Honecker, in casa sua non vuole i dissidenti di Tito Sansa

Honecker, in casa sua non vuole i dissidenti Ostracismo a Biermann e Havemann Honecker, in casa sua non vuole i dissidenti (Dal nostro corrispondente) Bonn, 4 dicembre. 11 silenzio è secso sugli oppositori del regime della Germania comunista, a meno di tre settimane dalla clamorosa estradizione del cantautore politico Wolf Biermann, a una sola settimana dall'arresto domiciliare del suo amico Robert Havemann. I nomi dei due comunisti critici, che nei giorni scorsi avevano riempito i titoli delle prime pagine dei giornali, sono usciti dalla cronaca. Soltanto i settimanali dedicano ancora spazio alla ribellione degli intellettuali della «Ddr». Il silenzio significa che la tattica adottata a Berlino Est dal segretario generale del partito Honecker ha vinto, i seguaci di Havemann e i simpatizzanti di Biermann hanno dovuto piegare il capo. Ha detto Biermann ier l'altro, a un collega americano che voleva andare a Berlino Est per incontrare intellettuali dissidenti: «Non c'è più nessuno da vedere. I miei amici sono in prigione o costretti a domicilio coatto, o sono pedinati giorno e notte dalla polizia». Riferiscono da Berlino Est che l'insurrezione degli intellettuali, alla quale hanno fatto seguito discussioni nell'Università Humboldt e in alcune fabbriche, raccolte di firme e alcune scritte murali, è stata soffocata. In soli venti giorni l'apparato di polizia della «Ddr» è riuscito a diffondere la paura, costringendo al silenzio chi aveva osato parlare ed esprimere simpatia a Biermann. Secondo il settimanale Der Spiegel, l'estradizione di Wolf Biermann sarebbe stata addirittura una manovra per indurre gli oppositori del regime a protestare. Un funzionario dei controspionaggio della Germania comunista avrebbe detto: «Siamo riusciti a tirar fuori i topi dai loro buchi»; ora è possibile cominciare la lotta aperta «contro le posizioni vicine all'eurocomunismo e le idee di democrazia borghese simili a quelle del partito comunista italiano». Dal punto di vista strategico la manovra è stata esemplare, si fa osservare a Bonn in ambienti vicini ai parliti di governo. Dapprima allo scomodo Wolf Biermann (assai popolare nella Germania comunista benché da undici anni non potesse esibirsi in pubblico) è stato concesso di andare nella Germania Occidentale con la garanzia del ritorno nella sua patria di adozione. Poi, con il pretesto di un suo «recital» critico a Colonia, è sta- lo privato della cittadinanza e della possibilità di rientrare. L'attesa protesta degli amici di Biermann non si è fatta aspettare. Alcune centinaia di firme sono state raccolte tra intellettuali di Berlino Est. Quando il filone si è ingrossato il regime è passato al contrattacco su due fronti: da una parte ha raccolto centinaia di firme di altri intellettuali che più o meno decisamente condannavano Biermann (tra essi la scrittrice Anna Seghers, che si è impegnata in forma vaga), dall'altra parte sono stati arrestati alcuni giovani scrittori, cantautori e musicisti che avevano osato più degli altri. Rimaneva in libertà Robert Havemann, che una decina d'anni or sono fu privato della cattedra di chimica all'Università di Berlino ed espulso dal partito; tuttavia continua a denunciare le forme staliniste del regime, scrive articoli esplosivi per giornali occidentali, pubblica libri di denuncia e concede interviste a giornalisti di Paesi occidentali. Per giorni hanno provato a metterlo a tacere con l'intimidazione, la sua automobile seguita da sette-otto vetture della polizia, tagliati i fili del telefono, circondato la sua casa con nugoli di agenti. Ma Havemann continuava a parlare e a protestare, a chiedere con lettere aperte il ritorno «dello scomodo Biermann nello Stato al quale è rivolto il suo amore appassionato». Venerdì scorso, mentre Havemann si apprestava a concedere un'intervista a giornalisti occidentali, due agenti lo hanno arrestato. Due ore dopo, constatato che l'opinione pubblica della Germania Occidentale aveva reagito violentemente e nel timore che la protesta si estendesse all'Est, hanno annunciato che Havemann era rientrato nella sua abitazione, agli arresti domiciliari. Isolato l'ideologo della riforma, la paura si è diffusa tra gli intellettuali della Germania comunista. Piccole rivolte, in particolare a Iena (dove sono stati arrestati sei o sette studenti), sono state soffocate sul nascere. Con durezza la polizia è intervenuta contro amici di Havemann, promettendo invece clemenza ad altri, ai quali viene permesso di considerarsi «vittime» dei contestatori. Alcune di queste vittime cercano tuttavia di far sentire la loro voce e quando possono affidano a giornalisti occidentali i messaggi. Tito Sansa