Stenmark, ancora una vittoria (ma poteva essere battuto)

Stenmark, ancora una vittoria (ma poteva essere battuto) Gros fuori nella seconda manche mentre era in testa Stenmark, ancora una vittoria (ma poteva essere battuto) Nello slalom gigante di Bormio valido per le World Series - Franco Bieler s'è piazzato al terzo posto, Noeckler al quarto - Lo svedese stava per essere superato da Pierino che è scivolato sul ghiaccio verso la One (Dal nostro inviato speciale) Bormio, 3 dicembre. Questa volta II bimbo biondo svedese sembrava proprio le stesse buscando, e nella maniera migliore — per noi, non per lui certamente — poiché aveva concluso la gara senza errori. Pierino Gros stava marciando in pista più veloce di lui, teso all'attacco con quella sua foga caratteristica che non gl'impedisce però di tenere gli se! bene in linea, e la naturale progressione dal vantaggio registrato all'Intermedio (8/10) al traguardo lo avrebbe portato quasi certamente ad annullare lo svantaggio di 1 "26 che accusava nella prima discesa. Poi Invece, proprio in vista del traguardo, alla terza di quelle ultime dieci porte che sembravano messe 11 soltanto per far strada, Pierino beccava l'unica placca ghiacciata di tutta la pista: il peso leggermente sbagliato, sullo sci interno, non gli dava alcuna difesa e la corsa finiva in una banale scivolata laterale. Lo sviluppo di uno slalom gigante è ricco di episodi, tutti a loro modo importanti se non addirittura decisivi, ma questa seconda discesa di Gros prevale su tutto II corollario proprio perché, per la prima volta nella stagione, Ingemar Stenmark è apparso più debole di un avversario, anzi, addirittura già battuto. In definitiva, se dopo la prima discesa l'aver un largo vantaggio lo metteva sul piedestallo d'invincibilità, dopo la seconda ci siamo accorti tutti che il campione è bravo ma soltanto normale, battlblle non appena finirà di girargli tutto per il verso giusto. Ora, lo non ho nulla contro Ingemar, ma debbo ripetere che troppe volte nell'arco degli ultimi dodici mesi, la fortuna è stata per lui determinante, o alutandolo In prima persona a togliersi dal pasticci, o eliminando inopinatamente I suoi avversari: la legge dei grandi numeri, di statistica, odiata memoria, mi sorregge riell'aspettare la serie negativa. E proprio per questa sorta di sfida al destino, ogni volta che la passa liscia Stenmark diventa a tutti un poco più simpatico: lo incitano In pista, lo applaudono per la strada, e mio figlioccio Giacomo per accidente della sorte bormino di nascita e di sede, dichiara con la saggezza dei suoi cinque anni: « Anch'Io come Stenmark divento bravo e biondo ». A proposito di bambini, vorrei ricordare, adesso che le World Series e quindi II grande sci lasciano l'Italia per la finale svizzera di St. Moritz, che chi era stamattina su in cima a Bormio 2000, o nei giorni passati all'Aprica, doveva aver blglato la scuola, perché In questa valle che pure ha lo sci come sport applicato nella scuola, il provveditore agi! studi non aveva ritenuto opportuno concedere nemmeno un'ora di vacanza per vedere dal vivo ! campioni che i ragazzi seguono con assiduità in televisione e sui giornali. Certo non c'è molto da aspettarsi da questa Valtellina che continua ad essere tenacemente democristiana, e che semmai scarta a destra verso le aberrazioni di Fumagalli e soci (se lo meritavano proprio un posto ameno come l'Aprica quale centro di operazioni), ma almeno un poco di partecipazione, se non l'adesione entusiasta di Kltzbuehel austriaca, di Adelboden svizzera, di Morzine francese sarebbe stata naturale. Torno alla gara per dirvi in breve come la prima manche avesse annichilito