Gli omicidi tra i leoni

Gli omicidi tra i leoni zoologia ■ Isabella Lattes Coifmann Gli omicidi tra i leoni /leoni non «umani»: con questo titolo è apparsa una notizia che riassume la relazione del prof. Wickler, del Max Planck Institut di Monaco, secondo cui i leoni adulti africani combattono lotte sanguinose per la conquista della femmina, e, dopo avere sconfitto i rivali, uccidono i cuccioli che le nuove mogli hanno avuto da connubi precedenti. Non contenti di questo « assassinio », che potrebbe essere interpretato come una deviazione di tipo « umano », i vincitori cercano di procreare il maggior numero di figli possibile, allo scopo di garantire il predominio del proprio sangue e la sopravvivenza del più forte. Sembra che, a differenza dell'uomo, i leoni non abbiano barriere congenite all'uccisione di membri della loro specie. Le informazioni di questo rapporto vengono opportunamente ad aggiungersi all'esiguo materiale che possediamo sul modo di comportarsi dei leoni nella loro vita sociale. Del « re degli animali », celebrato nelle antiche favole, sappiamo, in fondo, assai poco, anche se oggi il gran numero di leoni importati nei safari-zoo, sorti numerosi in tutta Europa, ci dovrebbe fornire un maggior numero di dati sul loro comportamento. Ma questi leoni « di importazione », che si sono abituati con straordinaria facilità al rombo dei motori, all'odore dell'uomo e ai pasti che arrivano a domicilio a ora fissa, e ingrassano pigramente mangiando sette chili di carne al giorno ciascuno, evidentemente non fanno testo. In natura le cose procedono diversamente. L'istinto gregario della specie li porta a vivere in gruppi a rigido ordinamento gerarchico, formati anche da una decina di individui. C'è sempre un maschio adulto che funge da capo, un certo numero di femmine e di giovani. L'autorità del capo è indiscussa. A lui spettano i bocconi migliori e la precedenza assoluta nell'accoppiamento con le femmine, le quali non hanno nessuna voce in capitolo. Anche il maschio di infimo rango conta più di loro. Di solito il compito della caccia spetta alla leonessa. Su di lei ricadono i lavori pesanti: apposta la preda, le balza addosso, la finisce con gli artigli, e, quando tutto è pronto, sua maestà il marito si degna di prendere, è il caso di dirlo, « la parte del leone ». Lo zoologo americano Er- stes riferisce di un vecchio leone che capeggiava due branchi diversi e che, dopo essersi ben ben rimpinzato con il bottino del primo, fu visto indugiare a sbocconcellare la preda dell'altro, mentre le femmine, affamate, aspettavano in disparte che il loro signore c padrone terminasse di leccarsi i baffi. Ma, secondo altri, la leonessa non si preoccuperebbe affatto di procurare il cibo al consorte, e questi riterrebbe più comodo strapparle a viva forza una parte cospicua della preda, anziché fare la fatica di procurarsela da solo. Le cose, sostanzialmente, non cambiano, in quanto la sfruttata è sempre la femmina. E ora veniamo al punto cruciale della relazione Wickler: l'uccisione dei propri simili. Generalmente, negli animali sociali tra i quali esiste una precisa gerarchia è molto rare che gli individui della stessa specie si uccidano tra loro. Proprio per evitare di essere uccisi in duello, i più deboli, subordinati nel rango, assumono uno speciale atteggiamento di sottomissione che blocca immediatamente l'aggressività del più forte. Sembra però che i leoni facciano eccezione alla regola. Schaller racconta di avervi sto in due casi dei maschi adulti divorare addirittura i piccoli appartenenti ad un altro gruppo, e Schenke afferma che i leoni uccidono senza inibizioni i loro simili estranei al gruppo. Il rapporto Wickler conferma queste osservazioni, ma indubbiamente saranno necessarie indagini più a largo raggio per meglio coordinare le informazioni spesso contraddittorie che abbiamo sull'argomento. Così, c'è chi sostiene che il leone sia un padre tenerissimo, al contrario della leonessa, che qualche volta, sorda alla voce del sangue, si rifiuta di allattare i piccoli o addirittura se li mangia. Se il fatto è vero, com'è probabile, la cosa non deve meravigliare. La leonessa possiede quattro capezzoli, mentre le possono nascere cinque o sei piccoli alla volta. E' chiaro che solo i cuccioli più Torti riescono a farsi allattare e i più deboli soccombono, come succede, del resto, nei gatti e in altre specie. Comunque, accusare i leoni di « assassinio » non ha senso. Non possiamo certo usare il nostro metro morale per giudicare il comportamento animale, che, secondo le vedute della moderna etologia — la scienza che studia appunto il comportamento delle varie specie zoologiche —, è già programmato in partenza, facendo parte del patrimonio genetico. Quanto a noi, la prepotenza umana, secondo gli etologi, affonda le sue radici nella nostia «eredità animale ». Forse perciò è così difficile da sradicare, nonostante gli sforzi di coloro che da questa eredità vorrebbero attingere solo quello che di buono ci insegnano le bestie.

Persone citate: Isabella Lattes Coifmann, Max Planck, Schaller, Torti, Wickler

Luoghi citati: Europa