Vercelli: il mistero delle 3 pistole nella strage dei cinque Graneris
Vercelli: il mistero delle 3 pistole nella strage dei cinque Graneris Gli esperti hanno concluso la perizia sui colpi esplosi Vercelli: il mistero delle 3 pistole nella strage dei cinque Graneris Furono uccisi con 15 proiettili esplosi da due pistole; altri tre colpi (andati a vuoto) furono sparati da un'altra rivoltella: soltanto quest'ultima arma è stata ritrovata - Doretta e il fidanzato si accusano a vicenda - Il giovane sostiene che fece tutto la ragazza con l'aiuto di un killer Quindici colpi di pistola, tutti mortali, sono stati sparati per sterminare la famiglia di Doretta Graneris (padre, madre, nonni materni e il fratello tredicenne). Altri tre sono andati a vuoto. La meticolosa ricostruzione della strage è l'ultimo atto portato a termine, nei giorni scorsi, dai periti legali Renzo Gilli, Pier Luigi Baima Bollane, ed Ettore Morano: adesso l'istruttoria condotta dal dottor Sandrelli sta avviandosi a conclusione e cioè al rinvio a giudizio dei responsabili, che sono Doretta Graneris, 19 anni, il fidanzato, Guido Badini, 24 anni, e forse un complice. La presenza di una terza persona a fianco dei fidanzati, e cioè di un killer, è adombrata tra le pagine della perizia balistica che pone al magistrato di oggi e proporrà a quelli della corte d'assise non pochi interrogativi sul ruolo sostenuto dai tristi personaggi di questa terribile vicenda. Intanto c'è un quesito cui nessuno ha ancora risposto: dove sono finite le armi usate per sterminare i Graneris? Un enigma si può definire il «giallo delle tre pistole». I periti infatti hanno accertato che la sera del 13 novembre 1975, nella villa dei Graneris gli assassini si sono serviti di tre rivoltelle. Un'arma ha ucciso i due uomini (un colpo alla nuca di Romolo Zambon, il nonno, due alla testa di Sergio Graneris, il padre); un'altra ha sparato sugli altri tre componenti la famiglia: 2 colpi a Itala Zambon, la nonna (uno al volto, l'altro al cuore): 4 o 5 proiettili hanno colpito Rita Zambon, la madre (tutti alla testa); 3 o 4 colpi Paolo Graneris, il fratellino: uno alla mano destra, gli altri alla testa. Inoltre ci sono ì tre proiettili sparati a vuoto, dall'unica pistola trovata dai carabinieri. Dove sono le due pistole usate per la strage? Chi le impugnava al momento del delitto? In quanti hanno sparato? Doretta e il fidanzato si accusano a vicenda. La ragazza dice: «Ha sparato lui». Badini afferma: «E' stata lei con un altro». Non fa il nome, ma allude ad Antonio D'Elia, il quale si difende: «Li ho portati in auto da Novara a Vercelli, poi li ho aspettati fuori dalla porta. In casa Graneris non ho messo piede». E' pacifico invece che il delitto è stato voluto dai due fidanzati e che entrambi risponderanno di concorso nella strage, accusa che porta dritto dritto xIl'ergastolo. Ma la morsa del carcere a vita potrebbe stringersi attorno a qualcun altro, probabilmente al D'Elia, se non sarà risolto il prohlema delle tre pistole, il quale suscita alcune ipotesi dì per sé tutte da esaminare a fondo per evitare possibili errori giudiziari. (Uno, ricordiamo, è stato scongiurato con la scarcerazione di Mario Bina- jhi, accusato con sottile perfidia dal Badini di complicità, accusa fortunatamente caduta durante l'inchiesta). Possono, dunque, aver sparato Doretta e un killer; Badini e il killer mentre Doretta stava a guardare; Badini con due pistole (è un buon tiratore, patito delle armi), può aver compiuto la strage e Doretta sparato i tre colpi a vuoto; oppure la terza pistola può averla usata il complice mentre Doretta e il fidanzato sterminavano i Graneris sorpresi davanti al televisore. La perizia psichiatrica de¬ positata a luglio definisce il Badini «naturalmente predisposto alla menzogna». E se invece avesse ragione? «Doretta — dice — mi aveva plagiato, ha fatto tutto lei con l'aiuto di un altro». Ossia del D'Elia? Quale la verità? Se non ci sono dubbi sulla volontà di Doretta e del fidanzato di uccidere i Graneris e se si può immaginare con sufficiente certezza verso quale destino sono accomunati, dubbi emergono sulla partecipazione al delitto di una terza persona. Pier Paolo Benedetto
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