Le licenze edilizie tati ti mesi d'a ttesa

Le licenze edilizie tati ti mesi d'a ttesa La macchina comunale Le licenze edilizie tati ti mesi d'a ttesa Le varianti bloccano le nuove costruzioni, ma anche le modifiche interne - Denunce al pretore per abusi e ricorsi al Tar Se un cittadino vuole una licenza edilizia che cosa deve fare? La risposta in teoria è semplice: depositare il progetto, con tutti i documenti, al piano terreno del palazzo comunale (uffici tecnici) di piazza S. Giovanni, XVII ripartizione, edilizia. Quale iter segue poi la pratica? Appena accettata ha un numero di protocollo, quindi passa ali'VIII ripartizione, all'ufficiale sanitario (Igiene) ed al giudizio della commissione edilizia che dà un parere obbligatorio, ma non vincolante per l'amministrazione. L'ultima decisione (se concedere o no la licenza) è del sindaco, senza possibilità d'interferenze. Tutto ciò quando non sia necessario il visto della Sovrintendenza al Beni culturali e dei vigili del fuoco. Chi volesse seguire «lo stato di avanzamento» della pratica può imboccare una sola strada: chiederne conto agli uffici tecnici o direttamente all'assessore. Alla Vili ripartizione esiste un ufficio informazioni, ma l'iter della licenza è segreto. Per legge, però, l'amministrazione, entro 60 giorni deve dare una risposta, altrimenti scatta il cosiddetto «silenzio-rifiuto». Ed in quest'ultimo periodo, di «silenzi» ce ne sono stati tanti. «E' frustrante — ci scrive un lettore — aspettare mesi, anche anni, per piccoli lavoretti in un alloggio, per aprire una finestra in una soffitta». Che cosa succede? Dipende da una precisa volontà politica? Oppure da una macchina comunale che non funziona? In realtà la burocrazia non ha grandi colpe. Dal novembre '73 l'edilizia è bloccata, prima dalle varianti 13 e 19, quindi dalla 17. Sono consentiti solo ampliamenti o modifiche di poco conto. Ma anche in questi casi la risposta del Comune tarda, supera 1 60 giorni e si trasforma in «rifiuto». Unica difesa per il cittadino: ricorrere al tribunale amministrativo. Arrivati al Tar, nella maggior parte dei casi si tratta di una causa persa per 11 Comune che viene obbligato ad emettere una «pronuncia». Non tutti 1 cittadini hanno però voglia e mezzi per affidarsi ad una procedura cosi macchinosa. Allora la vecchina aspetta circa un anno per spostare di pochi metri l'edicola di gior¬ nali, il commerciante non apre una «presa d'aria» per il proprio magazzino. Oppure si fanno eseguire i lavori, poi si presentano 1 progetti. In questi casi l'amministrazione si dimostra efficiente: In poco più di 12 mesi, pare siano state presentate al magistrato circa 600 denunce, «per esecuzione di lavori in difformità al progetto o senza licenza». Precisa un legale: «Anche per opere in "difformità lieve", che avevano già ottenuto la sanatoria amministrativa». Spiegano in municipio: «La pratica non può essere archiviata d'ufficio, deve comunque venire trasmessa per competenza al magistrato». Il discorso si traduce però in superlavoro sia per la pretura sia per gli uffici tecnici. Ecco una prima spiegazione ai ritardi: la norma di legge la quale impone che sia la magistratura a prendere atto dell'intervenuta sanatoria. L'assessorato pochi giorni fa è passato dal comunista Chiezzl al socialista Salerno. La situazione quindi, per il momento, non è mutata. I «ritardi» non dipendono dalla burocrazia tecnica che annovera elementi di rilievo e personale preparato, ma da leggi forse troppo «rigorose» e da una volontà politica talvolta eccessivamente timorosa di «scivolare» sulla classica «buccia di banana» della licenza edilizia facile. Ultimo esemplo: un cittadino compra uno stabile fatiscente nel centro storico. Chiede la collaborazione del Comune per ristrutturarlo, tutelando anche gli inquilini esistenti. Risposta: «Stiamo esaminando un piano d'intervento generale proprio per risanare il centro. In seguito vedremo». E' un atteggiamento interlocutorio che può ingenerare incertezza e dare ragione a coloro che si avvicinano ai pubblici uffici con poca fiducia. La macchina comunale, come abbiamo più volte riferito, si sta modificando. La giunta cerca di migliorarla per riconquistare quell'efficienza, che pare manchi nel « settore casa », come è stato ribattezzato l'assessorato all'edilizia privata. Arriveranno tempi migliori? Giriamo la domanda al nuovo assessore. Giuseppe Sangiorgio

Persone citate: Giuseppe Sangiorgio

Luoghi citati: Salerno