Trapianti: perché a Torino no?
Trapianti: perché a Torino no? I malati di reni sottoposti a emodialisi sono oltre 700 Trapianti: perché a Torino no? Si fanno ormai regolarmente in Lombardia e Veneto - Nella nostra città, quest'anno, un unico prelievo Il ritardo nell'attuazione del piano regionale è dovuto a rivalità e gelosie fra università e ospedale In almeno un campo della medicina Torino ha perso li primato di efficiente avanguardia che deteneva. I trapianti renali già realizzati da anni In Lombardia e Veneto, realta ormai consolidata in molti paesi europei, restano In Piemonte ancora un miraggio. Da una parte c'è la richiesta pressante dei malati sottoposti ad emodialisi (che superano le 700 unità, con oltre 30 pazienti costretti a frequentare centri fuori provincia e una ventina che ricorrono a quelli di altre regioni); dall'altra si registra il ritardo nell'attuazione del programma regionale per un Centro Trapianti alle Moline»e (già approvato e vistato dal commissario governativo), mentre ci si avvia con esagerata lentezza anche nella prima tappa, quella degli « espianti », cioè dei prelievi. Il prof. Vercellone, primario dell'istituto di nefrologla, fa il punto della situazione: « Passato il programma regionale per il centro trapianti, con la definizione degli aspetti finanziari e dell'organico, spetta ora alle Molìnette trovare la sede adatta. Intanto è necessario che le équipes chirurgiche si allenino con programmi di espianto di reni nel Centro di Milano, su pazienti scelti in Piemonte. Qualcosa è già stato latto ma, come ha detto l'altra settimana il prof. Confortini nella sua conferenza alle MoUnette, bisogna che rianimatori e neurologi siano sensibilizzati al massimo e segnalino senza indugi i casi di coma depassé, sulla cui valutazione sono stati per molto tempo severissimi. Verso la sensibilizzazione dei parenti di possibili donatori si dimostra invece essenziale l'opera dell'Associazione donatori d'organo ». Il progetto integrato « dialisi e trapianti », varato in maggio dalla Regione e approvato ad ottobre dal commissario, prevede per il Centro torinese una struttura organizzativa dipartimentale comprendente cinque gruppi operativi: chirurgia vascolare, sezione nefrologica, divisioni nefrologiche ospedaliere, divisioni urologiche ospedaliere, servizi di anestesia, rianimazione ed immunogenetlca .Stabilito un programma operativo che vede gli espianti come prima tappa, il progetto indica la quantità di personale necessaria per l'esecuzione di 50-100 trapianti l'anno (giudicata soluzione ottimale perché tra queste due cifre il costo di gestione annuo non (.ambia). La previsione di investimenti per il Centro raggiunge gli 840 milioni, così suddivisi: 276 per le attrezzature (zona operatoria, zona cure intensive e degenza sterile, zona degenza normale), 450 per la ristrutturazione degli ambienti, 150 per le attrezzature del laboratorio analisi e 18 per le attrezzature del servizio immunogenetica. Prevedendo l'ammortamento in cinque anni delle spese per attrfezzature e In 10 anni per qxielle di ristrutturazione, e sommandolo ai costi di personale e consumi, il costo globale della gestione del Centro Trapianti sarà di tre miliardi 900 milioni nel periodo '77-'82. Nello stesso arco di tempo l'ipotesi di un avvio graduale del programma prevede 450 trapianti (20 nel '77 , 50 nel '78; 80 nel '79; 100 dall' '80 In poi), con un costo medio che si aggirerebbe così sugli otto milioni e mezzo: destinato a diminuire, sarebbe comunque inferiore già In partenza a quello dei trapianti praticati all'estero, oggi attorno ai dodici milioni. Fin qui il progetto e le previsioni, che non rappresentano tanto una scelta economica quanto una soluzione per giungere — attraverso un programma integrato con l'emodialisi — alla riabilitazione più valida dell'uremico cronico e al suo reinserimento nella vita sociale. Ma senza un'attuazione pratica restano soltanto buone intenzioni, promesse vaghe a una folla di malati che s'infittisce ogni anno di più (le previsioni indicano I nel 1980 in Piemonte 1224 emodializzatl); perciò il comitato regionale dell'Aned e i familiari di molti pazienti insistono con lettere, telefonate, assemblee, per chiedere alla Regione e all'ente ospedaliero che vengano rispettati i termini fissati dal plano. Che cosa si risponde alle Molinette? « Dopo accordi tra il sovraintendente e il prof. Ciocatto — dice il direttore amministrativo dott. Manzoli — è stato deciso di utilizzare per gli espianti i locali della rianimazione. C'è stata anche un'intesa tra il prof. Campana e il prof. Carbonara, dell'Istituto di genetica, che si è dichiarato disponibile, come ha fatto del resto il prof. Pattono, primario del Centro di terapia intensiva del pronto soccorso. Per la realizzazione del Centro trapianti, su di un piano dipartimentale, bisogna intiece superare quel dualismo, secondo me assurdo, tra ospedale e università: da un vertice in programma con la Regione dovrebbero emergere indicazioni precise ». Mentre sembra che per il programma di espianti molte difficoltà siano ormai superate (« da quando il sovraintendente ha preso in mano la situazione — aggiunge Manzoli — c'è più disponibilità da parte dei rianimatori»), aspri conflitti di potere potrebbero sorgere invece per la scelta dei locali del Centro trapianti; secondo indiscrezioni la sede sarebbe stata Individuata nell'edificio su corso Polonia, dn accordo con l'istituto di rianimazione, se la scelta appare la plù-loglca, c'è sempre in agguato il dualismo ospedale-università. Contrasti e difficoltà che possono rallentare l'dntero programma: « In un dibattito del 12 marzo al Salone del San Paolo — scrive il comitato regionale dell'Aned a La Stampa — da parte dell'amministrazione del S. Giovanni era stata fatta promessa d'iniziare ad aprile con i prelievi: ne è stato fatto uno il 21 giugno, e i reni sono stati trapiantati a Milano. Ma un solo prelievo in 6 mesi è un po' pochino se si pensa che il piano prevede 20 trapianti nel '77: forse le amministrazioni e gli operatori interessati a questo piano non si rendono conto che il problema è urgente, di vita o di morte? ». Roberto Reale I Il prof. Vercellone Il direttore Manzoli
Persone citate: Campana, Carbonara, Ciocatto, Confortini, Manzoli, Pattono, Vercellone
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