Piccoli gangster che sparano bignè

Piccoli gangster che sparano bignè Piccoli gangster che sparano bignè In un mondo di ragazzi scontro fra "gang" rivali - Jodie Foster, la "pupa" del mini-boss Piccoli gangsters (Bugsy Malone) di Alan Parker con Jodie Foster, Scott Baio, Fiorrie Dugger, John Cassisi. Stati Uniti, colori. Cinema Arlecchino. (s. c.) In un mondo tutto di ragazzi l'epoca del gangsterismo avrebbe avuto altri eroi, altri scontri e soprattutto altre armi. Al Capone si sarebbe chiamato Sam Lardella, il suo feroce concorrente « Lo Sciccoso », le funerarie automobili Anni 20 avrebbero avuto i pedali e i mitragliatori sarebbero stati caricati a bignè. Alan Parker ha tentato la parodia del film-gangster in chiave di musical raccogliendo un centinaio di ragazzini e collocandoli in una storia di bande rivali, ai tempi del proibizionismo, con abiti, sfondi e atteggiamenti da adulti. L'impero del vizio che Sam Lardella ha fondato sul traffico clandestino del chinotto e dei cavolfiori viene insidiato dalla gang dello Sciccoso. Il nuovo boss ha un'arma micidiale e segreta: la « machinebignè » che semina terrore e dolce morte tra gli avversari. Le vecchie torte alla panna non bastano più per conservare il potere della zona. Sam deve ricorrere all'astuta collaborazione di Bugsy Malone, una specie di Bogart duro, squattrinato, dongiovanni e con la piega del volto puntualmente amara. Si scopre il deposito delle armi e le due bande possono scontrarsi in parità. La conclusione è a tor¬ te in faccia, in un clima di rosea conciliazione con coretto generale che ricorda certi happy-end tipo « Viva la gente ». Un film per ragazzi? Probabilmente questo è il primo scopo e certe clownerie della farsesca vicenda lo confermerebbero. Ma in alcuni siparietti musical, dove compaiono file di mini-ballerine con i capelli alla « maschietta », le labbra tumide di rossetto, gli occhi dal trucco fatale e le mossette provocanti delle colleghe maggiorenni, affiora nello spettatore un senso di disagio che ricorda il soffio di crudeltà di « certi spettacoli-travestiti ». Quando entra in scena Jodie Foster con tirabaci e un abito dì seta avvolgente il film sembra piuttosto indirizzarsi maliziosamente al pubblico degli adulti. Lo stile è quello ormai supersfruttato del filone « nostalgia »; cappelli a falde cadenti, doppiopetti a righe e gonne charleston. Gli intervalli musicali risultano spettacolarmente efficaci. La parte narrativa, forse a causa del doppiaggio, è più gracile nonostante le continue « citazioni » dai classici gangster che fanno della pellicola una piccola antologia ironizzata del genere. Gli interpreti sono bravini specie quando cantano con le loro voci autentiche. Con piacere si ritrova Jodie Foster, la tredicenne prostituta e perversa di Taxi driver, tornata a ruoli più congeniali alla sua età: le battaglie a torte in faccia.

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