Difficile inverno per Gierek

Difficile inverno per Gierek La situazione polacca, i prezzi, gli intellettuali Difficile inverno per Gierek Pubblichiamo l'ultima di tre puntate di un servizio sulla situazione polacca dal quotidiano inglese The Times, di Richard Davy, di ritorno da un viaggio a Varsavia. Le puntate precedenti sono state pubblicate il 3 e il 4 dicembre scorsi in questa pagina. Il «Comitato per la difesa dei lavoratori», che ora conta 18 esponenti tra cui lo scrittore Jerzy Andrzcjcwski, è nato nei corridoi del tribunale di Radom dove si trovavano durante i processi i parenti in lacrime degli operai accusati, senza denaro, privi di assistenza legale e di conforto morale. Si cominciò a raccogliere denaro per casi particolari, poi con scopi più generali. Si trovarono avvocati che offrirono la loro assistenza legale. Da settembre sono stati raccolti 160 mila zloti (circa tremila sterline inglesi). Alla fine di ottobre la cifra aveva superato i 700 mila zloti. Personaggi di rilievo sono stati invitati ad assistere ai processi, durante i quali sono stati spalleggiati da molti giovani sostenitori, spesso studenti di Varsavia. Sono uscite pubblicazioni con fatti, cifre e nomi di poliziotti accusati di atti di violenza. Gli operai hanno continuato ad agire anche nel loro ambito. Recentemente 889 lavoratori della fabbrica di trattori Ursus, vicino a Varsavia, hanno mandato una lettera a Gierek chiedendo che gli operai licenziati vengano riassunti. Il comitato ha ricevuto sostegno e aiuto da molte parti all'estero, soprattutto dal partito comunista italiano, da Heinrich Boell, l'autore tedesco occidentale (che ha anche dato un contributo in denaro) e recentemente da Andrei Sacharov, il fisico nucleare sovietico. La risposta del regime finora è stata piuttosto prudente ma si manifestano segni di crescenti pressioni da quando, due settimane fa, una dichiarazione del governo ha sottolineato l'illegalità del comitato. La polizia, che sfugge spesso al controllo centrale, molesta gli esponenti del gruppo, li ferma per interrogarli, li minaccia, intercetta le loro telefonate, ritira i loro passaporti. Sono in circolazione pubblicazioni a carattere provocatorio, in cui si afferma che l'organizzazione e stata «infiltrata» dalla polizia e che non ci si deve più fidare di nessuno. Finora non c'è stata alcuna azione massiccia di repressione. Sembra che il regime tema soprattutto di provocare un'ondata di proteste in Occidente, pregiudicando cosi ! l'attuale posizione della Polonia, per la quale le relazioni con l'Occidente sono importanti, per ragioni politiche ed economiche. In caso di repressione massiccia la situazione nel Paese potrebbe sensibilmente peggiorare. Probabilmente ben pochi operai entrerebbero in sciopero per il comitato (i legami infatti non sono ancora cosi solidi) ma la Chiesa e gli slu| denti potrebbero reagire, ne potrebbero nascere ripercussioni indirette quanto imprevedibili. Il regime, tuttavia, sembra deciso a circoscrivere, contenere e se possibile intimidire i dissidenti, mentre cerca di ridurre i motivi di scontento che creano spazio per la loro azione. Le fonti governative prevedono un inverno difficile. Lo zucchero e il carbone sono razionati, la carne scarseggia ancora, probabilmente sarà difficile evitare tagli nella fornitura di energia, ma le stesse fonti sperano di evitare nuovi disordini trasferendo fondi dagli investimenti ai consumi, importando più carne, grano e beni di consumo dall'Occidente e dall'Est. I sovietici, dopo qualche segno d'esitazione, ora danno il loro pieno appoggio a Gierek e ciò dovrebbe scoraggiare gli avversari all'interno del partito. Sembra pure che Mosca voglia fornire uno o due milioni di tonnellate di grano in cambio di prodotti polacchi, probabilmente anche carbone, e soprattutto prometta un maggior grando di integrazione. Dopo la recente visita di Gierek a Mosca si è parlato di «grande attenzione» per i problemi che riguardano il miglioramento dei programmi d'integrazione dell'economia socialista. La Polonia, quindi, potrebbe ridurre lo sviluppo dei suoi rapporti con l'Occidente. Un orientamento in questo senso non è certo popolare e ciò spiegherebbe il rilievo del tutto particolare dato da Varsavia agli scambi con la Francia, che dovrebbero triplicare entro il 1980. Altre prospettive riguardano una rapida accelerazione del programma edilizio (uno dei motivi principali dello scontento popolare) e nuovo impulso alle riforme manageriali. Nel frattempo i prezzi dovrebbero restare congelati, mentre una serie di commissioni esamina i problemi economici, in preparazione d'una conferenza speciale del partito, prevista nel prossimo anno. Si tratta in parte di espedienti per guadagnare tempo, in parte di mezzi per cercare nuove soluzioni per il problema dei prezzi, soluzioni che non possono essere rinviate indefinitamente. Secondo le fonti governative, se le misure adottate riusciranno a far superare l'inverno, dopo si comincerà a vedere in fondo al tunnel la luce, sotto forma di maggiori rifornimenti del mercato interno e di investimenti che cominceranno a dare i loro frutti per l'esportazione, a condizione che nelle economie occidentali si manifesti la ripresa. L'attuale politica del governo di Varsavia hu indubbie possibilità di funzionare, ma nel Paese c'è maggiore scetticismo che nel 1970 e c'è il pericolo che molte cose vadano storte. I militanti comunisti potrebbero diventare impazienti, provocando reazioni: mi è stato detto che «amano sentirsi indispensabili»; oppure gli operai potrebbero di nuovo scioperare. Probabilmente molti appoggiano ancora Gierek, o pensano che un altro al suo posto sarebbe peggiore di lui, ma nella popolazione c'è un senso di diffidenza, d'impazienza per i sacrifici materiali, e la coscienza di essere forti di fronte al regime. Ho chiesto a un dissidente che cosa compensasse i guai e i rischi che si assumeva con il suo atteggiamento. Ha meditato un po', quindi mi ha risposto: «E' di enorme conforto riuscire a dire la verità». Richard Davy Copyright di « The Times » c per l'Italia de «La Stampa»

Persone citate: Andrei Sacharov, Gierek, Heinrich Boell, Jerzy Andrzcjcwski, Richard Davy