un po' tutti. Questa stupenda pista bormina, scende giù prima ripida, poi a grandi terrazze fino al limitare del bosco, quindi piatta per poco dopo un breve diagonale, e ripida infine per dar slancio all'arrivo: Thoma aveva messo giù, tenuto per mano da Peccedi che è un mago in materia, un tracciato fluido lungo II quale faceva piacere sciare sembrando l'azione armoniosa e per nulla affaticante. Erano comunque circa uno e trenta di gara e alla fine Frommelt, che apriva le discese, giungeva assolutamente senza fiato. Gros che lo seguiva, sciava molto bene nella parte alta, poi si disuniva a metà e chiudeva senza più progredire. Bieler, partito Immediatamente dopo, sbagliava invece In alto, per tirare poi come un matto nella parte finale, rischiando costantemente d'Inforcare II palo ostinato com'è a passarci a pochi centimetri di distanza. Primo e secondo I due azzurri, per permettere poi a Hemmi di raggiungere Bieler, e a Thoeni di piazzarsi Immediatamente alle spalle, con al passivo due errori, uno in alto e l'altro in basso, a completare la serie di sbagli della nostra squadra di campioni un po' distratti. Non rimaneva che aspettare Stenmark per verificare come progredendo sullo stesso ritmo del Gros della parte alta e del Bieler di quella bassa, potesse lasciare gli altri a buona distanza. Radici teneva un po' troppo sugli spigoli, Noeckler pasticciava un poco per un tempo comunque buono, Amplatz confermava la sua aspirazione al ruolo di oggetto misterioso del nostro sci, Navillod, gobbi no francese, faceva rinascere il tifo sciovinistico d'oltralpe con un di¬ screto sesto tempo che avrebbe poi annullato con una clamorosa caduta nella seconda manche. Seconda manche con le complicazioni di un tracciato messo giù da Nogler come una matassa aggrovigliata. « Questa è la volta che riesce a far sbagliare anche Stenmark », diceva Cotelll con malizia e non andava lontano dal vero. Dopo la discesa rischiatutto di Phil Mahre che avrebbe portato l'americano al secondo posto finale, scendeva Ingemar senza errori vistosi, ma quasi trattenuto nell'azione dalla mancanza di ritmo del pali sparsi un po' dappertutto malamente. Anche Gustavo che è un raffinato e odia I brutti tracciati, scendeva in modo soltanto discreto nella parte alta per poi impaperarsi dove dai lunghi curvoni si passava ad un tratto tutto spezzato; cercava di recuperare nel modo peggiore tirando dritto sui pali e finiva invece lontano nel tempo perdendo posizioni fino alla sesta. Adesso per vincere non rimanevano che Bieler e Gros. Franco stavolta girava un poco più alla larga, ma non trovava mal II ritmo giusto, rischiava subito dopo il tempo intermedio e finiva di poco dietro a Mahre. Sembrava tutto finito e Invece ecco Bruno Noeckler, primo dei ripescati del secondo gruppo, far fermare il cronometro su un tempo intermedio migliore anche di quello di Gros. Il ragazzo questa volta scendeva giù con una sicurezza assoluta, sbagliava qualche traiettoria, ma in compenso pestava dentro come un matto e all'arrivo era secondo nella manche davanti a Stenmark e quarto assoluto. Così, con terzo, quarto, sesto e nono posto, gli azzurri chiudevano una giornata di sconfitta che li consolida più che mai in testa alle World Series. Giorgio Viglino Classifica finale: 1) Ingemar Stenmark (Sve) 2'50"13: 2) Phil Mahre (Usa) a 2"09; 3) Franco Bieler (Italia) a 2"35; 4) Bruno Noeckler (Italia) a 2"67; 5) Halni Hemml (Svizzera) a 2"67 (peggior risultato nella seconda manche); 6) Gustavo Thoeni (Italia) a 2"82; 7) Cary Adgate (Usa) a 3"37; 8) Mlroslav Sochor (Cecoslovacchia) a 3"70; 9) Fausto Radici a 4"25. Bormio. Stenmark ha vinto la quarta gara consecutiva