Sette arrestati: fruttavano il fìsco

Sette arrestati: fruttavano il fìsco Sono l'amministratore delegato e 6 consulenti della Sipca di Bruino Sette arrestati: fruttavano il fìsco Degli ordini di cattura emessi dal giudice cinque sono già eseguiti - L'accusa: aver acquistato carburante per produrre plastificanti (esente da imposta) e averlo venduto per autotrazione - Utile netto in sei mesi: un miliardo e mezzo di lire - Poi, ai primi sospetti della Guardia di Finanza, l'attività illegale ai danni dello Stato è improvvisamente cessata Ancora una truffa con la benzina, lo Stato ci ha rimesso un miliardo e mezzo di imposte non pagate: sono soldi intascati invece da sette persone, cinque arrestate ieri, due ricercate in esecuzione di mandati di cattura emessi mercoledì dal giudice Istruttore dott. Gosso. Ecco i nomi. Mario Mottola, 53 anni, dottore In Legge, abitante a Milano in viale Ranzonl 25; Franco Filippa, 34 anni da Orbassano via S. Rocco 3; Claudio Biondi, 29 anni, da Brulno, via Leonardo da Vinci 5; Pietro SIMirella, 39 anni, Brulno, via Monti 2; Carlo Alfredo Olivero, 36 anni, Torino, via Cassini 34. Le manette non sono ancora scattate per Pier Giorgio Pellegrln, 37 anni, consulente fiscale, Torino corso Moncallerl 71 e Matteo Calazzo, 53 anni, commercialista, Torino, corso Siracusa 126. Sotto accusa l'attività di una azienda di Bruino, la « Sipca » di cui il Mottola è amministratore delegato, il Filippa il direttore, il Biondi il tecnico. Pellegrin e Calazzo sono i consulenti per la parte amministrativa e fiscale, mentre all'Olivero fa capo la finanziaria « Perolca » ed al Sicurella un'azienda di comodo di cui è amministratore delegato, la «Flastochemical ». Costoro sono accusati oltre che di truffa anche di numerosi falsi commessi per « mascherare » gli illeciti ai funzionari della finanza e dell'Utif (Ufficio tecnico imposte di fabbricazione). Il raggiro parte nella seconda metà del '71 con una licenza regolare rilasciata dal ministero competente per trasformare i derivati del petrolio (ossia vere e proprie benzine) in cloroparaffine ossia prodotti destinati all'industria della plastica. Con la licenza la società sorta da poco può acquistare carburante dalle società petrolifere senza pagare la sovrattassa di 154 lire 11 litro. La « Sipca » in quel periodo funziona da specchietto per le allodole perché la benzina non viene « clorurata » che in minima parte. Da una parte, nell'azienda, entra benzina; dall'altra esce benzina travestita che mantiene tutte le caratteristiche del carburante da trazione e come tale è venduto ad un'altra ditta, la « Pla- stochemlcal », sempre di Brulno, controllata come la « Sipca » dalla finanziaria « Perolca » di cui è responsabile l'Olivero. Un « giro » che si esaurisce in famiglia, se cosi si può dire, in quanto fa capo sempre alle stesse persone. La « Plastochemical » è in realtà soltanto un deposito, un « pozzo » nel quale converge il carburante proveniente dalla azienda « madre » per essere venduto come benzina, senza aver pagato imposte. L'inchiesta ha accertato che nel sei mesi di attività illegale la « Sipca » avrebbe acquistato e venduto qualcosa come 10 mila tonnellate di carburante senza pagare le tasse d'obbligo. Poi, alla fine del '71, alle prime avvisaglie dell'inchiesta della Finanza, la truffa sarebbe cessata. Che il carburante lavorato dall'azienda di Bruino non avesse le caratteristiche richieste per essere commercializzato e utilizzato come cloroparaffine destinate alla plastificazione lo ha accertato un perito legale, il dott. Ennio Mariotti analizzando alcuni cam¬ pioni affidati all'Utif, campioni che hanno, come vedremo più avanti, una storia a parte. Si è dovuto cioè accertare se 1 prodotti lavorati dalla « Sipca » potevano essere usati come benzina. Risponde il perito: « Il materiale della società, da essa venduto come " Sipsolv " e dichiarato al fisco come " cloroparafflna " non è destinabile agli usi tecnologici a cui sono adibite le cloroparaffine stesse, per la sua alta volatilità che lo caratterizza piuttosto come solvente. La presenza di cloro combinato non ne pregiudica l'impiego come carburante ». Un giudizio che chiarisce l'entità e le modalità della truffa. Gli interessati si difendono con una controperizia che dichiara invece i prodotti Inidonei ad essere usati come benzina da trazione. Manotti risponde: « Ho messo il solvente in un motore a scoppio e questo ha funzionato regolarmente ». E' un processo che si giocherà proprio sulle perizie e sulle formule chimiche; il primo round è fissato per lunedì; consulenti di parte e perito d'ufficio si troveranno a confronto dal magistrato. C'è tuttavia un ostacolo insormontabile: la falsificazione dei campioni spediti all'Utif. Spieghiamo. I derivati della lavorazione del carburante sono controllati dai funzionari dell'ufficio tecnico dell'imposta di fabbricazione attraverso campioni che dovrebbero subire un esame al laboratorio chimico centrale delle dogane e imposte indirette di Roma. Sembra che nessuno abbia controllato nulla. Ma i verbali sono falsi: false le indicazioni sulla densità di cloro contenuto nel prodotto prelevato alla Sipca, falsi i timbri, false le firme dei funzionari. Come sia possibile eludere i controlli di un ufficio severo qual è l'Utif è uno dei risvolti misteriosi della vicenda. Può darsi che qualcuno abbia chiuso un occhio intascando la soli'.a « bustarella »? Bisogna infine chiederci come mai l'inchiesta è andata tanto per le lunghe. E' presto detto. Nel j dicembre del '71 la Guardia di Fi| nanza inoltra un rapporto in cui ! informa la procura della RepubI bllca che la «Sipca» evaderebbe | tasse di fabbricazione per centinaia di milioni. L'allora sostituto dott. Toninelli formalizza l'inchiesta che passa nelle mani del dott. Barbaro a quel tempo giudice istruttore. Segue poco dopo un secondo rapporto della Finanza in cui si afferma che i sospetti di prima sono inconsistenti. Un altro sostituto procuratore chiede j la chiusura del fascicolo ma il I dott. Barbaro esprime parere con■ trarlo e decide di acquisire 1 verI bali che accompagnano i « camI pioni ». Nel frattempo il dott. | Barbaro lascia l'ufficio istruzione ; e la pratica passa, di recente, al ! dott. Gosso il quale con un'inda! gine a tamburo battente raccoglie gli elementi che lo convincono a spiccare i mandati di cattura eseguiti ieri dai carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria. Pier Paolo Benedetto Claudio Giacchino Pietro Sicurella, Franco Angelo Filippa, Mario Mottola, Carlo Olivero e Claudio Bondi sono in carcere accusati di trulla

Luoghi citati: Bruino, Milano, Orbassano, Roma, Torino