Genova: la "flotta mista,, viaggia spesso mezza vuota
Genova: la "flotta mista,, viaggia spesso mezza vuota Il punto sulla Marina mercantile italiana Genova: la "flotta mista,, viaggia spesso mezza vuota Le navi a capitale pubblico e privato avrebbero dovuto risolvere la crisi del settore - I primi bilanci dimostrano il contrario - Le accuse dei sindacati ai dirigenti (Dal nostro corrispondentej Genova, 30 novembre. La riforma della flotta mercantile di Stato (e non solo di Stato) segna il passo: le soluzioni «strategiche» partorite due anni fa a livello ministeriale, sentiti i sindacati e la direzione della Finmare, sembrano ormai spente, prima ancora di decollare. Parlano i fatti: la flotta «Almare» (quattro unità «Obo» già in servizio e due da consegnare il prossimo anno), sorta dall'accordo Efim - Finmare Lolli Ghetti, viaggia praticamente mezza vuota, mentre la nuova linea «Costa - Finmare» tra l'Italia ed il Golfo del Messico nasce già pesantemente passiva e condizionata in buona parte della sua articolazione. Ai sindacati della Federazione marinara questi fatti sono noti e le critiche al nuovo meccanismo sono sempre più fitte e pesanti. Di fronte alla crisi delle linee di Stato e in seguito alla decisione di abolire, nel settore pubblico, le dissanguanti linee passeggeri, era decollata definitivamente la soluzione delle flotte mercantili «miste» (Finmare più privati, con maggioranza del pacchetto azionario nelle mani della Finanziaria pubblica): la forza della compagnia di bandiera, s'era detto, sorretta dalla maggiore sagacia dell'imprenditorialità privata, la benevolenza dei sindacati, desiderosi di mantenere i livelli occupazionali in crisi erano elementi che facevano considerare «ottimale» la soluzione sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista politico. li'«Almare» era sorta, quindi, con la prospettiva di avere una flotta con contratti di noleggio «bloccati» per cinque anni, come è un po' la regola di questo tipo di trasporti (minerali, granaglie, ecc.): invece è «s/altato» il mercato del grano, la concorrenza di altri settori merceologici s'è acuita e le quattro «Obo» nuovissime viaggiano a metà carico o addirittura a un quarto della potenzialità, rea¬ lizzando così pesanti perdite di gestione. Non solo: la situazione pare destinata ad appesantirsi il prossimo anno, se, come è previsto, saranno consegnate le due unità previste dal piano di sviluppo. Le navi «Almare» — dicono negli ambienti sindacali genovesi — vanno ormai "alla busca", cioè viaggiano senza una rotta né un contratto prestabilito: si spostano dove un eventuale noleggiatore può offrire loro un contratto migliore o comunque un nolo. Ovviamente in uno stato di estrema precarietà». Né roseo appare l'avvenire della nuova linea che è stata presentata oggi a Genova, con un cocktail sontuoso, per il Golfo del Messico e che è gestita con il sistema del joint service dalla società Italia e dalla Costa. La nuova flotta è composta di due navi, neppure troppo nuove, noleggiate a 8000 dollari al giorno dalla flotta Lauro. Non basta: sulla stessa rotta (Italia - Francia - Spagna - Usa - Messico) la linea Costa ha mantenuto due sue unità, due «carrette», come si dice in gergo marinaro, che continueranno la loro attività nonostante la nuova linea, a costi vantaggiosi. Infine, lo dicono anche all'interno della stessa Società Italia, la concorrenza nel Golfo del Messico è serrata, se non addirittura «feroce» e il mercato — in questo caso si tratta di merci varie — è dominato dalla bandiera degli Stati Uniti che gode di tutte le agevolazioni. Insomma, dopo la catastrofica politica dei transatlantici che è costata centinaia di miliardi, ci si avvia, anche per il settore mercantile ad una gestione decisamente antieconomica e sostanzialmente «protezionistica». Chi sono i responsabili di tutto questo? Secondo i sindacati, che preparano una dura polemica (potrebbe scoppiare anche nei prossimi giorni), l'imputato numero uno è l'amministratore delegato della Finmare, comandante Emanuele Cossetto, che è considerato il deus ex machina della situazione. Cossetto, secondo quanto si afferma alla Cgil, Cisl e Uil, ha la preoccupazione, «dettata dall'alto», di «sistemare» i dirigenti «più fedeli», cioè coloro i quali hanno condiviso le responsabilità della gestione pesantemente deficitaria delle varie società della Finmare negli ultimi quindici anni. Le società «miste», insomma, sarebbero niente altro che nuovi carrozzoni, centri di potere e forse di reperimento di «fondi neri». Accanto a questa accusa, moralistica e tecnocratica, ne viene però — proprio sulla base dell'episodio «Almare» e della nuova linea «Costa - Italia» — una seconda, questa volta mossa «da sinistra», dalla base sindacale che talvolta giudica persino troppo «moderati» i dirigenti della Federazione marinara unitaria: «Ancora una volta — lo hanno affermato i marittimi nel corso delle ultime assemblee a bordo — le società pubbliche hanno favorito la speculazione dei privati. Gli armatori hanno approfittato delle società "miste" per noleggiare le proprie navi in disarmo e per farsi "proteggere", sulle linee difficili, dal capitale pubblico. Siamo sempre alla privatizzazione dei profitti e alla pubblicizzazione delle perdite». Paolo Lìngua
Persone citate: Cossetto, Emanuele Cossetto, Lolli Ghetti, Paolo Lìngua
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