Il diavolo calato in Italia di Nicola Adelfì

Il diavolo calato in Italia Voi e noi di Nicola Adelfì Il diavolo calato in Italia II diavolo esìste. Prima ne dubitava, ma ora il lettore torinese M. C. non ha più esitazioni: il diavolo esiste e ha scelto l'Italia per sua dimora. Solo con la presenza di uno spirito diabolicamente maligno è possibile giustificare le laceranti contese tra gli italiani per una gara di tennis, la finale nel Cile per la Coppa Davis. « Non è che siamo impazziti di colpo, la verità è che siamo semplicemente indemoniati », mi scrive quel lettore. « Una volta si pensava che i pazzi fossero posseduti dal demonio, poi la scienza disse che non era vero, ma ora davanti allo spettacolo degli italiani che si sbranano per un torneo di tennis mi sono convinto che i nostri antenati avevano ragione ». Quel lettore non ci raccapezza proprio nulla quando apprende che il presidente Andreotti, ministri, segretari di partito, rappresentanti di sindacati, uomini di cultura, la tv e la radio sono coinvolti fino alla cima dei capelli in questa vicenda tennistica. « Com'è mai possibile una rissa così grande per un fatto così piccolo? E giusto adesso, con tutti i guai che abbiamo sul groppone? Qui il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca, e tuttavia accantoniamo ogni nostro malanno per schierarci con furore contro o a favore del viaggio dei nostri tennisti nel Cile ». Voglio io la riprova dell'esistenza del diavolo? «Ebbene, stia a sentire gli argomenti di coloro che sono contrari a quel viaggio. Hanno certamente ragione: nel Cile non si deve andare. Stia poi a sentire gli argomenti di coloro che sono favorevoli al viaggio. Hanno certamente ragione anche loro: nel Cile si deve andare. E allora, se le due parti avverse hanno ugualmente ragione, mi sa dire lei chi ha ragione? E non è peculiare caratteristica del diavolo confondere le idee, esasperare gli animi, scatenare il finimondo per un nonnulla? ». Il lettore sospetta che io non lo prenda sul serio, e insiste nella sua dimostrazione sulla esistenza del diavolo. « Secoli fa il poeta A. Tassoni scrisse un poema eroicomico su una guerra tra bolognesi e modenesi per una "vii secchia di legno": è roba tutta da ridere. Ma oggi, in questo nostro tempo che dovrebbe essere illuminato dalle scienze, il cantautore D. Modugno urla come un satanasso una sua canzone intitolata "La ballata per la Coppa Davis". Com'è noto, la coppa ha la forma di una insalatiera. Dunque, gli italiani del '600 si diver tivano a mettere in burla le furie campanilistiche per una secchia rapita, e invece gli italiani di oggi condensano serissimamente ogni loro impegno politico, morale e culturale intorno a una insalatiera. E di questa nostra precipitosa caduta nell'irrazionale in una epoca che si dice razionale, a chi vogliamo dare la colpa, se non al diavolo? ». Ma perché mai il lettore ritiene che il diavolo abbia fissato la sua dimora qui da noi? « Mi dica lei in quale altro Paese del mondo sarebbe accaduto quel che sta avvenendo da settimane in Italia. Dappertutto altrove la gente sarebbe lietissima di vedere i propri campioni partecipare alla finale della Davis. Si dirà che l'Urss ha preferito dichiarare forfait piuttosto che mandare i suoi giocatori nel Cile. Teniamo però presente che si trattava di una eliminatoria, e non di una finalissima. In ogni modo, la decisione del governo sovietico non ha minimamente suscitato quell'ira funesta che abbiamo visto scatenarsi in Italia ». Segue nella lettera del signor M. C. una conside¬ razione: « A parere mio, solo se accettiamo come vzra la presenza attiva, molto attiva, del diavolo in Italia, solo così possiamo dare una spiegazione logica alle illogicità che vediamo irrompere ogni giorno di più nella società italiana. Basti dire che per ogni nostra infermità economica, politica o sociale sono state fatte diagnosi accuratissime. Ma poi quali terapie si sono viste adottare? Nessuna. Qualunque cosa i governi si propongano di fare, subito insorgono opposizioni paralizzanti. E perciò da una parte forze più forti del governo stanno sempre a dirgli "guai a te se ti muovi", e dall'altra le stesse forze accusano il governo di immobilismo. Mentre altrove i governi si basano sulla fiducia dei parlamenti, in Italia siamo arrivati all'assurdo di un governo che si regge sulla "non sfiducia" della maggioranza parlamentare. E chi, se non il diavolo, avrebbe potuto escogitare una formula così stravagante? ». Dunque, argomenta il lettore, se le cose in Italia vanno di male in peggio, e se questo avviene per opera del diavolo, è fatica vana cercare rimedi con le umane risorse della ragione. Siamo sconfitti in partenza. Se abbiamo la fortuna di primeggiare in un campo qualsiasi, sia pure quello Piccolino del tennis, subito ci avventiamo gli uni contro gli altri, e va a finire che l'apparente fortuna diventa una sventura reale, un nuovo pretesto di disgregazione del tessuto sociale. Insomma un pessimismo fatalistico, più nero di quello di La Malfa? No, non è così. Il lettore M. C. mi scrive che se gli italiani si convinceranno che il diavolo esiste per davvero e che è lui l'artefice principale delle nostre calamità, allora quanto meno si comporteranno con maggiore prudenza. Sarà un buon passo avanti. Ma ci sono indizi sulla incipiente consapevolezza degli italiani di trovarsi a convivere col diavolo? Sì, ci sono, mi scrive il lettore. Soprattutto al livello popolare. E mi indica l'affollarsi di moltitudini sempre più estese nei santuari dedicati al culto della Madonna.

Persone citate: Andreotti, La Malfa, Modugno, Tassoni