Concluso lo scandalo Anas 3 anni o 6 mesi a Chiatanto
Concluso lo scandalo Anas 3 anni o 6 mesi a Chiatanto Dopo un lungo e tormentato procedimento Concluso lo scandalo Anas 3 anni o 6 mesi a Chiatanto Anche il figlio dell'ex direttore dell'azienda è stato condannato e e i r o nana i n lio lgsoeo aie e a a a- Roma, 4 dicembre. | Condannati gli imputati | « laici » dello scandalo Anas, | a ] eca ila vicenda degli appalti autostradali della quale si occupò la Commissione parlamentare inquirente per presunte responsabilità dei ministri dei lavori pubblici dell'epoca, il socialista Giacomo Mancini e il democristiano Lorenzo Natali. La commissione nel '72 prosciolse i parlamentari ed archiviò il procedimento. Riconosciuto colpevole di interesse privato in atti d'ufficio, Ennio Chiatante, ex direttore dell'Anas, è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione e a quattrocentomila lire di multa; tre anni e due mesi sono stati inflitti a suo figlio Nicola Chiatante. Gli ingegneri Andrea Fini e Luigi Agostinelli hanno avuto una condanna a un anno e quattro mesi ciascuno e ad ima multa di centocinquantamila lire, ma hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena e la non menzione. Tutti gli imputati dovranno pagare le spese processuali. La sentenza, emessa dai giudici della terza sezione penale dopo tre ore di camera di consiglio, ha confermato nella sostanza la tesi sostenuta dal pubblico ministero Plotino giovedì scorso. La pubblica accusa aveva chiesto per gli imputati pene lievemente maggiori. I difensori di Chiatante e i legali degli altri imputati hanno annunciato che ricorreranno in appello. Tra il febbraio 1968 e i primi mesi del 1970 si svolsero i fatti presi in esame durante il processo. In quel periodo l'ing. Ennio Chiatante, come direttore generale dell'Anas, partecipò (e votò) a riunioni del consiglio di amministrazione dell'ente nelle quali vennero assegnati lavori di progettazione stradale allo studio tecnico del quale erano contitolari suo figlio Nicola e gli ingegneri Fini e Agostinelli. La magistratura apri le indagini in seguito alla denuncia di un cittadino, l'ing. Vincenzo De Benedetti, il quale si presentò al giudice istruttore che all'epoca stava già conducendo un'inchiesta sulle presunte aste truccate indette dall'Arias. De Benedetti sostenne che l'assegna- zione delle progettazioni stradali era effettuata senza nessun criterio obiettivo, ma solo grazie a continui favoritismi. Nel corso dell'indagine, gli atti passarono dalla magistratura ordinaria alla Commissione parlamentare inquirente poiché emersero sospetti sulle possibili responsabilità dei ministri dei Lavori Pubblici dell'epoca, Mancini e Natali. Il tribunale parlamentare però prosciolse i ministri e restituì gli atti al giudice ordinario. E' questo il punto sul quale insisteranno i difensori degli imputati nel loro ricorso. Secondo i legali — che faranno riferimento alla sentenza di proscioglimento della Commissione inquirente — se l'azione penale si è estinta nei confronti degli imputati «parlamentari» l'inchiesta della magistratura non poteva proseguire neanche per gli imputati « laici ». Tra le due giurisdizioni infatti — sostengono i legali — non può esistere contrasto. Silvana Mazzocchi Ennio Chiatante
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