, trova soddisfacente e meritevole d'aiuto lo sforzo italiano, a più forte ragione dovrebbero esserne convinti i nuovi governanti, rappresentanti della linea «espansionista» (in senso economico). Insomma, se ha ottenuto il «certificato» della destra americana per la sua operazione politico-economica, non si vede perché non dovrebbe ottenerlo dalla «sinistra» entrante. Chi appoggia la presidenza Andreotti e il suo esperimento troverà dunque nella breve visita americana del primo ministro italiano motivi di conforto e una buona messe di risultati positivi. Chi lo contraria, dovrà ora fare i conti con la «cambiale di fiducia» emessa da Washington a suo nome (ci diceva un personaggio del senato Usa che «è incredibile come Washington stimi Andreotti e sia pronta ad accettare da lui tutto») e potrà trovare consolazione solo nel fatto che egli torna senza impegni finanziari concreti e questo potrebbe generare polemiche al suo rientro a Roma. Il Presidente del Consiglio e la sua delegazione si sono comunque detti «molto soddisfatti» per l'esito degli incontri che hanno visto — lo ricordiamo — Andeotti con Ford, Kissinger, il Fondo monetario e la Export-Import Bank il primo giorno (lunedi) e con Mondale, Vance, Simon e Rockefeller il secondo (martedì). Oggi, Adreotti è per poche ore a New York dove incontrerà David Rockefeller, il presidente di quella Chase Manhattan Bank che è la banca privata Usa più esposta in crediti con l'Italia In un breve e molto sorvegliato colloquio con i giornalisti, ieri sera, Andreotti ha riassunto la sua missione nella necessità di illustrare i programmi di governo italiano all'America, di avere un primo incontro «non clandestino» con i futuri governanti e ottenere «la garanzia che, ove tornassero momenti valutari difficili come nello scorso settembre, avremo l'appoggio necessario a scoraggiare speculazioni e attacchi contro la Vittorio Zucconi (Continua a pagina 2 in prima colonna)

Persone citate: Adreotti, Andreotti, David Rockefeller, Kissinger, Mondale, Rockefeller