I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono L'amm. Jachino e la Marina italiana Ho Ietto l'articolo di Giuseppe Maycla, a commento del comunicato Ansa annunciarne la morte dell'Amm. d'Armata Angelo Jachino. Lo ritengo carente d'informazione e leggero nei giudizi. Non è possibile che l'articolista ignori che un organismo cosi complesso e specializzato come la Marina non può essere considerato avulso dal contesto politicoeconomico ed industriale del Paese e che le responsabilità della sua organizzazione e condotta vanno quindi esaminate solo alla luce di questo contesto. E che questo contesto, dal 1927 al 1943 fosse infaustamente determinante nessuno oggi osa negare. Un radar, anche se inventato (e lo fu anche dalla Marina italiana) non può essere prodotto se l'industria non è all'altezza per farlo. Una portaerei richiede anni di esperienza costruttiva e di impiego e non può essere costruita, anche se progettata, se l'autorità politica non è d'accordo e non fornisce tempestivamente i mezzi economici. Così persino la trasformazione di una nave mercantile in portaerei, l'Aquila, pur iniziata, non fu portata a termine per mancanza di mezzi. Ma là dove la Marina questi mezzi ottenne, essa fu all'avanguardia. La Vittorio Veneto, temuta ed invidiata anche dal nemico, con i suoi dispositivi di stabilizzazione ed automazione che rimasero all'avanguardia tecnologica anche per molti anni dopo la fine della guerra, ne fu la migliore dimostrazione. Quanto a quella che ritengo leggerezza di giudizio, essa appare là dove, nell'articolo si afferma che « L'Arma che egli si trovò nelle mani era già spuntata in partenza: una Marina senza solide tradizioni militari e sulla quale incombeva tuttora la nera giornata di Lissa ». Certo, se per tradizioni militari si intendono quelle di tipo prussiano-nazista, il signor Mayda ha perfettamente ragione; perché nella nostra Marina la disciplina e la tradizione militare non sono mai andate disgiunte dalla più alta considerazione della persona umana e non l'odio per l'avversario, ma il dovere, solo e mai contro i limiti della dignità umana, ne e stato l'ispiratore. Per il resto ci chiediamo se l'autore abbia maf sentito parlare dell'affondamento della Viribus Unitis, di certi signori Rossetti e Paolucci e di un tizio che si chiamava Nazario Sauro, che di Lissa avevan sotterrata la memoria ben 25 anni prima di Capo Matapan. Ci chiediamo se non gli dicano proprio nulla, circa la casta degli ammiragli, i nomi degli Ammiragli Mascherpa, Bergamini, Da Zara e di ufficiali quali: Marceglia, Martellotta, De La Penne, Visintini e migliaia di altri che in misura superiore al 50°/o degli effet¬ tivi hanno lasciato la vita sul mare dal 1940 al '45 per difendere, per puro dovere, posizioni insostenibili con i mezzi inadeguati che l'autorità politica aveva loro fornito. Questi nomi non sembrano suscitare, così pare, la considerazione del signor Mayda, ma certo ebbero il rispetto e spesso la ammirazione degli stessi avversari; non ultimo lo stesso Ammiraglio Cunningham. Voglia il signor Mayda accogliere questa rettifica, fatta senza rancore, da parte di uno che fu imbarcato sulla Vittorio Veneto a Capo Matapan, che mai pensò addebitare all'Ammiraglio Jachino la responsabilità di quelle ore tragiche. Capitano di Corvetta R.N., Giorgio Avanzini, Torino Risparmiare con la carta La recente richiesta di un aumento del prezzo della carta, oltre ad avere determinato preoccupazione per le prospettive di sopravvivenza della stampa quotidiana e periodica, ha anche indotto tutti a considerare l'incidenza negativa sulla già provata economia del Paese di massicce e crescenti importazioni del prodotto. Il Comune e le aziende municipalizzate di Parma hanno al centro della loro attenzione la esigenza di provvedimenti e di istituire servizi che consentano di isolare la carta dai rifiuti solidi, di raccoglierla e di recuperarla. Strumento di questa scelta politica è stata, in particolare, la Azienda municipalizzata di nettezza urbana che, dopo un'azione volta a sensibilizzare la cittadinanza e ad acquisirne la collaborazione, procede ora a domicilio al prelievo degli appositi contenitori nei quali gli utenti hanno riposto la carta. I risultati dell'iniziativa possono dirsi fin d'ora positivi e pienamente giustificata la volontà dell'Amministrazione di rafforzarla e di estenderla. In questa prospettiva, l'Azienda di nettezza urbana ha realizzato un volumetto per bambini destinato alla più larga diffusione, nel quale sono esposti, in forma accessibile e efficace i problemi connessi alla produzione della carta e le ragioni che impongono un suo uso attento e parsimonioso. Aldo Cremonini sindaco di Parma Omonimia lì signor Giovanni Manara abitante in via Michele Coppino 108 prega di segnalare che non è sua la lettera pubblicata il 3 dicembre '76 nella quale si affermava che i nostri tennisti devono giocare in Cile. Essa infatti è di Giovanni Manara, abitante in corso Orbassano 193. Ricordiamo che in questa rubrica si pubblicano soltanto lettere con la firma e con chiara provenienza.

Luoghi citati: Cile, L'aquila, Parma, Torino, Vittorio Veneto, Zara