Piano Cee per risolvere l'inserimento degli emigrati confinati nei "ghetti,, di Franco Mimmi

Piano Cee per risolvere l'inserimento degli emigrati confinati nei "ghetti,,Piano Cee per risolvere l'inserimento degli emigrati confinati nei "ghetti,, (Dal nostro invialo speciale) Bruxelles, 1 dicembre. / ghetti degli emarginati non devono più avere domicilio nell'Europa di un tempo che viene definito civile, e non vi è emarginato più infelice del giovane che vive in un paese del quale non conosce la lingua e i costumi, nel quale non può trovare amicizie e lavoro. In questa condizione hanno vissuto per decenni soprattutto i lavoratori migranti e i loro figli: in questa condizione hanno vissuto — e vivono — centinaia di migliaia di emigrati italiani. Ora si è aperto per essi uno spiraglio, una via per uscire dal ghetto che passa attraverso la più democratica, la più fondamentale delle istituzioni: l'istruzione. Nel programma messo a punto a Bruxelles dai ministri della pubblica istruzione dei nove Paesi membri della Cee il quarto punto propugna la necessità di creare migliori possibilità di formazione culturale e professionale per i cittadini degli altri Stati e dei Paesi non membri, nonché per i loro figli. Si tratta di intraprendere «adeguate azioni intese a migliorare l'inserimento di questi ultimi e consentirne l'adattamento al sistema scolastico e alla vita sociale del Paese ospitante». / metodi: un insegnamento che includa l'apprendimento accelerato del¬ la lingua della nazione ospitante; una maggior informazione alle famiglie immigrate sulle possibilità di formazione e di insegnamento che ad esse si offrono; la protezione della cultura e della lingua di origine dei ragazzi immigrati anche nella scuola straniera che li ospita. Alcuni passi sono già stati compiuti: nel 1976 la Commissione comunitaria ha lanciato sei progetti-pilota per i figli dei lavoratori migranti. Due di questi hanno sede in Olanda: a Limburg e Leyda. Sono rivolti a bambini italiani, greci e turchi. Già nell'ultimo anno di scuola materna, es- si ricevono un insegnamento intensivo dell'olandese, che prosegue nel primo anno di scuola primaria. Nel corso di questo i ragazzi, a scuola, non parlano né scrivono la lìngua materna. Al secondo anno, essi dovrebbero già essere in grado di seguire i normali corsi scolastici olandesi. Per non incorrere nel rischio di distruggere la logica natale del bimbo — che significherebbe distruggerne la personalità — si affianca all'insegnante olandese un gruppo di insegnanti provenienti dagli stessi paesi dei ragazzi. Altri progetti-pilota sono stati varati in Inghilterra e Francia (rispettivamente a Bedford e Parigi). Questi due corsi sono volti, a differenza di quelli olandesi, a insegnare ai ragazzi, nell'ambito dell'istruzione locale, la lingua e la cultura materna. A fianco degli italiani vi sono, in Inghilterra, soprattutto indiani; in Francia, invece, spagnoli, portoghesi e serbo croati. Simili esperimenti richiedono naturalmente insegnanti con una preparazione specifica, variante a seconda che il docente resti nel suo Paese a «accogliere» i giovani immigrati o si rechi all'estero per insegnare la propria lingua ai piccoli compatrioti. In Francia, agli insegnanti destinati all'«accoglienza», sono stati dedicati alcu- ni corsi intensivi di 15 giorni, durante i quali i maestri apprendono il francese esemplificato per stranieri, i melodi per fornire insieme la nuova lingua e gli insegnamenti generali, i rimedi per superare le difficoltà, anche psicologiche, che i bambini incontrano. In Germania sono stati istituiti corsi per insegnanti italiani. Alcuni di questi già insegnano la propria lingua nell'ambito di scuole tedesche, ma finora la loro attività è rimasta separata da quella dei colleghi locali. Ora essi dovranno elaborare un programma affinché il proprio insegnamento si integri con quello fornito dagli insegnanti tedeschi. Per altri docenti sono previsti stages di 4 mesi, con insegnamento intensivo del tedesco e un inserimento nella scuola locale. Le difficoltà per i giovani emigrati proseguono spesso dopo il termine del corso di sludi: nel programma comunitario è stata perciò inserita una ricerca da svolgere nei nove Slati membri, per accertare come e se questi giovani dispongano di una guida alla ricerca di una professione. Questi progetti-pilota, queste ricerche, sono stali varali dal Comitato comunitario dell'istruzione per un anno, con l'impegno morale di proseguire dopo una prima valutazione da parte degli esperti. Se la Cee non verrà meno ai propri impegni, i giovani non mancheranno all'apputamento con la possibilità di una vita diversa da quella troppo spesso vissuta dai loro genitori. Anche alla Cee ne sono certi: «Questa gente è spesso a un livello professionale assai basso — ha.detto Lucien facoby, del settore "Ricerca, scienza e educazione" —, ma ha straordinarie qualità morali». Franco Mimmi

Persone citate: Bedford