Un detenuto "scomparso,, in manicomio? di Francesco Santini

Un detenuto "scomparso,, in manicomio? Si sospetta a Reggio Emilia Un detenuto "scomparso,, in manicomio? (Dal nostro inviato speciale) Reggio Emilia, 2 dicembre. Manicomio giudiziario di Reggio Emilia: ancora un capitolo dell'orrore nell'inchiesta del sostituto procuratore Elio Bevilacqua. I flashes della paura si susseguono e Reggio scopre, passo dopo passo, la violenza di un'istituzione che non può più tollerare. L'impegno è di arrivare alla chiusura dell'ospedale giudiziario, per cancellare dal tessuto di una città tranquilla, sfumata dalle nebbie della Bassa Padana, i racconti della paura. Una radio locale ieri sera ha stupito la città. Al microfono dell'emittente privata, un ex detenuto, per un'insinuazione gravissima: la scomparsa di un compagno del terzo padiglione, pestato a sangue. «L'hanno portato via — ha detto — trascinandolo con un lenzuolo. Di lui non ho saputo più nulla. Ho visto invece gli agenti di custodia bruciare il lenzuolo mucchiato di sangue». La testimonianza è all'esame del magistrato che stasera ha ascoltato il comandante degli agenti di custodia. Subito dopo sono entrati nell'ufficio alcuni agenti. Per tutti c'era una comunicazione giudiziaria: si ipotizza il reato dell'abuso di autorità con l'aggravante della crudeltà e delle sevizie. Ma il racconto diffuso dalla radio privata porterebbe molto più in là. Il giudice lavora con impegno. Per dopodomani ha disposto una nuova visita fiscale per il direttore, Pompeo Davoli, ricoverato in una casa di cura privata. «Le sue condizioni di salute — ha detto il dottor Bevilacqua — hanno portato alla sospensione dell'ordine di cattura: è il personaggio chiave dell'inchiesta e ho fretta di mettere a verbale le sue risposte». L'accusa è di peculato, ma al centro dell'inchiesta è la sua gestione, i metodi di cura, la logica della sopraffazione e del dispregio umano instaurata nel vecchio edificio di via Franchi, nel cuore della città vecchia. Le testimonianze della paura vengono dalla piccola comunità di S. Antonio Mancasale, organizzata da don Erco¬ le Artoni, un sacerdote di mezz'età che da qualche anno è impegnato nel reinserimento degli ex detenuti. Attorno ad un tavolo, cinque uomini e il prete. C'è Mario Frottin, che adesso è un metalmeccanico ed è venuto fuori il 7 settembre. Ha visto Romano Boscolo che si è impiccato dopo venti giorni di «letto di contenzione», ha visto, dieci minuti prima della morte, Antonio Cirimelli, di Varese. «Giorni e giorni legati — dice —, appena li hanno sciolti si sono impiccati: il 5 maggio e il 21 luglio, due date che non dimentico». Anche lui è rimasto nel «letto di contenzione» per giorni e giorni. «Un'infinità di volte», dice, e mostra i segni delle cinghie che lo trattenevano. Ha i polsi macchiati dai lividi. «Sono stato legato — racconta — per diciannove giorni di seguito prima di essere dimesso: diciannove giorni per non dimenticare il lager». Ma i reclusi non venivano legati soltanto alla vigilia della libertà. Lo attestano gli ex detenuti, lo conferma il giudice di sorveglianza Antonino Terranova, che si batte per la soppressione dei cinque manicomi giudiziari italiani e, in prima linea, per la chiusura di quello di Reggio Emilia che dice «ben conosco». Parla dell'istituto affidato alla sua sorveglianza con il pudore del raccapriccio. «Un luogo — dice — dove l'annullamento fisico e psichico è a tappeto e in via preventiva». Riconosce le difficoltà oggettive nella gestione di un ospedale psichiatrico giudiziario, ma aggiunge: «A tutto c'è un limite: qui sì scelgono i detenuti più. forti per controllare i più deboli. Si istituzionalizzano ì kapò e, sempre, tra i maniaci sessuali. Adesso, in uno dei padiglioni più indegni, la scelta è caduta su un uomo che molti anni fa violentò e uccise due bambine. Quando non scarica le sue tensioni sui compagni più deboli si diverte a seviziare ì gatti che dai tetti arrivano nell'edificio: li fa morire lentamente e spiega che è un modo come un altro per sfogare i suoi nervi». Francesco Santini

Persone citate: Antonino Terranova, Antonio Cirimelli, Artoni, Bevilacqua, Elio Bevilacqua, Mario Frottin, Pompeo Davoli, Romano Boscolo

Luoghi citati: Reggio Emilia, Varese