I telegiornali del mondo in passerella a Milano di Ugo Buzzolan

I telegiornali del mondo in passerella a Milano I telegiornali del mondo in passerella a Milano (Dal nostro inviato speciale) Milano, novembre. Sino a martedì 30 novembre sarà aperto « Il Salone internazionale delle notizie » ovvero la prima rassegna, in assoluto, dei telegiornali nel mondo, con sede alla Fiera di Milano nei palazzi del Centro internazionale scambi e del Miled. Gli addetti ai lavori accorrono. E' un'occasione d'oro per verifiche, studi, dibattiti. Ogni giorno c'è una tavola rotonda e sul tappeto vengono gettati non solo i complessi problemi dell'informazione televisiva ma della televisione in genere, con l'intervento di ministri, di politici, di esperti. Spesso le discussioni si trasformano in accese dispute sul monopolio e sulla libertà d'antenna, tema fondamentale del momento. Ma il pubblico cosiddetto « medio » o « normale » cos'ha da vedere? Molto, secondo noi, e tutto d'estremo interesse, e di grande curiosità, e tutto stimolante. Decine e decine di televisori sono in perenne funzione e trasmettono cinquanta e più telegiornali che rappresentano una quarantina di Paesi, dall'Europa alle due Americhe, dall'Asia all'Africa. Ecco un notiziario serale dell'Unione Sovietica, irradiato di recente da Mosca, con colore Secam e destinato a circa 40 milioni di spettatori. Due gli speakers: un uomo vestito di scuro che di quan-do in quando sorride e una signora di mezz'età, d'aspetto austero, che non sorride mai. In apertura c'è un servizio sul trentatreesimo anniversario della liberazione dell'Un¬ gheria, con relativa cerimonia. Quindi reportages sul ritorno a Mosca di una delegazione che ha partecipato ai lavori del partito comunista bulgaro; sui nuovi contratti di lavoro nella Russia bianca (con l'impegno di produrre, in sovrappiù, articoli di consumo per 130 milioni di rubli); sulla semina del cotone nel Tagikistan, sulle prospettive di raddoppio di una certa attività agricola ecc. ecc. Non c'è, almeno in questo telegiornale, nessuna notizia di quella che noi chiamiamo cronaca nera. Sfilano il ritratto di una giudice popolare che parla di « punizioni necessarie che possono aiutare chi ha sbagliato a rimettersi sulla giusta via », una visita ad un magazzino popolare, e un discorso dell'ambasciatore ungherese, con l'inquadratura fissa sulla sua faccia per tutto il tempo della conversazione. Un'altra annunciatrice, pure questa non più giovane e con viso serio, parla di sport; e alla fine il bollettino meteorologico accompagnato da una dolce musichetta e da sequenze di neve che scende tra le betulle. Telegiornale cinese. Funerali di Mao. Tutti i massimi dirigenti schierati. L'effigie immensa del defunto e accanto i ritratti di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Attorno, un milione di persone, una visione che ha dell'incredibile, che assume un valore emblei matico, teste all'infinito, berretti sino all'orizzonte, una | folla come probabilmente non s'è mai radunata in nessun momento della storia dell'umanità. Sintetico discorso commemorativo di Hua Kuofeng che termina condannan- do l'egemonia degli Usa e dell'Urss. Volti piangenti. D'improvviso le telecamere inquadrano un milione di cinesi che eseguono tre profondi inchini alla memoria di Mao. L'intero servizio dura quindici minuti, ma sono quindici minuti che non si dimenticano. Abbiamo visto telegiornali e specials provenienti dal Portorico, dalla Finlandia, dalla Germania, dalla Libia, dalla Polonia. Non intendiamo stabilire dei paragoni perché cadremmo in un pericoloso semplicismo di giudizio: possiamo solo dire che i nostri telegiornali — adesso, con la riforma — sono da includere tra i notiziari più vivaci. Comunque il pubblico, guardando, farà irresistibilmente dei raffronti, ricaverà contrastanti impressioni. Il materiale a sua disposizione è vario ed enorme. Consigliamo di non perdere lo special del telegiornale della CBS americana, uno straordinario, amarissimo riepilogo della guerra in Vietnam. Il servizio comincia con le seguenti parole: « Da un certo punto di vista la guerra del Vietnam è stata unica. E' stata la prima guerra teletrasmessa. La prima guerra mostrata giorno per giorno nelle vostre case. Tante immagini, tanti suoni. Che cosa hanno significato per voi? ». E poi segue una delle più agghiaccianti documentazioni che siano mai state rese pubbliche: atrocità, villaggi in fiamme, bombardamenti, donne e bambini massacrati, una ribellione di giovani soldati americani in azione che l'obbiettivo coglie con chiarezza, e l'allucinante esodo dall'aeroporto di Danang e l'assalto all'ultimo aereo che parte con gli sportelli aperti e la gente attaccata ai carrelli e alle scalette (sette cadono quando l'apparecchio è a tremila metri). Ma oltre alle terrificanti immagini, è la testimonianza dei giornalisti che colpisce: dura e spietata verso gli errori del loro Paese, con una dichiarazione esplicita alla fine: « Noi americani non possiamo mai più permetterci di essere male informati, manipolati e intrappolati in disastrose avventure straniere. Il governo deve fare la politica e prendere le grandi decisioni assieme al popolo ». La rassegna è stata organizzata in collaborazione con la Regione lombarda e la Fondazione Rizzoli (e l'assistenza tecnica della Rai) dalla Biennale di Venezia che cooì intende uscire e operare fuori del suo territorio. Tra qualche settimana la stessa Biennale porterà a Torino la grande mostra fotografica sulla guerra civile di Spagna. Noi ci auguriamo che riesca ad offrire ai torinesi anche questa eccezionale mostra televisiva. Ugo Buzzolan

Persone citate: Engels, Lenin, Mao, Marx, Stalin