Il "circo,, dello sci mondiale si riunisce oggi a Livigno per lo slalom di apertura
Il "circo,, dello sci mondiale si riunisce oggi a Livigno per lo slalom di apertura Il "circo,, dello sci mondiale si riunisce oggi a Livigno per lo slalom di apertura L'attrazione è Stenmark, ma lo svedese è poco allenato a causa del servizio militare - Dice: "Vincere questa gara non vuol dire nulla" (Dal nostro inviato speciale) Livigno, 27 novembre. Non è timido, e neppure Introverso: semplicemente, ama parlare delle cose che lo interessano. Sceglie le parole con cura, pensandoci bene su. Il suo inglese è dolce e rotondo come la sua sciata, prima di rispondere guarda lontano, il viso rivolto alla montagna, poi, se decide per il sì, ti osserva fisso negli occhi. Dice: «Domani è una piccola gara, serve solo per saggiare la forma. Anche le World Serles sono una piccola gara, sarei contento di una buona manche. Vincere non vuol dir nulla». Sole e neve, colori, macchine cariche di sci, gente in tuta per le strade a fare footing: Livigno è In festa, il 'circo' si ritrova. Ci sono tutti, svizzeri, austriaci, america ni, francesi, italiani a non finire, par questo slalom d'apertura che nessuno, a parole, vuol vincere, ma al quale, In fondo, nessuno vuol rinunciare. I discorsi sono cauti, la condizione da saggiare, le incognite della prima gara. In verifica della preparazione, e tuttavia tutti hanno voglia di parlare del grande sci che ritorna. E dunque noi incominciamo da Ingmar Stenmark, cui spetta di diritto la prima Intervista. Ha vinto l'ultima Coppa, logico che tocchi a lui parlare della prossima. Dice ancora: «Mi sono allenato poco e male. Su, In Val Senaler, su sei settimane la metà ho trovato tempo brutto. Una vera sfortuna. Questa estate, poi, non ho potuto prepararmi a fondo perché ho fatto quattro mesi di servizio militare». E passa a spiegare le differenze fta Italia e Svezia per quanto riguarda il periodo di leva. Laggiù, il fatto di essere un campione non regala privilegi, uno deve lavorare (e annoiarsi) quanto gli altri. Un po' di esercitazioni, qualche lunga camminata, ma preparazione specifica nulla. «Sto già pensando ad aprile, quando dovrò ritornare sotto le armi per altri quattro mesi» — dice Stenmark, e questo sembra al momento la sua preoccupazione più grande. Sullo sci e sulla Coppa non rivela progetti. Ne parla In maniera distaccata, ma le dita che tortura no inconsce la chiave della sua camera tradiscono ansie segrete. Dice bene di tutti: degli avversari, della squadra azzurra, dell'Italia. Sorride, addirittura, ghiotto, quando il discorso cade sulla ricca cucina di queste parti: «Rivincere la Coppa non sarà troppo facile — osserva —, e questo non lo dico per pretattica o per finta modestia. Thoeni e Gros sono fortissimi, ed io II ammiro. Dipende rà da tante, troppe cose». Stenmark è arrivato qui, a Livigno, soltanto oggi pomeriggio. Non ha provato la pista e non ha neppure visto gli avversari di sempre. Se li ritroverà davanti domani, in speciale, su questo dimostra di essere parecchio curioso. «Ecco — dice —, quello che mi interessa in questa gara è saggiare la mia condizione e valutare quella degli altri. So di essere in ritardo, ma non so quando potrò essere al massimo. Spero presto». Se la forma è carente, non si può dire altrettanto dell'equiliobrlo psicologico. E' bravo, Stenmark, bravo e simpatico. Corre contro la squadra più forte del mondo, eppure rifiuta con forza l'immagine rettorlca dell'eroe che combatte da solo contro tutti. Rifiuta anche la falsa simpatia che l'immagine può creare. Dice, Indicando la montagna: «Quando siamo lassù, ognuno conta soltanto su se stesso. La squadra non esiste più. Anzi, spesso, essere in troppi a voler vincere può essere negativo per il team». Saiuta stringendo forte la mano, un sorriso sincero sulle labbra sottili. Buona fortuna, Stenmark. Carlo Coscia
Persone citate: Carlo Coscia, Gros, Ingmar Stenmark, Stenmark, Thoeni
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