Alto Adige: l'autonomia? "Sì, ma anche le riforme,, di Giuliano Marchesini

Alto Adige: l'autonomia? "Sì, ma anche le riforme,, I problemi di una società ancora chiusa Alto Adige: l'autonomia? "Sì, ma anche le riforme,, Silvio Nicolodi, socialista, dice: "La Volkspartei deve essere disposta a una maggior apertura " - I comunisti (che sono il terzo partito) credono nel decentramento "purché vi sia una partecipazione democratica" (Dal nostro inviato speciale) Bolzano, 3 dicembre. Un cameriere diciassettenne, di Vipiteno, è stato sorpreso nei giorni scorsi in una stanza d'albergo con armi ed esplosivo. E nella sua abitazione gl'inquirenti hanno trovato volantini in cui si inneggiava al «Fronte per la liberazione del Sud-Tirolo». Le indagini hanno condotto all'arresto di altri tre giovani, fra i 15 e i 18 anni: i libri ai quali si ispiravano sono quelli che raccontano il terrorismo degli Anni Sessanta in Alto Adige. Quattro ragazzi sospinti chissà da chi verso l'esaltazione nazionalistica. Ritorni di fiamma, si dice, che non possono arrivare a riaccendere il falò dell'irredentismo nella provincia di Bolzano. Anche se qualcuno viene ogni tanto a soffiare: ad esempio, un rappresentante di un movimento operante in Tirolo e in Baviera è intervenuto a Lana alle onoranze per il quindicesimo anniversario della morte di Franz Hoefler, avvenuta nel carcere di Bolzano. Esponenti di circoli estremistici, naturalmente, hanno colto l'occasione per ripetere che Hoefler, arrestato perché indiziato di partecipazione alle imprese terroristiche del giugno 1961, «morì per ì maltrattamenti subiti dalla polizia durante gl'interrogatori»: la perizia necroscopica, affidata anche a medici tedeschi proprio per allontanare qualsiasi sospetto, consentì di stabilire che si trattava di decesso per cause naturali. Nessuno degli altoatesini di buonsenso sembra disposto a raccogliere questi tentativi di provocazione. I sud-tirolesi attendono senza covare rancori l'attuazione delle ultime norme di autonomia contenute nel «pacchetto». Anche se, come abbiamo riferito, i loro rappresentanti mostrano segni di inquietudine perché la «pratica» sta andando troppo per le lunghe. Silvius Magnago è stato esplicito: ha detto, in sostanza, che la pazienza dei dirigenti della «Volkspartei» ha un limite. Silvio Nicolodi, socialista, membro della «Commissione dei dodici» che ha il compito di chiudere la vertenza dell'Alto Adige, risponde che non è il caso di preoccuparsi. «Io credo — dice — che molti sud-tirolesi non sappiano nemmeno a che punto siamo con questo "pacchetto". E' all'interno della Volkspartei. semmai, che si potrebbero trovare motivi di lagnanza: secondo me, i rimproveri provengono soprattutto da quel gruppo che non ha affatto digerito il "pacchetto" e vorrebbe in qualche modo tenere in piedi la questione alto-atesina. Comunque, in Commissione ho sollecitato il presidente a concludere i lavori entro il termine stabilito, proprio per evitare manifestazioni di malcontento». Una volta attuate tutte le norme di autonomia, resteranno aperti altri problemi in Alto Adige? «Come in tutte le società — osserva Nicolodi — i problemi esistono sempre. Non è che questo governo Andreotti possa risolvere tutto, per quanto riguarda i sud-tirolesi. Certamente, con la chiusura della vertenza, con questa firma di quietanza e la stipulazione di un patto di amicizia si soddisfa l'esigenza più grossa: quella della tutela delle minoranze etniche in Alto Adige. Poi, vi potranno essere questioni sociali ed economiche. Per me, ad esempio, una delle necessità fondamentali è la conoscenza della seconda lingua: quando in provincia di Bolzano molta gente saprà sbrigarsela, farsi capire, ecco che parecchie difficoltà determinate dalla differenza etnica potranno cadere». Ma le popolazioni alto-atesine non dovranno soltanto superare gli ostacoli alla comprensione: si troveranno anche di fronte ai problemi deliiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiii lsvp lo sviluppo di questa società «composita», di orientamenti politici. «Dopo che le richieste dei sud-tirolesi — dice Silvio Nicolodi — saranno completamente soddisfatte sul piano giuridico, la Volkspartei dovrà cercare di seguire una linea diversa. Insomma, questo partito dovrebbe essere disposto ad una maggiore apertura ». Chiaramente di stampo conservatore, sinora impegnata nella rigorosa salvaguardia del gruppo etnico, la «Volkspartei» rimane piuttosto lontana dal processo di rinnovamento sociale in atto nel nostro Paese: mantiene, in sostanza, una politica di protezione della proprietà agricola, della vecchia struttura sud-tirolese. E a volte lo scontro con le forze opposte è alquanto duro. Come nel giugno scorso, quando la campagna elettorale impegnò il partito alto-atesino in una serie di avvertimenti sul «pericolo di un'avanzata del pei in tutta Italia », e indusse qualcuno dei suoi rappresentanti a minacce di separatismo. Qui a Bolzano, i comunisti hanno costituito una federazione autonoma, con la sigla «Kpi». Si può senz'altro considerare la sede comunista più «scomoda» di tutto il Paese. Nonostante tutto, il «Kpi» è al terzo posto nella graduatoria dei partiti in Alto Adige. Il segretario provinciale, Gaetano D'Ambrosio, dice: «E' risaputo che noi crediamo nelle autonomie e nel decentramento, purché vi sia una partecipazione democratica. Noi facciamo un discorso coerente. In particolare, ci battiamo laddove c'è da trovare, in uno spirito di collaborazione, ogni forma di sviluppo della società sud-tirolese, che coinvolga tutte le componenti etniche, con le loro peculiarità: lo strumento dell'autonomia può andare in questa direzione. Ma c'è il problema della gestione politica del territorio. E' chiaro che una linea moderata, conservatrice, può anche essere utilizzata a van¬ taggio dei ceti privilegiati». Comunque, il segretario del pei di Bolzano non si mostra pessimista, trova conforto nei risultati fin qui conseguiti in una zona tanto difficile per il comunismo. «Abbiamo compagni eletti di lingua tedesca. E alle "politiche" del 20 giugno ci sono venuti molti voti dalle località in cui è prevalente l'elettorato sud-tirolese. Questo significa che ci sono nuove possibilità per la nostra politica, che punta proprio sulla collaborazione fra i lavoratori dei diversi gruppi etnici». Anche Silvio Nicolodi, naturalmente, insiste sul concetto di trasformazione della comunità sud-tirolese. «Qui — dice il rappresentante della Commissione dei dodici — c'è bisogno di una società più avanzata, occorre uscire dal tradizionalismo. Con le garanzie giuridiche che hanno ottenuto, i sud-tirolesi dovrebbero liberarsi dal timore di essere sopraffatti». Giuliano Marchesini

Persone citate: Andreotti, Franz Hoefler, Gaetano D'ambrosio, Nicolodi, Silvio Nicolodi, Silvius Magnago